La qualità non convenzionale dei vini biodinamici, dei vini “naturali”, dei vini da uve biologiche.

La difficoltà principale quando si parla di vini biodinamici, vini “naturali” e vini da uve biologiche è quella di tracciare delle definizioni che possano essere chiare ed univoche sia per gli addetti ai lavori che per i semplici consumatori.Chi decide di approfondire l’argomento spesso si trova di fronte a due blocchi contrapposti, stile guerra fredda anni ‘60: da una parte i sostenitori più radicali che affermano con convinzione la necessità di utilizzare metodi di coltivazione con lo scopo di ridare equilibrio alla pianta e al terreno, in armonia con le forze cosmiche; dall’altra i detrattori più accaniti, che senza mezze misure sostengono invece che le pratiche biodinamiche et similia si riducano a delle sterili quanto eccentriche “stregonerie” poste in essere solo per questioni di bieco marketing.
Tuttavia è indubbio che si tratta di un fenomeno in netta ascesa, visto il numero crescente di produttori che decidono di convertirsi al biodinamico e l’attenzione che questi ricevono, grazie a tali scelte, dal mercato. Ed è per questo che per sgombrare il campo da ogni forma di pregiudizi e prevenzioni di stampo ideologico abbiamo deciso, prima di prendere posizione, di confrontarci con il dott. Leonello Anello, uno dei massimi esperti italiani di Biodinamica, in due distinti appuntamenti concentrati nella stessa giornata, Domenica 13 Maggio: la mattina nell’ambito di una tavola rotonda alla quale parteciperanno anche il dott. Antonio Di Gruttola, enologo e produttore di vini “naturali”, il dott. Giampaolo Mancini, agronomo e produttore di vini da uve biologiche, per l’Ais il presidente Antonio Del Franco ed il responsabile servizi Pino Savoia, che ci parleranno della necessità di comunicare in maniera adeguata sui vini “fuori dagli schemi”; nel pomeriggio è previsto il clou della giornata con un seminario-laboratorio e la degustazione di cinque vini prodotti da aziende che si sono ispirate alla antroposofia steineriana, comparando le loro produzioni antecedenti e successive all’applicazione della biodinamica moderna, in modo da evidenziare la differente risposta sensoriale ed i diversi dati analitici confrontando i protocolli di vinificazione dei vini chimici con i modelli della vinificazione biodinamica. Il tutto si svolgerà all’interno della suggestiva cornice delle Terme delle Stufe di Nerone di Bacoli situate in via Stufe di Nerone n. 45, esclusivamente per quaranta persone. I partecipanti avranno a disposizione una bozza di scheda analitico-descrittiva sulla quale riportare le proprie impressioni sulle caratteristiche organolettiche dei vini degustati.

Un evento di grande interesse che viene organizzato per la prima volta in Campania, per non parlare del resto del Sud, e che vuole diventare nelle intenzioni del comitato organizzatore un appuntamento fisso, a cadenza annuale, nel quale coinvolgere a partire dal prossimo anno anche i produttori italiani ed esteri che hanno deciso di convertirsi alle pratiche biodinamiche.
L’agricoltura biodinamica nasce negli anni Venti del secolo scorso. L’ideatore è Rudolf Steiner, filosofo e ricercatore austriaco che concepì un nuovo modo di guardare alla natura e ai sistemi di produzione agricola, allora, come oggi, ancora legati ai convenzionali postulati fisico-chimici. La biodinamica prevede il riutilizzo dei rifiuti solidi organici previa stabilizzazione per decomposizione aerobica; l’attenzione al calendario lunare e planetario per stabilire le operazioni colturali; la concimazione di qualità attraverso l’interramento di materiali biologici; il ricorso alle rotazioni agricole e a tecniche di lavorazione che non impoveriscano eccessivamente il terreno. Ci si pone in relazione con l’ambiente circostante, con la Terra e con il Cosmo. La pianta della vite non è più, dunque, solo una pianta, ma un organismo vivente così come il terreno, il compost, gli animali, l’azienda agricola, la Terra e le stelle, tutti in una relazione simbiotica tra di loro. Un modo di pensare radicalmente diverso, una vera e propria filosofia. Allo stato attuale la legislazione vitivinicola italiana appare superata, e comunque inidonea a regolamentare queste nuove pratiche; nel contempo, gli stessi operatori del settore riescono con difficoltà ad orientarsi in una galassia di produttori di origine diversa, e in una selva affollata di denominazioni e tipologie. L’Ais, con la sua attività didattica e divulgativa, ha il dovere, per essere al passo dei tempi, di aiutare il consumatore a percepire ed accogliere quei vini “fuori dagli schemi” che non sono omologati dall’uso eccessivo della chimica e devastati da esasperate tecniche di cantina. È un cammino lungo e difficile ma noi della Delegazione Ais di Napoli siamo fortemente convinti della necessità, al più presto, di iniziare a camminare su questo sentiero…Tommaso Luongo.

Galleria fotografica