Mauro ci parla del terzo appuntamento della Cantina dei Sogni dedicato al Riesling e di “the day after”: una indimenticabile maratona etilica lunga due giorni e 22 bottiglie…un racconto emozionante ed appassionato di ben 21.000 battute!  P.S. Per gli amanti del Riesling…Save the date! Prossimo appuntamento il 29 Luglio con Ais Napoli. Ci abbiamo preso gusto! (T.L.)
Di Mauro Erro

riesling.jpgÈ il gioco degli equilibri, dei contrappesi, delle contraddizioni a rendere i Riesling tedeschi affascinanti. La loro capacità di sfidare il tempo, ma di rendersi al contempo bevibili e gradevoli anche da giovani. L’indiscussa seduzione capace di far capitolare semplici appassionati, occasionali bevitori e i più bravi e capaci degustatori. La purezza cristallina delle sensazioni, la multidimensionalità dello spettro olfattivo, la capacità di raccontare anche il più piccolo e remoto pezzettino di terra, il connubio perfetto tra la vite, il territorio e l’intervento dell’uomo. Un equilibrio sempre presente e che si rinnova in divenire tra le sensazioni zuccherine, l’opulenza e la pienezza della bevuta, la tensione gustativa e le sferzate d’acidità che invogliano a rinnovare continuamente il sorso, i bassi gradi alcolici che spingono a svuotare bottiglie su bottiglie con nonchalance. Un gioco fiabesco la cui trama si snoda nella bellezza di luoghi incantati, di vigne sormontate da boschi che a strapiombo si gettano nei fiumi, di personaggi eccentrici, di una viticoltura millenaria epica, se non eroica, che s’aggrappa a terreni scoscesi di ardesia blu, rossa o grigia, il cui epilogo, felice e contento, racconta di nitida mineralità e genuina gaiezza.

La Mosella

La regione segue il corso del fiume Mosella da Coblenza fino al confine con la Francia a sud: include i vigneti dei due affluenti maggiori del tratto meridionale del fiume, il Saar e il Ruwer. La Mosella ha più anse e meandri di tutti i fiumi tedeschi e crea pendii con ogni tipo di esposizione; le valli hanno pareti molto ripide e i vigneti hanno le maggiori pendenze che si registrino in Europa. L’origine della Mosella risale al periodo Devoniano, 300 milioni di anni fa, quando estreme forze tettoniche portarono alla metamorfizzazione dei terreni sedimentari in ardesia. Il tratto alto della Mosella è caratterizzato da terreni di natura arenaria, calcare fossilifero e marna rossa. I terreni della Mittlemosel, della Saar e della Ruwer, invece, sono di ardesia (grigia, azzurra, blu, nera, ma a causa d’inclusioni di ossidi di ferro può anche presentare un colore rosso) la cui formazione risale al periodo devoniano – 400 milioni di anni fa ca. – a seguito della compattazione dei depositi marini stratificati che in seguito hanno subito fenomeni di elevazione e depressione, generando le “pareti” di ardesia entro le quali i fiumi hanno poi scavato i loro alvei, creando le ampie anse. I vigneti, sormontati da ricchi boschi che non solo forniscono un’ottima riserva idrica, ma li proteggono dai venti freddi della regione dell’Hunsrück, godono dell’effetto termico dell’ardesia che accumula calore di giorno e del riflesso dei raggi solari sul fiume. Nel tratto basso della Mosella l’ardesia diviene di natura argillosa e si accompagna a pietra grigia. Sabbia alluvionale e strati di ghiaia si trovano nei siti più bassi. La Mosella è marginalmente toccata dalla presenza di terreni vulcanici – l’ Űrziger Würtzagarten è una notevole eccezione – che invece sono sempre più diffusi ma mano che ci si sposta ad est, nella regione della Nahe e successivamente nel Pfalz (Palatinato) nel quale invece sono predominanti. Il vitigno incontrastato re della Mosella è il Riesling renano.
Da questa zona nascono vini di mineralità assoluta che si esprimono con straordinaria differenziazione secondo il terroir, spaziando per esempio dal punto di vista aromatico da toni più caldi, tropicali o di spezie a timbri più freddi, minerali e d’agrumi. Se avrete il buon gusto e la pazienza di dimenticarli in cantina e attendere qualche decennio prima di berli, avrete modo di trovarvi innanzi a uno spettro aromatico di tale ampiezza e varietà che poche volte si ha occasione di conoscere. Per quanto ora vi possano apparire brutti, cacofonici e incomprensibili, tenete a mente questi nomi: Scharzhofberg, l’Abtsberg, il Karthauserhofberg, il Sonnenhur, il Prälat, il Doctor, il Würzgarten, l’Uhlen, il Domprobst. Definiscono i migliori vigneti, e quando avrete bevuto il vino abbracciato dalle etichette che recano questi nomi, il sentirli pronunciare in seguito da qualcuno sarà musica soave e ricordi emozionanti.

Weingut Jos. Christoffel Jr. (Christoffel-Prüm)

L’azienda ha sede a Űrzig, villaggio della parte centrale della Mosella, dove la presenza della famiglia Christoffel è sincerata sin dal XVII secolo. Tradizionalmente l’azienda aveva vigneti a Űrzig e Erden, ma aggiunse ottimi terreni in Wehlen e Graach attraverso il matrimonio, nel 1955, di Kurt, primogenito di Josef, con Anna Katharina Prűm, figlia di Sebastian Alois Prüm. Kurt ha gestito con suo fratello Kajo l’azienda per 40 anni, fino alla morte, nel 1995, lasciando a suo fratello e alla moglie l’eredità della conduzione aziendale. Dopo la morte di Kurt, si è deciso nel 1996 di affittare all’azienda S.A. Prüm i due grandi vigneti di Wehlen e di Graach. Benché non più prodotte, si possono ancora acquistare in azienda le vecchie annate.
L’azienda ha alcune delle più belle parcelle dei grandi vigneti della grande ansa, con esposizione sud, nella zona della Mosella, a Űrzig e Erden. Le viti vanno dai 30 ai 100 anni di età, piantate su piede franco. La coltivazione è quella tradizionale a palo singolo (Einzelpfahl). Solo le nuove parcelle del Treppchen e del Domprobst sono state impiantate a filari.
Non viene praticato il controllo delle rese nel vigneto al di là delle limitazioni che la veneranda età delle vigne di per se impone, e si può perciò raggiungere i 70 – 80 hl / ha. Kajo è un adepto della raccolta tardiva e normalmente è uno degli ultimi a raccogliere. La totale dimensione delle sue vigne (poco più di due ettari) gli permette una più che flessibile gestione degli stessi e del momento ottimale per la raccolta di ogni singola parcella.Tutto viene essenzialmente fatto da un uomo solo, Kajo, con qualche aiuto di manodopera Polacca (come la maggior parte dei produttori in Mosella) durante la stagione, e di amici e familiari durante la vendemmia.La vinificazione è estremamente tradizionale ed rimasta essenzialmente la stessa negli anni. Le uve sono pressate immediatamente (cioè senza macerazione pre-fermentativa come invece fanno altre aziende) usando una pressa gravitazionale e il mosto viene fatto fermentare con i suoi lieviti naturali in botti tradizionali, chiamate “fuder”, da 1000 litri. Non vengono usati né enzimi né altri additivi per favorire la fermentazione. La fermentazione viene fermata con solfitaggio , una volta raggiunta la dolcezza e il grado alcolico desiderato, e il vino viene lasciato sulle fecce fini fino all’ aprile, maggio successivo alla vendemmia. Dopodichè i vini vengono chiarificati con bentonite, e successivamente passano attraverso una classica filtrazione con Kieselguhr prima di essere imbottigliati.

Le Vigne: Űrziger Würzgarten

Il giardino delle spezie (questo e’ il significato di Würzgarten), è un vigneto forse unico in Mosella. Situato accanto al Erdener Treppchen ed il Erdener Prälat, copre 56 ettari, contiene ardesia rossa e grigia, con arenaria rossa, e minerali di provenienza vulcanica, atipici per la Mosella centrale. Ha un’elevata pendenza, con esposizione sud-est e sud. Probabilmente per la composizione minerale atipica e per la presenza di terreno vulcanico, i riesling del Würzgarten hanno uno spettro aromatico diverso dai cru di ardesia grigia o blu. Il nome del vigneto connota questa ricchezza aromatica. Il vigneto è una grande parete vitata e come tale la qualità delle parcelle, pur nei livelli dell’eccelenza espressi dal vigneto, è molto varia. L’azienda possiede in totale 1,8 ettari, da quattro parcelle: due vicine al Prälat, delle quali una è adiacente alla grande meridiana (Sonnenuhr) con esposizione sud piena, l’altra nella parte vecchia del Würzgarten. Delle altre due parcelle, una si trova nella parte Maxberg del vigneto (che apparteneva fino alla sua secolarizzazione all’Abbazia St-Maximin), l’altra è proprio sopra Űrzig (orientamento sud-est).

Erdener Prälat

Il venerabile vigneto del “Prelato” (che appare in molte delle etichette con tanto di calice di vino, ma non in quella di Jos Christoffel Jr.), è leggendario per gli amanti del vino. In soli due ettari, questo vigneto raccolto fra pareti di ardesia rossa, a picco sulla Mosella, con esposizione sud-ovest, ha saputo costruirsi la sua fama. La conformazione, che permette di raccogliere al meglio il calore del sole, ha prodotto vini ricchi di aromi e struttura, grassi, molto opulenti, dalle ottime dotazioni zuccherine. L’azienda possiede 0,12 ettari, nella zona cosiddetta “Neuer Prälat”, adiacente all’Űrziger Würzgarten. La parcella è di proprietà dell’azienda da generazioni, tuttavia i Christoffel sono riusciti nel 1980 ad acquistare dalla tenuta Ewald Pfeiffer una parcella adiacente, vicino a quella del Dr. Loosen (che e’ il proprietario della parcella più ampia del vigneto).

Note di degustazione

Di seguito troverete le note di degustazione di due verticali: 7 annate del vigneto Würzgarten e 15 del vigneto Prälat, entrambi predicati Auslese. La prima degustazione è stato l’oggetto, venerdì scorso presso la sala Lauro dell’hotel Romeo, del terzo appuntamento della Cantina dei Sogni, introdotta e guidata da Francesco Agostini, che voglio ringraziare per aver accettato il mio invito e non solo. Personalmente devo a lui, e all’amico e compagno di bevute Fabio Cimmino, l’alzata del sipario qualche anno fa sulla fiabesca storia dei riesling tedeschi, con la conseguente lettura fatta di numerosi e ripetuti incontri amorosi con bottiglie emozionanti, che non trova e mai troverà fine. Gran parte delle informazioni qui contenute mi sono state trasmesse da lui nel tempo, grazie anche ai puntuali reportage dei suoi viaggi che potete trovare sul sito, da lui fondato, enodelirio (http://www.enodelirio.it/). Per completezza d’informazione e per chi volesse maggiori nozioni circa le classificazioni dei vini tedeschi rimando ad un mio precedente scritto su questo sito (https://www.aisnapoli.it/archives/689), segnalandovi, anche, due bellissimi resoconti firmati dall’amico Giovanni Ascione, sui numeri 28 e 31 della rivista Bibenda. Voglio altresì ringraziare la delegazione Ais di Napoli per tutto il supporto, nella fattispecie nelle persone di Franco De Luca e Tommaso Luongo, compagno di questa e di altre avventure; Massimo Florio e il gruppo servizi di Napoli per l’impeccabile lavoro.
La seconda degustazione è stata effettuata il giorno seguente presso la mia enoteca, divisa in tre batterie da cinque vini partendo dal più giovane al più vecchio con l’esclusione del 2006 goldkapsel servito per ultimo. Il giorno dopo, ho avuto modo di assaggiare i vini in maniera inversa, dal più vecchio al più giovane, lasciando sempre per ultimo il 2006. Avendo già ringraziato Francesco Agostini, Fabio Cimmino e Tommaso Luongo, aggiungo a loro Giovanni Ascione, Roberto Erro, Salvatore Di Carluccio, Lucio Grande e Teresa Radassao per aver condiviso con me le emozioni e le osservazioni circa i vini, per una degustazione più unica che rara e molto impegnativa. Infine, ringrazio Adele Chiagano, il cui estro culinario, tra maiale allo zenzero, tortino di patate e hummus di ceci, ha dimostrato la capacità dei vini di farsi apprezzare anche a tavola.
È bene sottolineare, come considerazioni di carattere generale, che i vini di Christoffel Junior sono di stampo tradizionale, sottili per certi versi, leggiadri ed eleganti, cosa che si è manifestata, in maniera anche più tangibile, nella seconda degustazione, dove la potenza del Prälat, a chi abituato ad alcune interpretazioni come quelle di Weins Prüm o Dr. Loosen, non c’era. In entrambe le degustazioni i vini dal 2004 a scendere fino alla prima metà degli anni novanta hanno alternato nel profilo olfattivo fasi di chiusura a fasi di supposta bellezza, come spesso capita. In quelle più vecchie, dopo 15, 20 anni dalla vendemmia, riaprendosi, l’austerità, la complessità e l’eleganza che a questi vini si attribuisce, si è fatta palese.

Űrziger Würzgarten Auslese 2005: una nota muschiata apre le danze, frutta tropicale su un sottofondo speziato, limone, ravanello, miele. Al palato mostra la giovane età, entrata nervosa, dritto e senza fronzoli, ancora non dispiega tutto il suo potenziale, frutta e limone in primo piano. A tre quarti della bocca si ferma, buona la scia sapida finale.

Űrziger Würzgarten Auslese 2001: è la nota animale e selvatica, qui ancor più evidente rispetto al precedente, a fare da preludio ad un profilo olfattivo particolare. Il vino è in fase di chiusura, una nota di bruciacchiato, poi sedano, aglio, flebili ricordi di pesca bianca, un ricordo di cherosene. Al palato ha un marcia in più, tra i migliori della batteria: un’entrata sontuosa, densa e concentrata, in evidenza la nota selvatica, chiusura con ottima acidità e ritorno citrino.

Űrziger Würzgarten Auslese 1996: il naso della serata. Zenzero e idrocarburi, ricordi vulcanici di cenere e fumo, spezie e scorza d’arancia, lime e terra. Al palato, la lama di un’acidità elevata (imbottigliato con 13 gr/l) ne taglia la progressione aromatica. Da attendere per seguirne gli sviluppi.

Űrziger Würzgarten Auslese 1995: naso di particolare profilo olfattivo che si apre e si chiude. Tanta botrytis che si evidenzia con una nota di albicocca, poi iodato, sassoso, salmastro con una nota, curiosa, di acciughe sotto sale. Palato più largo che lungo, sapido, non entusiasmante però.

Űrziger Würzgarten Auslese 1994: ad un naso quasi muto, lattoso, vulcanico e vagamente speziato, fa da contraltare il palato della serata. Entrata bizzosa, scattante, nervosa, elastica, densa, basta una goccia per saturare la bocca. Lunghissimo, il ritorno ci ricorda il pompelmo. Meraviglioso, immenso, darà grandi soddisfazioni nel tempo.

Űrziger Würzgarten Auslese 1990: una nota di canfora lo rende arioso, poi anice stellato, arancia, fragoline di bosco, sentori di benzene e pepe bianco. Peccato per il palato, meno scattante. Dritto, non largo, ma nemmeno lungo. L’annata prometteva di più.

Űrziger Würzgarten Auslese 1988: l’archetipo del Würzgarten. Naso di pino silvestre, resinoso, balsamico, speziato, una nota di dolce crema di caffé, note idrocarburiche e di tartufo estivo. Il palato è austero ed essenziale, non sbraca, va per la sua strada, dritta, irta, verticale. Meraviglioso. 21 anni, chissà quanto durerà.

Erdener Prälat Auslese 2007: un’annata bella, ma soprattutto classica: succosa, bevibilissima, con perfette maturazioni, con frutta molto pulita e in bella evidenza al naso, il tutto accompagnato da una precisa e raffinata mineralità. La ragione: 140-150 giorni di luce dalla fioritura alla raccolta e un’estate mite seguita da uno splendido autunno. Naso di frutta in evidenza, accompagnato da una nota selvatica, eterea di ceralacca e gomma. Il palato pieno, giovane, in divenire: in primo piano la frutta e la nota animale. Buona la freschezza.

Erdener Prälat Auslese 2006 Goldkapsel: standing ovation. Un’annata molto calda, funestata da insistenti piogge e grandinate a settembre che ha dato come risultato, almeno in Mosella, valori oechlse altissimi, grande presenza di botrytis e grandi strutture. Naso a maglie larghe, grasso, opulento di zafferano, frutta di ananas, poi miele di tiglio, gelsomino, idrocarburi e origano, per una stratificazione che troverà racconto nel tempo. Al palato l’ingresso è caratterizzato da una presenza di carbonica, il residuo zuccherino imponente (sarebbe potuto essere un berenauslese tranquillamente), ha capacità di dispiegarsi su tutto il cavo orale con possanza, ma di scorrere via grazie ad una buona acidità. Il ritorno aromatico e un caleidoscopio di sensazioni in successione: erbe e origano, agrumi e ciliegia. Persistenza commovente. Il produttore non etichettava un Goldkapsel da circa trent’anni.

Erdener Prälat Auslese 2005: una bellissima annata che si conferma nel bicchiere. Frutta esotica, naftalina, cipolla selvatica, tè in infusione, una nota piccante in chiusura. Al palato l’attacco è nervoso, la progressione ottima e di grande tensione gustativa, estremamente stratificato, ampio, complesso, molto lungo e caratterizzato da un’acidità forse più malica e dal ritorno aromatico di fragola.

Erdener Prälat Auslese 2004: un’annata equilibrata, ma non particolarmente esaltante. Naso chiuso: aglio bruciacchiato, iodato, buccia di pompelmo e un sentore netto di cioccolato fondente. Buono l’ingresso al palato, ma nel centro bocca il vino si spezza, per tornare nel finale con un’acidità che va per i fatti suoi. Da rivedere.

Erdener Prälat Auslese 2003: Annata decisamente ricca dovuta ai valori termici più alti da sempre, probabilmente, raggiunti nella regione. Gradi oeschle pazzeschi e bassa acidità. Al naso plastica bruciata, canfora e gomma (pneumatico). Al palato la sensazione di bruciacchiato si fa sentire, l’ingresso è corposo, il vino rivela una grande massa, buono il centro bocca anche se imponente, l’acidità non manca, ma la componente alcolica è leggermente scissa.

Erdener Prälat Auslese 2002: il naso è iodato, di frutta a pasta gialla, erbe e spezie sottili, acqua di vegetazione. Al palato entra mollo, senza verve, con la componente zuccherina scissa da tutto il resto. Chiude su una discreta scia sapida. Una prematura evoluzione.

Erdener Prälat Auslese 2001: Naso chiusissimo, che lascia intravede dopo note di cenere, fumo, gomma bruciata e aglio selvatico, un leggero fruttato di ananas. Il palato ha una marcia in più, classificandosi tra i migliori dell’intera degustazione. Entra denso e corposo, è sia largo che lungo con grande acidità e sapidità nel finale, tale da rendere il sorso leggermente astringente. Da un’annata buonissima di matrice soprattutto minerale. Ne seguiremo gli sviluppi.

Erdener Prälat Auslese 2000: naso di Botrytis e frutta esotica matura, miele, cenere e menta, buccia di pompelmo. Al palato l’ingresso è soave, equilibrato, arioso, ma è il retrobocca, un’accelerata impressionante contraddistinta da un’ottima acidità, a farne il vincitore della sua batteria. Il ritorno aromatico ci ricorda la sensazione di pompelmo. Inaspettato, vista l’annata.

Erdener Prälat Auslese 1999: Naso imponente e intenso, pan di spagna al latte, albicocca, fiori, ricordi di botrytis. Il palato, ahimè, non corrisponde l’esaltante esordio dei profumi: entra un po’ fiacco e dal centro bocca in poi segna il passo, chiudendo su una nota leggermente alcolica e scomposta.

Erdener Prälat Auslese 1998: naso sporco di sterco, gas metano, che si apre su note di caramella mou, canfora e bucce d’arancia. L’ingresso al palato è denso, segnato da un residuo di carbonica, al centro bocca si fa netto il sentore di canfora. Chiude leggermente più corto dei compagni di batteria contraddistinto però, da una netta verve sapida.

Erdener Prälat Auslese 1996: Naso grasso, dolce, pesca e ananas matura, poi formaggioso (risotto con fontina), mentolato. Il palato è ancora in fase di fusione. Da un lato la progressione aromatica, dall’altro la lama tagliente dell’acidità (imbottigliato con circa 13 gr/l) che ne blocca lo sviluppo gustativo come per il Würzgarten. Da attendere per fantastiche bevute.

Erdener Prälat Auslese 1994: Naso che si apre e si chiude. Grasso, opulento; s’inizia con una nota di zenzero, poi marzapane, cenere, sapidità salmastra, fiori, sbuffi di cipria e idrocarburi: un caleidoscopio esaltante e contrastante. Al palato è dritto, senza fronzoli, lungo e non largo: retrobocca incredibilmente nervoso contraddistinto da un’elevata acidità che rende il sorso verticale. Da un’annata molto ricca, con molta botrytis, ma con un’importante struttura acida. Da attendere, il suo zenit aromatico si colloca molto, ma molto in là negli anni.

Erdener Prälat Auslese 1993: ceci, gas metano, cumino, cannella e una nota verde. Al palato buono l’ingresso, il centro bocca è nervoso, sapido, una nota di pesca bianca allarga il passo del vino che chiude su una nota acida evidente e verde, dopo la leggera derapata dell’alcol. Acidità malica, più che tartarica.

Erdener Prälat Auslese 1992: bisogna attendere che il naso si apra. Anch’esso resinoso e citrino, idrocarburico e balsamico. Il palato è in perfetto equilibrio, allo zenit, pienamente compiuto. Entra largo e solare, il centro bocca contraddistinto da un’esplosione di frutta rossa, finisce dritto, con buona acidità, tornando su una nota di pompelmo.

Erdener Prälat Auslese 1988: Naso atipico, che lascia interdetti. Wurzgarten si direbbe, più che l’opulenza del Pralat. Resinoso, pino silvestre, erbaceo e mentolato con una decisa nota di papaia, poi, tartufo scorzone. Al palato l’ingresso è ampio, pieno, il centro bocca connotato dal sentore di mentuccia, il finale di media persistenza e acidità. Una seconda bottiglia avrebbe tolto ogni dubbio.