Di Michela Guadagno

copertina-salerno.jpgUna fragorosa risata che riempie di sole una giornata uggiosa. Non ho una migliore definizione, sto parlando di Luciano Pignataro. Lo conoscete tutti, e certamente vi ritroverete con me. Perchè parlare di lui: perchè gli dobbiamo qualcosa, è il giornalista che ha portato il vino campano agli alti livelli di comunicazione di oggi dalle pagine del quotidiano Il Mattino e dal suo sito web. E anche perchè è uso a scrivere di tutti, ma su di lui serve qualche riga biografica, e mi azzardo a provarci io. Infaticabile e instancabile, lo trovi ovunque, e dovunque è disponibile alla battuta distensiva. Premio Veronelli giornalista dell’anno, vulcanico anfitrione ti organizza una manifestazione, una cena, una degustazione, non sai come è subito cosa fatta. Sono stata a Vallo della Lucania per la presentazione della sua Guida ai vini della provincia di Salerno dalla Costa d’Amalfi al Cilento. E già che ci sono vado a prendere un caffè da lui. A Vallo c’è il palazzo della famiglia Pignataro dal 1828, come si legge sulla targa in pietra di fianco al portone. Mi fa entrare e la prima stanza che mi mostra è la sua cantina privata, al piano terra, una vera cantina d’epoca ristrutturata, con i vini di cui abbiamo tante volte favoleggiato per verticali da sogno. Sbircio, i nomi sono quelli di grido, areazione e umidità perfette, la temperatura tra le mura spesse è quella ideale, e difatti conserva annate introvabili. Ordinatissima e pulita, non un granello di polvere, la cura di chi ama quello che ha. Arriva la moglie Annarita carica di fiori, la seguo in giardino, è lei che se ne prende cura, se non fosse che tra gli alberi si intravede la variante per Sapri il tempo potrebbe fermarsi qui. Un pozzo tra le ortensie, poltroncine in ferro battuto smaltate di bianco, l’atmosfera di altri tempi. Saliamo in cucina per il caffè, quattro chiacchiere in salotto, si affaccia la mamma di Luciano e arrivano la sorella Paola con il marito Antonio e la figlia Francesca. Luciano è così in famiglia come è con gli amici e i colleghi, crea armonia tra le persone con la semplicità che hanno i Grandi di farti sentire subito a proprio agio. Scendiamo per andare alla Sala Consiliare dove ci sarà la presentazione, due passi a piedi ed è l’entusiasmo ad accoglierlo, la sala è gremita, interessanti gli interventi dei giornalisti e gastronomi cilentani, Maria Sarnataro illustra gli abbinamenti con i vini cilentani del banco d’assaggio che seguirà con i prodotti dei ristoranti e degli agriturismi della provincia di Salerno. Luciano è ultimo a parlare, credo trapeli un briciolo di emozione a parlare di sè tra le persone che lo conoscono da sempre. Dopo la presentazione mi invita a non ripartire subito, ceniamo da lui con i fusilli al ragù di cinghiale cucinato da Paola, come posso rifiutare? Che si beve alla mensa del re? Apre una Falanghina 2005 di Cantina del Taburno e un magnum di Valtellina superiore Sfursat 5 Stelle di Nino Negri del 1999, e scusate se è poco. In breve ci troviamo a chiacchierare con la familiarità di sempre, scopriamo con Antonio di avere conoscenze in comune, Luciano è un patriarca che sa toccare le corde giuste, il bene di questo mondo del vino è l’umanità delle persone che lo compongono. Quando è ora di andare via, Annarita insiste per rimanere con loro, domani arrivano Manuela Piancastelli e Peppe Mancini, Paolo De Cristofaro (qui le sue divertenti enoriflessioni sulla 92, ndr )e Maria Teresa, Giovanni Ascione (qui il report di Giovanni sula verticale di Montevetrano, ndr ) e Ornella con la piccola, Bruno De Conciliis e Giusi, per una verticale di 5 annate di Montevetrano dal 1992. Sarei folle a dire no? Direi di sì, e infatti ritorno, l’occasione è di quelle ghiotte che capitano una sola volta da prendere al volo. Nell’ampia cucina il tavolo è apparecchiato di bianco, come si conviene, e otto postazioni con i cinque calici disposti a corona, avvinati già con il Montevetrano del 2004. Apriamo le bottiglie con apprensione, io parto dalla 1992 e Giovanni dalla 1997, versiamo il vino e cominciamo. Sono muta (!) al cospetto di tali nomi e tali vini, li sento parlare e imparo, ascolto quello che dicono e “bevo” con attenzione le loro parole, una serata così è una lezione di vita. C’è chi preferisce la ’97 ma la gara è tra la ’92 e la ’93, come si fa a scegliere? Parliamo del vino più premiato dalle guide, straordinario. Come straordinaria è la genovese preparata da Annarita, ho il tempo di assaggiare il primo piatto di candele spezzate, poi ahimè devo andarmene, li saluto a malincuore, sul tavolo altre bottiglie di fiano, riesling, trebbiano, vini che raramente capiterà di bere. Cosa dire di più? Grazie Luciano per l’ospitalità, e l’amicizia.