di Luca Massimo Bolondi

trattore-rimorchio.jpgIl trattore parla con la terra, interagisce con la vigna, opera in modo differente a seconda delle stagioni e del suolo, sceglie le foglie, dosa sapientemente i concimi, riconosce la differenza dei terreni. Succede nella Tenuta Le Mortelle, a Castiglione della Pescaia, dei Marchesi Antinori, pionieri di un progetto pilota destinato a segnare il futuro della viticoltura italiana: un trattore che concima e sfoglia da solo, regolando e variando la lavorazione in completa autonomia.” Paola Jadeluca su HI-tech, rubrica di Repubblica Affari e Finanza del 10.11.2008. “Tutto merito dell’innovazione tecnologica che grazie al computer e ai sistemi di telecomunicazione satellitari consente di realizzare sistemi di comunicazione interattiva tra macchine, oggetti e territori. Il trattore, infatti, è un gioiello hi-tech, dotato di un terminale in grado di raccogliere tutte le informazioni relative sia al trattore stesso, sia alle attrezzature collegate e capace, inoltre, di governare tutte le attrezzature in base a una intelligenza geografica, governata dal GPS. Il progetto pilota di viticoltura high tech è stato realizzato mettendo insieme un pool di specialisti: il Cefriel, centro di eccellenza per l’innovazione tecnologica, che ha progettato il terminale e messo a punto l’applicazione mirata per la viticoltura di precisione; il gruppo Same Deutz-Fahr, che opera nella fornitura e adattamento del trattore; Tecnovict, progettista e fornitore dell’apparecchiatura di concimazione e Terradat, che ha realizzato le mappe della tenuta con un rilevamento aereo multispettrale.”
Nulla quaestio sull’utilità della tecnologia. Parva (sed fundata) quaestio sul latifondismo enologico. Magna quaestio sulle conclusioni giornalistiche: “La viticoltura del futuro, in realtà, consente di tornare indietro, ai tempi in cui il viticoltore conosceva palmo a palmo la sua vigna e regolava lavorazioni, sfogliature concimazioni e antiparassitari in base all’esigenza di ciascuna singola vite. Oggi tutto questo lo fanno le macchine. Il trattore, infatti, riceve segnali dal navigatore satellitare e in base a una particolare applicazione…” eccetera eccetera. Immagino che molti addetti ai lavori sorriderebbero leggendo questa ingenuità. Io sono solo un aspirante sommelier, in vigna ci vado in visita pastorale e/o guidata ma con qualche vignaiolo ci parlo pure. I conduttori di una tenuta di pendice, ad esempio, so che darebbero un braccio per disporre di una soluzione meno costosa di un lavorante per l’ingrato ma amorevole compito della rassegna manutentiva di ogni singolo filare. Ma l’innovazione che porta economie è bioculturale non tecnotelematica.
Lo ammetto, sono un anacronistico sostenitore del labour intensive nell’agricoltura di qualità e del necessario sforzopiacere di curare di persona la terra e apprezzarne il risultato. Anche a costo di accettare che, per l’impiego di tante persone abili nel processo, l’incidenza del costo delle risorse umane porti il prezzo della bottiglia più in alto con tutte le conseguenze del caso.
Non suppongo che il bravo vignaiolo sia più propenso a carezzare di persona il legno e asciugare manu propria il pianto della vite piuttosto che controllare che i codici di programmazione del trattore siano corretti.
Non oso supporre che la vite, essere vivente animato e senziente, abbia piacere alle coccole dell’onesto vignaiolo piuttosto che ai metalli e siliconi della macchina.
Però stasera a casa mi rivedo in sequenza i dvd di terminator e de l’ultimo samurai, sorbendomi un calice di Biancolella Tenuta Frassitelli di Casa D’Ambra, così mi rifaccio il palato.

Foto: Giocattoleria.it