Di Michela Guadagno
Mavian è una nuova struttura aperta da qualche mese a S.Giorgio del Sannio, steak-house, wine bar e pizzeria tutti insieme. Il locale è elegante e luminoso, l’accoglienza vivace e simpatica, la direzione in sala è affidata a Francesca Martusciello. L’occasione è una degustazione dei vini dell’azienda Terre dei Doria di Gennaro Iorio, chef de cave all’Hotel de Paris di Montecarlo. Sulla parete di fronte al tavolo a ferro di cavallo scorrono le slides della Riviera Ligure di Ponente, delle uve Rossese e Vermentino, dei panorami scoscesi verso il mare con i muretti a secco a definire i terrazzamenti dellla tipica viticultura delle Cinque Terre. Vengono proiettate anche immagini di floricultura, e di oliveti, cultivar Taggiasca, a ricordare le altre produzioni della regione. Intanto, viene servito in aperitivo uno spiedino di baccalà e mozzarella in tempura con spuma di patate, e fa il suo ingresso il primo vino, Vermentino Riviera Ligure di Ponente 2007 da vigne impiantate nel 1988 su un terreno giurassico e scheletrico, naso mediterraneo di basilico e salvia, la nota salmastra lascia la bocca sapida, l’influsso dell’aria marina contribuisce ad asciugare suolo e grappoli. Sulla tavola grissini a pasta lievitata con pomodoro confit e grissini a pasta non lievitata con semi di sesamo, pani naturali e integrali fragranti di cottura sulla pietra del forno. Il rosato, Rosèse 2007 da uva Rossese, è una già nota conoscenza dei simposiarchi (qui), la vicinanza con la Francia ricorda i Cotes de Provence nel colore buccia di cipolla, bella la consistenza, naso di erbe provenzali, la cipolla ramata del colore viene supportata dal profumo di un panino alla cipolla caramellata e arancia servito al momento, caldo di forno, e nel frattempo appare sullo schermo un mazzo di rose in un connubio visivo e di gusto, viene alla mente che talvolta la “vie” diventa “en rose”. Il vino è morbido, equilibrato, servito su spuma di finocchi con radicchio croccante e salvia, se il cucchiaio raccoglie la salvia l’abbinamento con il bianco Vermentino è suadente, mentre con il radicchio il rosato si accende di note fumè. Sento parlare Pino Savoia con Mario Carrabs, quello che traspare dalle parole di Pino è l’idealismo. Un raviolo tirato a mano ripieno di ricotta affumicata in salsa di cicoria è il primo piatto pensato per il rosè, bene il finale di bocca lungo e la delicata mineralità con l’affumicato del raviolo. Dei due vini finora in assaggio la consistenza è corposa, vellutata. Il rosso, il terzo vino, Rossese di Dolceacqua Superiore 2007, ha la trasparenza come i pinot nero, è vivace al colore, profumi di fresia, piccoli frutti, fragola, un lieve sentore di legno e tabacco rivela una breve sosta in barrique di 2° e 3° passaggio, risponde in bocca una marasca, frutta giovane, struttura elegante. Arriva in tavola la focaccia bianca, la piccola Di Gruttola, Sofia, interrompe il cartone dei Barbapapà, papà Antonio interviene e paragona il vino al gamay, evidente il rimando al framboise. Secondo piatto di agnello, con groppetto al pomodoro e carciofo ripieno, la decorazione di un rametto di rosmarino in tempura si accosta al Vermentino, il carciofo non vuole vino, il bicchiere del Rossese continua a esprimere agrumi, citrino, acidità al palato, struttura da vino longevo. Fuori degustazione per il dessert Moscato di Baselice Zingarella di Masseria Parisi, da bere con le michette di Dolceacqua, aroma biscottato di biscotti all’amarena e scorze d’arancia candita che vengono servite al finale, croccanti e aromatiche insieme al Torroncino Bacio di Borrillo di S. Marco dei Cavoti.