Di Michela Guadagno

Sorrento è la mia città ideale, il “luogo dell’anima” dove mi sento di casa. Conosco bene la Penisola Sorrentina, e tutte le volte che ci torno vengo sorpresa da un nuovo piccolo particolare che mi emoziona e mi lega di più allla Terra delle Sirene. Stavolta sono lì per le Prove Tecniche di Simposio, mi anticipo rispetto agli altri commensali per andare a trovare le mie amiche di una vita, quelle che ti capiscono da sempre e con le quali non hai bisogno di contare fino a tre prima di parlare, ti vogliono bene e basta. Arrivo in Circumvesuviana, la giornata volge al tramonto, il cielo autunnale è grigio di pioggia, eppure sento il calore dei luoghi familiari, lungo i binari si affacciano gli aranceti e i limoneti di questa costa baciata dalla sorte. Eccomi qua, scendo dal treno e sono in Piazza Angelina Lauro brulicante di turisti nonostante il tempo, qui la “stagione”, come la chiamano i Sorrentini, dura tutto l’anno, si ferma solo il mese di febbraio quando chiudono alberghi e ristoranti e allora gli abitanti si riprendono la città. Un passo e sono in piazza Tasso, anche qui gruppi rilassati di persone che prendono il ritmo di qui, giornate che trascorrono all’insegna del benessere e del buonumore, lo stress da queste parti lo conoscono poco, è il “paese dei balocchi”. Un abbraccio alle viuzze del centro, il “mercato” o lo “schizzariello” come chiamano il dedalo di stradine che è il cuore della parte antica, dove si trova appunto il ristorante “Antica Trattoria” di Aldo D’Oria, dove ceniamo stasera. Gli chef Antonino Maresca e Raffaele Guarro ci deliziano con le loro preparazioni (qui la maratona enogastronomica, ndr) a base di ostriche, gamberetti crudi, cappesante lardate, tartufi di mare e di terra, ragù di pescatrice, filetto di maiale, e carrè di agnello. I vini abbinati verranno svelati dopo le debite degustazioni e consultazioni tra i commensali, quante le sviste!, ma lo sapete che non è proprio da tutti azzeccare un vino alla cieca. Il primo Simposio di stagione 2008-09 comincia con le “istruzioni” per il blind tasting ai nuovi adepti, e poi un coup de theatre, una “consumata primadonna” recita la ormai consueta strofa di inizio Simposio fornita da Francesca Martusciello, dal Minto Accademico: “Su si sveglino le Muse, ch’a far brindisi son use; su si rida, si conservi, su votiam gotti (?) maiuscoli, e bevendo e poi cantando, i pensier mandiamo in bando; e fra tanto ognun nel bere coronar deve il bicchiere per piacevole ristoro con un brindisi canoro“. Applausi, prego…. Ah ma sono io, con ‘sta storia degli sfottò sto perdendo identità….. Cominciamo con un’ostrica nel piatto, nel bicchiere un Metodo Classico, sentori tostati di brioche, erbacei (da Sauvignon?), struttura (da Pinot Nero?), la discussione è aperta, Franciacorta, Francia, Spagna, Italia?: è un Cava, bravo Alessandro Weisz che l’ha detto per primo! L’abbinamento è perfetto, meno a mio avviso con la seconda entrèe di fiore di zucca ripieno di ricotta. Secondo vino, è bianco, per me c’è un vitigno aromatico nel blend, Marco Starace pensa a un Sauvignon dei Colli Orientali del Friuli, Pasquale Brillante dice nord est italiano in blend di vitigni, benissimo sul piatto, Ida Teresi è d’accordo con Pasquale, anche Stefania Cozzolino dice Friuli. No, è un vino della Valle d’Aosta, Petite Arvine. L’antipasto di palamita non lo preferisco, domina un po’ il salato, ma è il mio modestissimo parere. Il vino a seguire ha un che di ossidato, “più sta nel bicchiere più si evolve, conservatelo fino alla fine della cena” è il consiglio di Pino Savoia. A questo punto perdo i pezzi della discussione, mi astraggo per comporre il sonetto da declamare a fine pasto, ogni volta questa condanna per tutti sulla digestione, è d’abitudine. Esco fuori, mi raggiungono Carla Lamorgese e Ida, trovo la chiusura e torniamo a tavola. Tommaso riceve una dedica dal posteggiatore con il mandolino, è il “la”: cantiamo canzoni napoletane, il vino fa di questi effetti. Passiamo al rosato, le illazioni sul vino continuano, il carciofo nel piatto è stupendo! Massimo Florio in grassetto dice “è un ligure per la sapidità”, Tommaso Luongo dice Provenza, indovina Massimo. Shiraz australiano nel bicchiere del primo rosso per Alessandro Weisz, io dico Sagrantino ammorbidito, qualcuno non è convinto, altri pensano Merlot, oppure un taglio bordolese. Ha ragione per la seconda volta Weisz, complimenti! Siamo al capolinea, olfatto e gusto sono sazi, qualsiasi cosa si dica sul secondo vino rosso che abbiamo nel bicchiere va bene, siamo d’accordo con tutti, sarà Nebbiolo, come dice Franco De Luca, o forse Pinot Nero, o addirittura un Barolo giovane di vecchia filosofia, secondo Luigi Avallone. Bravo Luigi, è proprio così! Ma la classe non è acqua e Tommaso su tutti indovina il Picolit dell’ultimo bicchiere. E il mio sonetto? eccolo:

Quanti i calici levati! Ci troviamo noi beati siamo a cena controvento qui nel centro di Sorrento c’è l’Antica Trattoria ed è noto par che sia una oasi del piacere per noi amanti del buon bere. Qui stasera siam ventuno me li guardo ad uno ad uno: tutti amici oppure no? Questo è il dubbio si lo so! Mi ritrovo diffidente già da un po’ mi duole un dente, che sia un dente avvelenato?Mah, chissà, ora è passato. Sarà il vino che beviamo che mai tanto indoviniamo? Oggi no, oggi siam bravi chè facendo errori gravi prima o poi si impara tutti, che sian buoni, belli o brutti!E perciò vi dico ancorache vi costa se ogni ora ci sia il post pubblicato?Sempre che sia dichiarato! Qua di anonimo ci basta solo il vino, e quel che restatra le mani non lo so. Siate buoni, per un po’!

Riparto con il bus dei simposiarchi e dei commensali, canto con una nuova nota di colore nella voce: è la certezza di un riferimento costante, Sorrento per me ha la magia di una favola. Torna a Surriento!