vosne-romanee-e-rue-de-la-tacheDi Federica Palumbo

Borgogna: ma davvero?!

A volte la distanza che separa un sogno dalla sua realizzazione, può essere comodamente colmata con l’acquisto di un biglietto aereo. “Prenotato!” è stata la parola più romantica che ci siamo pronunciati negli ultimi 6 mesi e l’abbiamo capito solo dopo aver visto la stampa dei biglietti aerei per Lione, direzione Beaune capitale della Borgogna vitivinicola.
Insomma è fatta, due sommelier Ais che partono per la Borgogna. Nessuna pianificazione, un mese di tempo per contattare i produttori ed ottenere una visita in cantina (molti buchi nell’acqua ma anche sorprese inaspettate)…
Tra allarmi terroristici e paura degli aerei (di Federica) raggiungiamo la tanto agognata meta: Beaune, borgo medievale, residenza preferita dei Duchi di Borgogna e da oggi, anche nostra.
Veniamo a delle informazioni preliminari di importanza fondamentale:
1. prendere l’auto a noleggio costituisce imperativo categorico se uno degli scopi del viaggio è visitare le leggendarie vigne;
2. bisogna essere di madrelingua francese…. misura che, purtroppo, i nostri coraggiosi viaggiatori hanno totalmente ignorato!;
3. in tutta la Borgogna non esiste un benzinaio… munitevi di grande pazienza ed esercitatevi con i self service!;
4. un senso dell’orientamento sviluppato vi aiuterà ad evitare di spendere un capitale in internet per la geolocalizzazione in mezzo alle vigne!;
5. se avete paura degli insetti (come noi), in Borgogna farete un po’ di terapia d’urto!;
6. numerosi sono i cimiteri immersi nelle vigne, quasi a voler sottolineare che tra le viti l’eterno riposo è sì più lieve…;
7. trattenete la sorpresa quando fermandovi sul ciglio della strada, anche solo per consultare la cartina, scoprirete di essere con le ruote all’interno di un Grand Cru… capita di continuo!

Giorno 1: Vosne Romanée – Gevrey Chambertin
Ci dirigiamo a nord, in direzione della Cote de Nuits, luogo di elezione del pinot nero, il più elegante al mondo (anche il più costoso…).ecco-dove-abbiamo-lasciato-lauto
Malgrado le nostre intenzioni siano di percorrere la stupenda Route des Grand Crus, che taglia in due i magici vigneti della Côte d’Or, il navigatore satellitare ci dirotta in autostrada e da lì su per una stradina che conduce ai vigneti. Lasciamo l’auto a ridosso di un filare (non ci giudicate: eravamo in coda ad altri tre campioni!), che solo usciti dall’auto si rivelerà appartenere alla Grand Cru Romanée St.-Vivant “la grande seduttrice”, cosiddetta per la sua attitudine a regalare vini dotati di profumi avvolgenti e seducenti (così ci hanno raccontato… purtroppo non assaggiato!).
A questo punto i ricordi sono confusi, la sindrome di Stendhal incombe: a destra e sinistra Romanée St.-Vivant, dinanzi a noi campeggia la Romanée Conti, alle sue spalle si intravede la Romanée (il più piccolo Grand Cru della Borgogna con poco meno di 1 ha), individuiamo un po’ più su Richebourg e ci tremano le ginocchia. Sappiamo di essere circondati dalle leggende del pinot nero e, tuttavia, la cosa più disarmante che si presenta ai nostri occhi consiste in una sobrissima, quanto efficacissima, richiesta di non oltrepassare i muretti che delimitano le vigne, affidata ad un cartello posto poco a lato della croce de la Romanée-Conti. Riprendiamo l’auto e scatta la ricerca de la Tache, mitico monopole di poco più di 6 ha, che fatichiamo ad individuare data la frapposizione di alcuni altri Crus (La Grand Rue Grand Cru, Aux Malconosortes 1er Cru); alla fine ci riusciamo, semplicemente percorrendo la Rue de la Tache (a saperlo prima!).

qui-comincia-chambertinPuntiamo verso Gevrey-Chambertin, percorrendo finalmente la Route des Grands Crus (strada a doppio senso di marcia dove il più lento va a 120 km/h!) con un unico pensiero fisso: Clos de Bèze, mitico Grand Cru di 14,67 ha, nonché vigneto più antico al mondo essendo apparso per la prima volta nella storia nel 640 d.C., grazie ai monaci dell’Abbazia di Bèze! Un po’ di curiosità: i suoi confini sono intatti dal Medioevo; il vino di Clos de Bèze era l’unico consumato da Napoleone.
Seguiamo il navigatore satellitare e ovviamente sbagliamo strada. Senza dubbio la ricerca più estenuante di tutta l’avventura. Con somma sorpresa è Facebook (e le geolocalizzazioni degli utenti) a portarci esattamente dinanzi alla più fotografata “cabotte” (capanna del vigneron) di Borgogna!

Pienamente rispettosi di ciò che ci circonda, resistiamo alla tentazione di profanare le la-cabotte-di-pierre-damoy-clos-de-bezevigne. Tuttavia registriamo, con sommo disappunto, che un gruppo di cicloamatori francesi, dopo aver abbandonato le bici proprio ai piedi della cabotte, fanno incetta di acini di Clos de Bèze… poi dicono gli italiani!
Curiosità del giorno: a cena al bancone della Dilettante, fantastico bar à vin di Beaune con centinaia di etichette “rock” provenienti da tutta la Francia (niente Italia e resto del mondo: qui sono integralisti – per essere buoni!), incontriamo un gruppo di italiani (che sollievo!) con cui parliamo ininterrottamente di vini, formaggi, massimi sistemi e terroirs. Tra questi un esperto di Borgogna, selezionatore di vini per importanti cataloghi di distribuzione di vini francesi in Italia, il quale ci ospita all’1 di notte nel domaine in cui risiede a Pommard per degustare un magnum di Rosso di Montalcino Le Potazzine: la più pazza serata dell’intero viaggio… Qui apprendiamo alcune importanti dritte per visitare Corton l’indomani… Grazie Filippo!