Di Francesca Martusciello

Nella Mitologia greca Estia era la dea del fuoco che arde in ogni focolare, santificava e riscaldava la casa e permetteva di cuocere i cibi…Stasera i Simposiarchi sono a Brusciano piccolo paese del Vesuviano, ricco di storia e di leggende, noto anche per la festa dei Gigli. Precisamente a Taverna Estia, ristorante curato da Mario e Francesco Sposito. Appena 35 posti a sedere, locale arredato con gusto, luci soffuse, su di un lato un pianoforte che vorrebbe essere suonato da mani esperte, mensole ripiene di libri, riviste e bicchieri da vino. In un angolo si affaccia il lato cantina, bottiglie che parlano tra di loro fremendo come chi vorrebbe essere aperta per regalare emozioni a chi ha voglia di coglierle. Nei pressi un camino acceso che dona alla serata piovosa un tocco di magia e romanticismo. Il nostro tavolo è preparato con cura dal sapiente Mario con tulipani freschi, bacche rosse che risaltano sulla tovaglia bianca come la neve. La cucina a vista con tende che si aprono come ad una grande prima teatrale, e sulle note di Summertime inizia la nostra prima.
Mangiamo con le mani dovrebbe essere il nostro aperitivo, che si trasforma in mangiamo con la forchetta perché come dice Mario stare dietro a Francesco risulta sempre un po’ complicato; gli artisti sono un pò così, estemporanei.Piccoli bon bon di “friarielli”, cornucopie di pasta fillo, latte cagliato e palamita leggermente marinata, mix di verdure disidratate, sua signora Alice su una pallina di latte fritto, gazpacho di pomodorino del Vesuvio e filo di erba cipollina. Il tutto servito con il primo vino rigorosamente alla cieca.Bollicine italiane? francesi?spagnole? Si sviluppano nel bicchiere sentori di albicocca secca, croissant, zucchero a velo e note di pasticceria. Al palato si mostra vellutata, complessa ma non aggressiva si lascia assaporare prima durante e dopo. Cosa sarà?
La prima è difficile, siamo ancora sobri esclama qualcuno, alla fine si svela per noi timidamente ma in maniera affascinate Ruinart Blanc de Blancs. Blend 100% Premier Cru Chardonnay di diverse annate. Sorpresi? Ammirati? Qualcuno deluso? Non credo è uno champagne che ha ammaliato i nostri palati e che ci suggerisce a bassa voce che la serata sarà uno scrigno di sorprese.

La cena continua, la musica in sottofondo ci accompagna, gli animi si incominciano a rilassare, succede sempre così, i visi si distendono: quando si è al Simposio ci si dimentica di tutto o quasi, è un momento che ognuno regala a se stesso. Un momento, come dice Pino, di crescita in maniera goliardica.Proseguiamo con la portata successiva:
Apparentemente un uovo: Tuorlo d’uovo marinato, schiuma d’acqua di pomodoro e asparagi. Nel bicchiere si dona a noi un vino dal colore giallo oro, brillante come le stelle, sentori persistenti e fini, fichi, miele di castagno, note fumè, cioccolato bianco. Continua il nostro viaggio gastronomico con Creme brulè di baccalà, palline e vele di fagioli cannellini,rete di caramello e agrumi, peperoni cruschi. Un piatto di grande complessità e studio. In abbinamento ancora oro colato, intensi sentori di creme caramel, la temperatura ovviamente scende ma la freschezza, la sapidità e la mineralità di questo vino sono sempre li. Si toglie il cappello, inchino….ed ecco a voi sua maestà Illivio 2005 Livio Felluga 100% Pinot bianco. Le reazioni sono state tante ma la sorpresa di trovarsi davanti un vino così l’ho avuta anche io nonostante lo conoscessi… Viriamo a questo punto della cena sui Tortelli di pasta fresca ripiena di carciofi in salsa di mozzarella di bufala. Capo Martino 2005 di Jermann è questa volta l’abbinamento principe. Per me che non posso mangiare i formaggi, pasta fresca con lenticchie di Castelluccio. Mangio e sento la Traviata, possibile? Croce e Delizia, effetto Taverna Estia, cosi ho chiamato questa sensazione. Per noi a questo punto sul palcoscenico si presenta un Filetto di maialino da latte alle erbe, quenelle di topinambur, acquerello di arancia e polvere di cacao. Ottima la cottura, sfumature di colore rosato, un piatto che stupisce, anche se personalmente avrei preferito tagliato a fette per rendere ancora più piacevole ogni boccone. Bricco dell’Uccellone 2001 Braida eccolo che maestosamente si fa versare. Tannino elegante, colore e nuances che esprimono carattere e personalità ancora non totalmente svelate. Capitolo dessert. Parfait di liquirizia, spuma di zucca confit alla vaniglia e croccante di mandorle, come pre dessert. Millefoglie al caramello con croccante di arachidi e lamponi all’ aceto di Xèrés di commovente bontà che viene accompagnato da un Sagrantino di Montefalco Passito Arnaldo Caprai 2004 che la nostra Michela riconosce all’olfatto. Si chiude la serata con un brindisi importante! Scatta la mezzanotte ed anche gli auguri a Pino che fa aprire una bottiglia della sua cantina, una Magnum di Jacquesson 733 e un sonetto che Michela ci regala:

Cin cin brindiamo al Santo
a finale nell’incanto
del Simposio vesuviano
all’Estìa di Brusciano
Un santo di pazienza
non si può fare senza
ricorda questo qua
la festa del papà.
Magari vengo a noia
parlando di Savoia
l’augurio sopraffino
va fatto al nostro Pino
dei giorni che più osi
per 100 e più simposi .

Si cala il sipario, la serata è terminata.
Rientriamo a casa soddisfatti, ognuno di noi con un pensiero nel cuore.

P.S. di Michela Guadagno

Mi inserisco nel bel racconto di Francesca per dire la mia, con due parole di condivisione sulla serata trascorsa a Taverna Estia tra l’accoglienza di Mario Sposito e della sua compagna Viola, e le coccole gastronomiche di Francesco Sposito, chef stellato. Il camino acceso contribuisce all’atmosfera di un Simposio riuscito, rilassato e caldo, interrotto dalle nostre divagazioni enoiche. Assaporando i piatti e i vini ci si rende conto di quante volte ci si soffermi sulle sensazioni tecniche, più che su quelle emozionali; stasera, si era interamente sulla corda dell’armonia. Il consueto sonetto estemporaneo di fine serata è dedicato a S. Giuseppe, in omaggio per i papà. E così credo che la paternità di serate come questa sia da riconoscere a chi si appassiona con il cuore per fare del proprio meglio, semplicemente. L’incanto è facile, il “focolare della dea del fuoco” arde proprio qui.