
Quando la si conosce, dopo qualche minuto, quando ci si comincia a intendere su vini, stili di vinificazione, annate, e via discorrendo, quello che colpisce è la sua incredibile curiosità, la voglia di assaggiare cose nuove e di essere sorpresa da vini che non avrebbe sospettato potessero essere buoni. Forse non quanto uno Chambertin di Rousseau o un Porto Nacional di Quinta do Noval, ma di sicuro piacevoli, inusuali per lei, e magari provenienti da zone non particolarmente note.
Così ha apprezzato moltissimo un Pinot Bianco 2004 di Falkenstein, o il Fiano di Avellino 2006 di Pietracupa, o il Montepulciano d’Abruzzo 2006 di Valle Reale. Quello che appariva chiaro è che, pur con un’esperienza sterminata come la sua, si può comunque essere aperti e privi di preconcetti, senza mostrare sussiegosità di alcun genere.
Non si può non pensare, così, a quante persone nel mondo (addetti ai lavori o semplici appassionati) siano invece così drastici quando si avvicinano al vino. Buoni solo i tradizionalisti, niente di valido sotto il 45° parallelo, oppure bene solo i vinoni, Californiani e Supertuscans su tutti. Come se attaccarsi a un’unica idea di vino fosse qualcosa di consolatorio, un rifugiarsi in un ambito rassicurante, oppure un modo per fermare, magari solo nella propria mente, l’inesorabile scorrere del tempo.
Eppure il vino è una delle cose che è in continuo cambiamento e la curiosità è forse l’unico atteggiamento ragionevole nei confronti di una materia così articolata e mutevole. Ma questo è un punto di arrivo per un appassionato. Nella mia personale esperienza posso dire che da giovane amavo molto i Bordeaux, poi ho iniziato a capire i vini delle Langhe, i Borgogna.
Ora bevo quasi solo vini bianchi, generalmente italiani, senza legno e da vitigni autoctoni. Un percorso che ha poco a che vedere con un’idea aprioristica del vino, di ciò che deve essere per forza buono e di ciò che, invece, deve essere cattivo o criticabile.”
Fonte: Gamberorosso.it
Foto:Worldgourmetsummit
il piacere di volare alto. nella sommellerie troviamo molti grandi temi dell’epistemologia applicata: il rapporto tra piacere e disciplina nella conoscenza, il rapporto tra complessità e riduzionismo, il metodo nella ricerca scientifica, i problemi della valutazione quantitativa e qualitativa, i conflitti tra teoria e prassi, la guerra tra scienza e fede, giusto per citare i primi che assillano la mia povera mente. signori, ce n’è per tutti. per tutti coloro che non intendono fermarsi ai dogmi ma si pongono tanti “perchè?” e “perchè no?”. d’altronde è proprio in tema di-vino che da secoli dioniso apollo e bacco si confrontano. si stappi il migliore…
bentrovato…e bentornato!
Tommaso
Mamma mia sempre dicono tutti e sempre le stesse cose… che palle! Ancora co’sta storia dei tradizionalisti e dei modernisti, dei vinoni e dei vinelli… che tristezza!
Mai una volta che si senta qualcuno pronunciare la parola “coerenza”.
Ecco l’unica cosa che uno vorrebbe da certi personaggi (non solo da Cernilli) un po’ di coerenza, nulla di più nulla di meno.
Tutti possono, tutti possiamo, cambiare idea, sacrosanto anzi indispiensabile attitudine per poterci evolvere, migliorarci, essere sempre aperti al nuovo e alle novità.
Ripeto basterebbe solo avere, oltre alla curiosità, un po’ più di coerenza e meno faccia tosta…