20106446_1907383872869075_5600884983907446485_n#IOAMOILVESUVIO: L’HASHTAG LANCIATO DAI PRODUTTORI DI VINO
DEL VULCANO PIÚ FAMOSO AL MONDO PER LA DIFESA DI UNA TERRA
CHE RAPPRESENTA LA CULLA DEL VINO CAMPANO E ITALIANO

Il presidente del Consorzio: «Occorrono scelte forti, incisive per innescare processi virtuosi per uno sviluppo agricolo che assicuri tutela ambientale ed equo reddito»

Il disastroso incendio assurto alle cronache mondiali rende ancor di più il distretto del Vesuvio e del Monte Somma una terra da preservare. L’immagine di questo “hotspot” di biodiversità assediato dalle fiamme appiccate da disegni criminosi, alimenta con forza la riflessione sulla necessità di una più incisiva azione di salvaguardia di un territorio caratterizzato da un livello di diversità biologica particolarmente elevato, minacciato da perdita di habitat ed estesa perdita di specie.
In questa sfida l’agricoltura di qualità potrà costituire lo strumento più efficace. In particolare la viticoltura, che da sempre costituisce la voce più importante del lavoro nei campi della terra vesuviana. Di questo è fermamente convinto Ciro Giordano, presidente del Consorzio Tutela Vini Vesuvio. Il Consorzio, nato nel luglio di dieci anni fa e riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole e forestali nell’estate del 2015, conta oggi circa duecento soci, suddivisi tra viticoltori, vinificatori ed imbottigliatori.
«L’uva – dichiara Giordano – è qui protagonista sin dai tempi in cui i primi coloni Greci approdarono sul suolo campano. La fertilità dovuta al suolo vulcanico e la mitezza del clima hanno fatto del Vesuvio e del Monte Somma la culla del vino campano e italiano. Questo ricco ecosistema – frutto di un mix unico tra combinazione geologica, ambientale ed antropica – si trova oggi a fare i conti con una triste situazione, che pone questo territorio davanti ad un bivio. In questo momento di scelte forti, bisogna trarre insegnamento dalla storia. Quella storia che indica chiaramente che questa “terra nera” ha da sempre attratto l’uomo, che ne ha fatto terra di produzioni agricole di qualità».
Si tratta di un momento che richiede scelte urgenti e incisive. «Sappiamo bene – continua il presidente del Consorzio – che in questo processo i viticoltori sono chiamati a rivestire un nuovo ruolo. Un ruolo di gestori di un sistema complesso, vivo, che possa rinnovarsi, assicurando reddito e utilità sociale. Questo significa produrre non passando sopra la natura, ma attraverso di essa. Ma questo significa anche che chi detiene ruoli decisivi nell’ambito della programmazione è oggi chiamato a fare delle scelte forti. Alla politica spetta il compito di premiare un processo di sviluppo agricolo e vitivinicolo che potrà costituire un grande valore per la società. Quello che chiediamo a voce alta è che la politica orienti le sue attenzioni verso i protagonisti della difesa della biodiversità, gli architetti di paesaggi agricoli gradevoli, i difensori di un ricco ecosistema dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e dagli stessi incendi incontrollabili. La viticoltura – sottolinea Giordano – ha modellato da sempre il paesaggio degli angoli più suggestivi della terra vesuviana. Questo paesaggio unico al mondo potrà difendersi e rigenerarsi solo attraverso una gestione agricola che sia in grado di assicurare processi di produzione meno vulnerabili. Ma tutto questo potrà realizzarsi solo se la politica terrà sempre ben presente che il settore agricolo è implicitamente diverso da molti settori economici. Fino ad oggi gli storici paesaggi vitati vesuviani sono stati tenuti in vita da una generazione di viticoltori eroici, che affrontano quotidianamente sacrifici enormi. Uno sforzo reso ancora più gravoso da una burocrazia eccessiva che, in un’area soggetta ad ulteriori vincoli restrittivi, finisce praticamente per ingessare anche i processi virtuosi. Tutto questo, come in un paradosso, si trasforma in strumenti di forza per chi su questo territorio nutre visioni meno nobili. Questo rischio torna ora più forte che mai, perché le fiamme possono ulteriormente alimentare anche il collasso delle piccole aziende gestite da eroici agricoltori. C’è il rischio – conclude la guida del Consorzio – che anche questi valorosi protagonisti, di fronte a questa ulteriore e più difficile sfida, in mancanza di risposte concrete possano gettare la spugna e abbandonare i terreni agricoli. Il Vesuvio perderebbe così le ultime sentinelle a presidio di un ecosistema fragile. E sarebbe un danno per il mondo intero, non solo per Napoli e la Campania».
Questo forte desiderio di impegno è tutto racchiuso in quel #ioamoilvesuvio, l’hashtag che i soci del Consorzio lanciano a difesa di questo grande patrimonio.