Alessandro Marra, il nostro inviato “meneghino” ci racconta di una verticale di Barbaresco organizzata dai colleghi dell’Onav di Milano. (T.L.)

Di Alessandro Marra
produttori-del-barbaresco.bmpLa verticale dello scorso 15 dicembre ha chiuso il 2009 della delegazione ONAV di Milano, regalando – è proprio il caso di dirlo – ai numerosi appassionati e soci presenti un interessante momento di approfondimento sul vino Barbaresco che – come giustamente ricordato ad inizio serata dal delegato provinciale Vito Intini – si è da tempo scrollato di dosso l’etichetta ingenerosa di “fratello minore del Barolo” conquistando, anzi, un ruolo di primo piano sulla scena enologica nazionale ed internazionale.La zona di produzione individuata dal disciplinare comprende il comune omonimo, quelli vicini di Neive e Treiso, più la frazione di San Rocco Seno D’Elvio del Comune di Alba, tutti in provincia di Cuneo. Se nel Comune di Barbaresco non raggiungono i 300 metri e a San Rocco non superano i 180 metri d‘altezza, i vigneti di Neive sono situati a 320 metri e quelli di Treiso a 400. Con sostanziali differenze dei vini prodotti che a Barbaresco mostrano – generalmente – maggiori complessità aromatica ed eleganza, a Neive maggiori equilibrio e dolcezza d’espressione e a Treiso una spiccata componente terrosa unità a vigoria, mineralità e tannicità. Presente anch’egli alla serata, l’enologo Aldo Vacca – un passato a bottega da Gaja – ha ripercorso le tappe storiche della Produttori: “negli anni ’50 il territorio di Barbaresco era molto arretrato rispetto, ad esempio, a Barolo. La famiglia Gaja era pressoché sola in un momento particolare per l’intero mondo del vino italiano; soltanto agli inizi degli anni ’80 sono comparse nuove realtà produttive”.Il 1958 è l’anno di fondazione della Produttori del Barbaresco, “la prima cantina sociale ad aver intrapreso un discorso basato sulla qualità”, obbligando i soci (sono 56 i conferitori attuali) ad “allevare soltanto nebbiolo e a portare in cantina tutte le uve prodotte, promuovendo un sistema di remunerazione che valorizzasse quelle di maggiore qualità”. “Gaja ha fatto conoscere il Barbaresco nel mondo, i Produttori del Barbaresco l’hanno fatto bere”. E, in effetti, i prezzi sono di molto inferiori: €16 per il prodotto “base”, tradizionale blend di uve nebbiolo provenienti da diversi vigneti, €25 per i crus (prezzi franco cantina).
I crus della Produttori (i primi 5 sono usciti sul mercato nel 1997) sono 9 attualmente (Asili, Moccagatta, Montefico, Montestefano, Ovello, Pajè, Pora, Rabajà e Rio Sordo) e vengono prodotti soltanto nelle annate favorevoli (niente riserve nel 2002 e 2003). Ma se di fatto erano ben note e già ampiamente utilizzate in etichetta, soltanto nel febbraio del 2007 le “menzioni geografiche aggiuntive” sono state mappate e recepite ufficialmente nel disciplinare. Alle 65 già riconosciute se ne aggiungerà presto un’altra: la menzione Ronchi del comune di Barbaresco; anche se, in realtà, ce ne sarebbero altre 6 che, tuttavia, non sono state inserite nel Disciplinare perché mai utilizzate sinora da nessuna azienda. “I crus esprimono una maggiore complessità dovuta alla particolarità del singolo terroir”. Nello stesso Comune di Barbaresco si possono individuare due crinali: uno che percorre la zona centrale del territorio comunale, dal fiume Tanaro verso est, lungo cui troviamo i vigneti Pora, Asili, Martinenga e Rabajà, dove i terreni sono più sciolti e fertili, i vini – di conseguenza – meno tannici e, generalmente, più eleganti; l’altro che va da sud-ovest a nord-est, lungo il quale troviamo i vigneti Niccolini, Rio Sordo, Martinenga, Asili, Rabajà-Bas, Paiè, Cole, Montestefano, Montefico e Ovello, dove i terreni sono più calcarei e i vini – di conseguenza – più tannici e minerali. Montestefano e Montefico, in particolare, sono ‘vigneti gemelli’, perché entrambi ripiegano lungo dei piccoli crinali laterali con esposizione a sud, sud-est”.Dopo l’assaggio del Barbaresco 2005 (circa 250000 bottiglie prodotte dopo 20 mesi di invecchiamento in botte, in vendita dall’autunno del 3°anno successivo alla vendemmia), la serata è continuata con la degustazione di 6 annate della Riserva Montestefano uno dei crus più famosi, menzionato per la prima volta già in alcuni documenti del 1878: invecchiamento complessivo di 4 anni, 3 anni in botte di cui il primo in botti da 25 hl, il secondo e il terzo in botti da 50 e 75 hl, tutte di rovere di slavonia, vendita en primeur come accade in Francia.Una verticale eccezionale tenuto conto che i vini proposti – fatta eccezione per il Barbaresco 2005 (attualmente in vendita) e per il Barbaresco Riserva “Montestefano” 2005 (in commercio dal febbraio del prossimo anno) – sono già tutti esauriti.

BARBARESCO 2005, 14%.
Colore rosso rubino di buona luminosità. Naso intenso ed etereo che si presenta con toni di viola mammola, ciliegia, lampone e, sullo sfondo, sentori balsamici e vegetali. Dopo la prima rotazione, il vino evolve in una nota speziata di chiodi di garofano e in un leggero ricordo di talco. Profumi eleganti come pure il sorso che è secco, intenso, caldo e abbastanza morbido. Il tannino è diluito da un’ottima dose di freschezza e da un buon corredo di sapidità. Abbastanza equilibrato, la persistenza finale è apprezzabile, viene fuori la grande potenza del frutto e una piacevole aromaticità di cacao.
Aldo Vacca: “un’annata interessante, forse meno chiacchierata delle precedenti e caratterizzata da una potenza che ricorda per certi versi quella dell’annata 1999. Dopo un’estate non caldissima, al momento della vendemmia l’uva era matura, ricca di acidità anche se le gradazioni alcoliche non erano molto alte. La raccolta fu ultimata velocemente (in soli 8 giorni) nell’ultima settimana di settembre, date le piogge del giorno 10 e del giorno 20 dello stesso mese. Sembrava si fosse solo evitato il peggio; invece i risultati di questo breve periodo di affinamento sembrano essere incoraggianti”.

BARBARESCO “MONTESTEFANO” RISERVA 2005, 14% (14.2%), anteprima.
Imbottigliato a marzo del 2009. Colore leggermente più intenso ma sempre dalle tonalità tipiche del nebbiolo. Naso meno irruento ma ben più elegante, più floreale (rosa e viola mammola) che fruttato (fragoline di bosco e lampone), selvatico, speziato (noce moscata). Le sensazioni eteree e balsamiche, specialmente iniziali, conferiscono un’importante complessità olfattiva al bouquet dei profumi in cui si distinguono anche note di conifera, di viola e di prugna. L’ingresso al palato è più morbido del precedente millesimo, il sorso è secco e caldo. Tannino fitto ma ben levigato, con un finale di frutta e liquirizia di buona intensità e persistenza.
Aldo Vacca: “Al momento della raccolta le uve del vigneto Montestefano avevano raggiunto una maggiore maturità ma avevano meno acidità. Annata – come detto – possente, tannini fitti, frutto carico e cupo. Persistenza terrosa”.

BARBARESCO MONTESTEFANO RISERVA 2004, 14% (13.8%), (scheda tecnica).
Colore sempre rubino. Naso abbastanza intenso a sfondo erbaceo e minerale, con una chiara impronta floreale e una leggera prevalenza del frutto. Ciliegia e lampone in confettura, vaniglia, ginepro, chiodi di garofano, terriccio, gesso e una nota quasi rugginosa. Sorso secco e abbastanza fresco, più vigoroso del 2005, l’ingresso è morbido. Il tannino è più forte ma nemmeno lontanamente ruvido. Prevalgono profumazioni più dolci, di grande eleganza; persistenza terrosa e balsamica.
Aldo Vacca: “Annata meno esuberante nel frutto. Un’estate piuttosto fresca e più uva in vigna rispetto al 2005. Durante l’estate, effettuato un diradamento intenso. Ad inizio settembre l’uva non era molto matura, poi le giornate calde, il cielo limpido e le notti fresche hanno permesso di vendemmiare nella seconda e terza settimana di ottobre (15 giorni più tardi che nel 2005)”.

BARBARESCO MONTESTEFANO RISERVA 2001, 14%, (scheda tecnica).
Il colore svolta verso l’aranciato. Naso molto minerale con una particolare nota ferrosa, impatto olfattivo abbastanza intenso e molto elegante. Frutta surmatura, viola appassita, pepe, chiodi di garofano, felce, canfora e sensazioni eteree. Dopo la rotazione vengono fuori sentori di grafite, tabacco, cacao, cuoio e sul finire il frutto, un frutto cupo (prugna). In bocca è potente, di lunghissima persistenza gusto-olfattiva, con un tannino serrato stemperato ancora da una certa freschezza. Di grande aromaticità, ha raggiunto un ottimo equilibrio, austero; e tutto lascia presagire un futuro di grande evoluzione.
Aldo Vacca: “Annata forse più complessa e robusta, più strutturata e potente della 2004 e della 2005 che, invece, sono più ‘snelle’. L’uva era ricca dopo un decorso stagionale eccezionale. Vendemmia tardiva celebrata ad inizio ottobre dopo una calda”.

BARBARESCO MONTESTEFANO RISERVA 1999, 13.5%, (scheda tecnica).
Colore rosso rubino, quasi aranciato. Non particolarmente intensi i profumi ma straordinariamente eleganti e complessi. China e tabacco all’inizio, poi ciliegia sotto spirito, marasca e prugna in confettura, radice di liquirizia, sentori minerali e vegetali, pepe nero e chiodi di garofano. A dieci anni dalla vendemmia mostra ancora un’ottima freschezza che diluisce un tannino molto fitto. L’impatto al palato è morbido, con forti sensazioni pseudo-caloriche. Sorso ricco in cui il frutto mostra tutta la sua potenza. Grandissima coerenza espressiva tra naso e bocca. L’eleganza ha un timbro simile al millesimo 2001 con un finale balsamico di frutta surmatura e fiori appassiti.
Aldo Vacca: “Vendemmia cominciata il 10 e protrattasi fino all’ultima settimana di ottobre. L’uva è maturata d’autunno e non d’estate, quindi presentava maggiore acidità e tannini più vigorosi. Annata straordinaria forse perché anomala: una grandinata a inizio giugno, infatti, aveva fatto cadere gli acini verdi non ingrossatisi tanto che non c’era poi stato bisogno del diradamento estivo. Estate fresca e splendido autunno, con vendemmia a ottobre inoltrato. Meno corpo, profumi intensi. Il tannino era decisamente evidente tanto da essere valutato come squilibrato, almeno inizialmente. Il rapporto buccia/succo era altissimo. La pompa quasi aveva difficoltà a completare i rimontaggi visto che c’era molta buccia spessa e poca polpa, -30% produzione, meno vino e poca resa”.

BARBARESCO MONTESTEFANO RISERVA 1997, 14%, (scheda tecnica).
Colore meno luminoso del precedente ma sempre sulle tonalità del rosso rubino con sfumature aranciate. L’impatto olfattivo è suadente e molto elegante giocato su note dolci di frutta in confettura, fiori appassiti e noce moscata. Dopo la rotazione compaiono sentori balsamici e minerali, di marasca e di mostarda, poi ancora odori fungini e di sottobosco, curry e tabacco. In bocca è caldo e potente con un tannino maturo, molto rotondo grazie all’acidità ancora viva nonostante gli anni d’invecchiamento. Si concede più facilmente del millesimo precedente e regala forti persistenze in coerenza con le percezioni odorose.
Aldo Vacca: “Annata caratterizzata da un’estate calda e da una vendemmia precoce. Tannini facili e vini più morbidi”.

BARBARESCO MONTESTEFANO RISERVA 1996, 14%, MAGNUM, (scheda tecnica).
Bel colore aranciato. Il bouquet dei profumi è molto ampio, l’impatto è intenso. Sullo sfondo il frutto, poi tabacco, radice di liquirizia, curry, legno di sandalo, china, goudron, arancia candita e chiodi di garofano. Gli anni che ha non li dimostra affatto. In bocca entra discreto ma è vigoroso; la freschezza è inaspettatamente ancora viva, il tannino è davvero potente ma perfettamente arrotondato. Ha tutto: equilibrio, potenza e eleganza. E ottime possibilità di ulteriore invecchiamento. Allungo finale da cavallo di razza con persistenza di sottobosco e di aromi balsamici.
Aldo Vacca: “Annata simile al 1999, più fresca, con vini più acidi, più tannici e più crudi. Ha anche meno frutto ed è stata meno asciutta rispetto al ‘99. Un’annata che all’inizio non era stata capita. Potente, maturazione lenta e vendemmia tardiva, con un tannino che sembrava essere ‘verde’ e che oggi, invece, sembra essere stato ben digerito”.