Di Fosca Tortorelli

Il secondo appuntamento “enoculturale” presso la galleria d’arte Nea, che si è svolto lo scorso 21 novembre, ha visto come protagonisti alcune tele di Salvatore Emblema ed i vini della conterranea cantina Olivella.
Forse, uno dei motivi che avvicina vino e arte, o quanto meno li mantiene in un rapporto dove il gioco di analogie e differenze si fa più libero e vivo è proprio questo: sono prodotti che per essere apprezzati hanno bisogno di un certo gusto.
Ovviamente bisogna riferirsi ad un gusto inteso con una chiave di lettura più profonda, come segno di originalità e di numerose sfumature.
Arte e vino possono quindi essere viste come esperienze molto vicine, specie se giudicate dal gusto che riesce a coglierne il giusto valore.
In questa occasione il percorso degustativo è stato introdotto e concluso dal racconto di Elena Pugliese, che ha presentato la performance teatrale Viaggio della trasparenza, un racconto vivo, intimo, in cui lo spettatore ripercorre il viaggio di Emblema, da Terzigno a Roma, fino a raggiungere New York, con le testimonianze di Carlo Giulio Argan, Rothko e Pollock.
Ma solo nella sua terra d’origine, quella vesuviana, prenderà il via quel percorso nella sperimentazione vera, che ha portato L’artista a privare la tela del colore, e a tesserla in modo da raggiungere l’essenzialità.
Il primo vino proposto non poteva che essere l’Emblema, un vino dedicato espressamente all’artista, che ne riporta sull’etichetta una delle sue opere, Fiore del Vesuvio, datata 1981, in cui il verde è il cuore vivo dell’immagine, un colore che ricorda l’erbaceo dei bianchi, ma anche la generosità della natura dei luoghi d’origine del pittore. Si tratta di un Caprettone in purezza che con la sua leggerezza e con la sua peculiare acidità si lega perfettamente alle trasparenze di colore delle prime tele.
Il Vipt (acronimo di Vino Piedirosso Tipico– che rappresenta per Olivella il primo esperimento importante e che si ispira al nome d’arte di Carla Viparelli, riportandone una sua opera in etichetta )  è il secondo vino protagonista.
Il rosso come colore e come forza materica ben si adatta all’espressività e all’originalita delle tele di Emblema.
A questi due vini sono state inoltre abbinate delle bruschettine appositamente composte da Mario Avallone, chef della Stanza del gusto.
Infine il Passito di Catalanesca del Monte Somma,il VO chiude il percorso, proprio come sintesi della ricerca espressiva affrontata dall’artista; anche nel caso di questo vino il togliere diventa un aggiungere.

Ancora una volta uomo e natura si compenetrano generando emozioni.
 
Foto di Anna Ciotola