Di Anna Ruggiero e Mimmo Gagliardi
Il format è accattivante, i produttori di vino ospitano i ristoratori per una serata particolare ed unica presso le loro aziende, dove sarà possibile visitare le vigne e le cantine per poi gustare un’ottima cena preparata dal ristoratore “ospitato”, accompagnata dai vini della casa “ospitante”.Lo scopo è far conoscere le aziende presenti sul territorio alle persone, facendole sentire più vicine a se stesse nel momento in cui acquistano una bottiglia di quel dato vino. Fargli intendere che nel bicchiere c’è un pezzo della loro terra con le sue tradizioni, la sua storia, le sue vicissitudini (perché no) ma soprattutto il suo odore e il suo sapore.Siamo a Cantine Astroni con il ristorante La Compagnia del Ragù.

La serata inizia alle 19 con i cicli di visita alle vigne. Il personale è molto affaccendato perché i visitatori curiosi e attenti (diamo atto) sono molti.Il tempo non promette nulla di buono; infatti più volte durante la giornata ha piovuto a brevi scrosci…speriamo che tenga.In ogni caso all’ingresso dell’azienda sono stati preparati decine di ombrelli per i visitatori, così da consentire la visita alle vigne anche in condizioni sfavorevoli.

I filari di Cantine Astroni sono uno spettacolo naturale.Situati sulla cresta del cratere degli Astroni, a ridosso del muro borbonico, che si conserva pressoché intatto e che fu costruito per cingere la riserva di caccia dei reali dell’epoca impedendo agli animali di fuggire, hanno una vista mozzafiato su tutta la conca di Agnano che anche con questo tempo ha un fascino particolare: da Pianura all’ippodromo e dalla Solfatara al parco degli Astroni.Dopo un’esaustiva spiegazione storica e tecnica delle uve allevate, ritorniamo in Azienda passando tra grappoli quasi pronti per essere vendemmiati. Ci lasciamo inebriare dai profumi degli acini maturi mescolati all’odore di terra ed erba bagnate e di pioggia.Scendiamo in cantina dalla caratteristica scala e ci accolgono decine di silos in acciaio, lucidi e puliti. Qualcuno è vuoto e aperto in attesa del nuovo vino e le bimbe si divertono a sbirciare all’interno chiedendoci se veramente si riempiono tutti di vino.Ascoltiamo le spiegazioni sui diversi metodi di vinificazione adottati in azienda e sulle metodologie di conservazione, imbottigliamento e stoccaggio. In molti formulano domande, alcune elementari, altre più tecniche, ma è bello vedere che l’obiettivo dell’evento è stato per metà centrato. Le persone si interessano al lavoro dell’azienda e si rendono conto delle difficoltà che ci sono dietro la realizzazione di una bottiglia di buon vino.Cantine Astroni è un’antica azienda che da oltre quattro generazioni è presente sul territorio come realtà produttiva, e che concentra il proprio lavoro sulla valorizzazione del territorio mediante la tutela e la cura di vitigni autoctoni. I risultati della crescita aziendale sono evidenti, in termini di strutture e qualità dei prodotti, ma loro sono sempre qui in queste terre e intendono continuare nei Campi Flegrei.Soddisfatti della visita risaliamo verso il bel cortile panoramico mentre un altro gruppo di visitatori scende in cantina.Mentre godiamo della vista degustando lo spumante che ci è stato offerto, si tratta dell’Astro, vino falanghina, vinificato e spumantizzato con metodo charmat. I profumi di fiori bianchi e frutta a polpa chiara della falanghina si fondono con il sentore di crosta di pane tipica degli spumanti, mentre il sapore secco e il giusto equilibrio sposano bene con le fini bollicine.Guardandoci in giro notiamo che l’Azienda è piena di visitatori, alcuni già accomodati nelle sale di degustazione trasformate in ristorante per l’occasione. Avviciniamo Emanuela Russo, giovane e dinamica, che cura marketing e comunicazione per Cantine Astroni ma che, di fatto, è al contempo operaio e manager a tutto campo, che ci riferisce del successo sin qui ottenuto dall’evento.

Giunge il momento di entrare in sala e mentre vachiamo la soglia si scatena un temporale tropicale.
Ignorando la pioggia entriamo curiosi di gustare e valutare la cucina del ristorante “La Compagnia del Ragù” e vorremmo conoscere la padron chef Gena Iodice di cui si dice un gran bene.
Di lato della sala, in bella mostra c’è una foto d’epoca con una didascalia: “le radici del nostro futuro”. Ci colpisce e ci piace quest’immagine rurale, di tempi andati, nella quale è racchiusa la passione e il sacrificio di chi ha cominciato ed il rispetto di chi continua la tradizione di famiglia, dimostrando di continuare a credere in questa terra difficile.Tra le mille bottiglie ci sono esposti in bella mostra anche i prodotti gastronomici locali: cicerchie, miele, marmellate, olio. Leggiamo curiosi e intanto ci accomodiamo al tavolo dove il menù è in bella vista a stuzzicare il nostro appetito.Lo chef Gena Iodice ha dedicato la serata al pesce azzurro ed agli altri prodotti tipici del territorio. Scorrendo il menù notiamo che racconta della tradizione campana rielaborata e rinnovata con soluzioni estremamente singolari.Inizia la cena ed anche il pane è particolare: Panetti misti, di cui qualcuno alle alici. Deliziosi.Dopo un nuovo flute di spumante Astro ecco il vino bianco che accompagnerà gli antipasti: “Colle Imperatrice” Falanghina dei Campi Flegrei –DOC. Profumato e fresco.L’antipasto si intitola “Crudi del mare”: baccalà marinato al limone con pinoli tostati, crudità di tonno con finocchietto selvatico e chiodi di garofano, tartara di pesce bandiera con pesto al basilico, pinoli e limone di Procida e gamberetti rosa marinati agli agrumi.Il piatto è delizioso e davvero bello da vedere, ma le bambine, che stasera ci accompagnano, vogliono essere protagoniste e giocano con le macchine fotografiche, impedendoci di documentare la cena!Ai tavoli tutti chiacchierano allegramente commentando i piatti, mentre, come vuole la tradizione non può mancare la presenza dei “posteggiatori” (per i non napoletani che potrebbero equivocare, si tratta di musicisti e cantanti che accompagnano i commensali interpretando canzoni della tradizione partenopea) che girano tra i tavoli facendo dediche alle belle dame presenti. Intoniamo con loro brani tradizionali e iniziamo a cantare mentre ci viene servito un nuovo piatto definito “Intrecci di innovazione e tradizione”: Zuppetta con zucca napoletana, fagioli a formella, fiorilli e lupini di mare.A seguire il primo: Tubettoni di Gragnano con trancetti di muggine, cozze e fagioli di Villaricca.E’ il momento del vino rosso! Ci viene servito un “Colle Rotondella” Piedirosso dei Campi Flegrei – DOC. Caldo, equilibrato….ci lasciamo coccolare dal cibo e da questo vino mentre fuori piove a dirotto.Tra risate e canzoni ci viene servito un nuovo piatto chiamato “Il mare e l’orto”: Tortino di alici con zucchine e provola su crema di peperoni.L’abbinamento finora è tanto strano quanto buonissimo…non avevamo mai mangiato le alici con la provola!!!Largo al dessert: Mousse di ricotta di bufala e amarene nostrane con croccante di mandorle. Delicatissimo.Ad uno dei tavoli scatta una dedica di buon compleanno, una festa nella festa, a testimonianza dell’ambiente caldo e gioviale. Ad un altro tavolo si canta tenendosi per mano.Gena ha ultimato il suo lavoro e viene in sala, accompagnata da Emanuela, a salutare i commensali e a raccontare le sue splendide creazioni e gli abbinamenti con i vini.La avviciniamo e ci conosciamo dandoci appuntamento alla prossima iniziativa, che sarà alla Solfatara per la cucina geotermica (Qui).
E’ stata una serata molto piacevole. Salutiamo i nostri nuovi amici, chi ci ha ospitato, chi ha cucinato per noi e grazie a Malazè che ha pensato tutto questo.