Di Mauro Erro e Fabio Cimmino. 

 

INCONTRO n.1: IL NEBBIOLO DI  MONTAGNA, OVVERO, ARTURO PELIZZATTI PEREGO.

 

“O gusto, o divino senso dell’uomo, senso del bello e dell’armonia, o tu che delle belle opere conosci solo e discerni il valore e il pregio, padre e creatore delle belle arti, dirigi la mia ragione, anima la mia fantasia, acciocché, scrivendo io del gusto, non ne scriva senza gusto alcuno.”

Mario Pagano, Saggio del gusto e delle belle arti, 1785

È possibile interrogarsi su una idea di vino diversa, su un approccio ad esso diverso e su una comunicazione di esso diversa? Leggendo una vecchia intervista pubblicata su Porthos di Luca Mazzoleni ad Elio Franzini, Professore ordinario di Estetica all’Università Statale di Milano, nasce la metodologia del nostro discutere: “All’oggettività, nel campo della qualità, si perviene soltanto nel momento in cui si possono confrontare le opinioni soggettive, dunque nel momento in cui si instaura un dialogo tra le posizioni soggettive”. Una tavola rotonda, un laboratorio di degustazione tecnica, ma senza tecnicismi, dove non si stabiliranno vincitori e vinti, né premi o punteggi. Cosa si cerca in un vino? La piacevolezza?
Ecco cosa ha detto uno dei partecipanti: “la piacevolezza? Ogni tanto si parla di questa piacevolezza…io ricordo quei vini che, o facevano schifo, o che avevano…(quel “non so che” n.d.a.), i vini piacevoli non li ricordo per niente”.È sempre affidabile il classico metodo di degustazione? O i vini andrebbero accompagnati ai cibi e cioè, riportati alle condizioni in cui le persone a cui noi ci rivolgiamo – “i normali consumatori” – lo bevono?I vini di Arturo Pelizzatti Perego, hanno dato il meglio di sé proprio nel momento in cui sono stati accompagnati al cibo, e più d’uno dei presenti ha tranquillamente affermato che in una normale degustazione avrebbe penalizzato il vino degustato (tutti i vini ed in particolare il 1991 – stappato 12 ore prima come gli altri – emerso con l’innalzamento della temperatura).Concludo, prima di lasciarvi alle note che troverete di seguito scritte da Fabio Cimmino, sommelier e giornalista che ha guidato la serata, con una osservazione. Ho preferito che a questi incontri partecipassero anche quei normali consumatori che a noi (operatori del settore) si rivolgono per essere consigliati, sicuro di averne un giudizio sincero e non condizionato da sovrastrutture.
Bene, è emersa lampante la difficoltà di quest’ultimi di “capire” e seguire, in alcuni momenti, la discussione che si sviluppava.È possibile tradurre il “gergo” rendendolo discorso umano e comprensibile? Come trasmettere la passione e la cultura del vino?L’unica certezza per adesso è che i vini di Arturo Pelizzatti Perego sono stati unanimemente apprezzati (la platea, Rocce Rosse a parte, si è divisa tra il 1991 (il mio preferito) – che pure si presentava forse all’inizio della fase discendente della sua esistenza come giustamente notato da alcuni; appena manchevole nella struttura, forse sottile, e dalla persistenza non lunghissima – ed il 1995) per la loro genuinità, per la capacità di essere indiscutibilmente espressione del territorio ove nascono (sul rapporto tra tipicità del vitigno e aderenza al territorio – terroir come direbbero i francesi – avremo modo di interrogarci nei prossimi incontri).
Ringrazio Isabella Pelizzatti Perego e la sua famiglia per l’occasione che ci è stata concessa.

Hanno amabilmente colloquiato tra loro: Pasquale Brillante, Cristian Casolla, Fabio Cimmino, Massimiliano Discepola, Mauro Erro, Roberto Erro, Michela Guadagno, Tommaso Luongo, Massimiliano Mari, Sandro Mattia, Antonio Valentino, Isidoro Volpe.

Sassella Docg Riserva Vigna Regina 1991
Il colore lucente e trasparente, granato leggero dai vivaci riflessi rubino ed una bella luminosità. Naso pulito ed intrigante. Un profilo olfattivo essenziale ed allo stesso tempo dinamico che vive di una sua complessità sussurrata e di grande fascino. Ciliegia sotto spirito ed agrumi (arancia rossa e pompelmo rosa), delicate sfumature minerali (ferro) e floreali (rosa). Una nota affumicata in evidenza. Soffusi effluvi balsamici di erbe aromatiche e spezie orientali. Accenni di cuoio, sottobosco e liquirizia. Non delude le aspettative al palato. L’impatto in bocca è nervoso, con un’acidità vibrante che ne esalta la freschezza. Il tannino è ben presente eppure perfettamente fuso ed integrato nella progressione al palato. Un struttura pulsante. Chiude in un finale “dritto”, verticale, sottolineato dalla giusta sapidità. Rosso di grande carattere e personalità. Semplicemente emozionante.

Sassella Docg Riserva Vigna Regina 1995
Siamo al cospetto di un millesimo molto diverso. Il colore è più concentrato e la materia più ricca. Estroverso ed a tratti quasi esuberante per spinta aromatica senza tradire la sua vocazione “nebbiolesca” rigorosa e austera. La sua purezza espressiva si conferma nella sua dimensione spiccatamente minerale. Ancora una volta ritroviamo note di piccoli frutti rossi, tabacco, spezie, macchia mediterranea e liquirizia. Un naso decisamente più ampio e “disponibile” che viaggia su un registro decisamente più accessibile rispetto al campione precedente. Grande coerenza e corrispondenza di sensazioni al palato dove si rivela fresco e sapido nel finale. Sicuramente il vino più facile da apprezzare per intensità, equilibrio e lunghezza.

Sassella Docg Riserva Vigna Regina 1999 (In Anteprima)
Troppo giovane ed ancora bisognoso di affinamento in bottiglia. Probabile che non sia ancora venuto il momento giusto per questo bottiglia e che il millesimo in questione richieda un ulteriore attesa per esprimersi al meglio. Il quadro olfattivo d’insieme risulta leggermente sfocato e poco incisivo. Al naso non riesce a coinvolgere ed entusiasmare. Al palato la struttura c’è. Conoscendo la sapiente mano del produttore e la qualità della sua produzione, aspettarlo con fiducia è d’obbligo.

Sassella Docg Riserva Rocce Rosse 1996 (Fuori Programma)
Si presenta di un colore rosso granato scintillante, brillante e trasparente, luminoso e terso, di bellissima vivacità. Al naso esprime profumi di una complessità e persistenza davvero uniche. Aromi sottili ed allo stesso tempo intensi, precisi e puliti, piacevoli ed eleganti: piccoli frutti rossi e fiori appassiti, agrumi, grafite, tabacco, cuoio, cacao alla liquirizia, pepe nero, spezie e goudron. Balsamico, delicatamente resinoso e raffinatamente empireumatico si rivela straripante nella sua componente minerale che si dimostra particolarmente decisa e rocciosa (nomen omen). In bocca ha una bellissima freschezza grazie ad un’ acidità vibrante, viva e nervosa. I tannini, a loro volta, vellutati e setosi accarezzano il palato, l’alcol (solo 12.5% vivaddio) lo riscalda dolcemente. Il finale è morbido e asciutto, lungo e sapido, capace di distendersi in profondità.

Grumello Docg Rocca De Piro 2000
Il colore è un bel rubino carico. Al naso si mostra piuttosto compresso. Ha voglia di dire tante cose ed avrebbe, probabilmente, meritato molto più tempo per aprirsi nel bicchiere. Per la prima volta avvertiamo la carnosità croccante del frutto che si rivela integro, così generosamente profuso in termini di polpa e succo. Ritornano, poi, in bella sequenza sensazioni di fiori, spezie e minerali (ruggine). In bocca prevale la freschezza, il tannino morde senza perdere la sua distintiva finezza e setosità. Profondo e complesso, possiamo prevedere una notevole evoluzione per il futuro.