È vero che Greci e Romani bevevano il vino solo se tagliato con acqua? O aromatizzandolo con scaglie di formaggio e miele? Il nostro Falerno è il Falerno celebrato da Orazio? In definitiva, quanto è rimasto del mondo antico nelle nostre vigne e nelle nostre bottiglie?

Archeologia dei vini in Campania” è un affascinante e documentatissimo viaggio nella storia più lontana del vino alla ricerca delle tracce archeologiche della sua nascita e diffusione tra Grecia e Italia. Un’opera prima che colma un vuoto nel quale, nel corso del tempo, si sono radicati talvolta falsi miti o – peggio – false storie. Mancava alla copiosa saggistica sul mondo del vino il libro di Flavio Castaldo, che di questo argomento se ne occupa da archeologo e al contempo da produttore di vini – o, come ama definirsi lui stesso, un vignaiolo –. Con il rigore di studioso che lo contraddistingue e con la scorrevolezza dei migliori saggi divulgativi, Flavio Castaldo ci guida attraverso i primi secoli di storia della bevanda che, letteralmente, ha conquistato il Mediterraneo (e oggi il mondo). Esplora il mondo di Ulisse alla ricerca dei termini che Omero usa per definire i vari tipi di vini allora in uso, dimostrando che un “mercato” del vino esistette già in epoche molto lontane; ci mostra il ruolo di quest’ultimo nella vita quotidiana della Grecia arcaica e classica attraverso il racconto di poeti e prosatori; sfata luoghi comuni e falsi miti – talora in voga nell’industria enologica moderna –, e infine approda sulle coste della Magna Grecia per seguire il progressivo diffondersi della vigna e della vinificazione in Italia raccontandoci il progredire delle tecniche, lo specializzarsi ed ampliarsi delle fattorie e realizzando un prezioso “atlante” ragionato delle qualità di vini e vitigni antichi che copre tutto l’arco della storia repubblicana di Roma. Le fonti antiche, così, diventano una sorta di guida enologica all’Italia antica, una preziosa voce che, se seguita con l’esperienza di chi conosce dall’interno il lavoro nella vigna e nella cantina, ci permette di ricostruire con esattezza quello stesso lavoro nel passato. Non ultimo, il pregio di questo volume è di far luce sul ruolo essenziale che gioca in questo quadro la Campania, l’area produttiva più importante e dove ancora oggi, grazie ad una serie di fortunate concause, si può cogliere l’eredità di duemilacinquecento anni di cultura della “bevanda di Dioniso”.