Il nostro amico Raffaele ci regala via facebook sedici proverbi in lingua napolitana dedicati al vino…

Di Raffaele Bracale

Illustro qui di seguito, esaminandoli linguisticamente alcuni icastici proverbi napoletani che hanno per protagonista il vino.Come tutti sanno o dovrebbero sapere sotto il generico nome di proverbi sono compresi quelle sentenze, considerazioni, consigli che per essere stati dedotti dall’esperienza, ed aver trovato riscontro nella vita quotidiana hanno preso appunto il nome di proverbi (dal latino: probatum verbum→proverbu(m)(parola provata)). Questi che qui esamino fanno parte di quella complessa impalcatura di vita e pensiero fondamentale su cui poggia la cosiddetta filosofia partenopea.Vediamoli:

1- Tavula senza vino, jurnata senza sole!
Una tavola imbandita senza il vino è pari ad un giorno senza sole. Il buonumore che è determinato da un contenuto consumo di buon vino è pari a quello che mette in cuore una giornata di sole di talché un desco che fosse imbandito senza il sacramentale vino sarebbe triste ed uggiosa come una giornata nuvolosa.

2- ‘A meglia mmericina? vino ‘e campagna e purpette ‘e cucina!
Letteralmente: La migliore medicina? Vino preparato artigianalmente nell’adatto periodo stagionale di attività agricola in campagna (ad opera di vitocultori privati) e polpette preparate domesticamente (per mano di massaia).Nel doppio consiglio si adombra l’opportunità di ricorrere per guarire dai proprî malanni ad una medicina naturale rappresentata nella fattispecie dal genuino vino prodotto non industrialmente, ma artigianalmente in campagna ad opera di vitocultori privati, medicina naturale rappresentata altresí da polpette preparate domesticamente per mano di massaia secondo ricette familiari.

3- ‘Na bbona mmericina? Pinnule ‘e pullaste e sceruppo ‘e cantina!
Letteramente: Una buona medicina? Pillole di pollastro e sciroppo di cantina.
Anche in questo proverbio si adombra l’opportunità di ricorrere, per guarire dai proprî malanni, ad una medicina naturale rappresentata nella fattispecie da un genuino vino vecchio prodotto non industrialmente, ma artigianalmente in campagna ad opera di vitocultori privati,vino che qui è definito icasticamente sciroppo di cantina ossia vino invecchiato in botte, fino a diventare della consistenza liquorosa d’uno sciroppo e conservato in cantina domestica; la medicina naturale è qui rappresentata altresí non piú, come per il precedente proverbio da polpette preparate domesticamente per mano di massaia secondo ricette familiari, ma da gustosi bocconi di carne di pollastro;

4 –Vino, carne e maccarune songo ‘a cura p’’e purmune.
Vino e maccheroni sono la cura (per le malattie ) dei polmoni. Fu antica convinzione popolare che il cosiddetto mal di petto (malattia dell’apparato respiratorio) dovessi curarsi con adeguato nutrimento rappresentato nella fattispecie dalla classica unione di maccheroni, carne e vino (genuino)
5- Maccarune, carne e vvino a cannata, buonu sanco pe tutt’’a jurnata!
Maccheroni, carne e vino a garganella, buon sangue per l’intera giornata!
Anche in questo caso, come nel precedente proverbio,ci troviamo a che fare con un’antica convinzione popolare per la quale un abbondante nutrimento rappresentato nella fattispecie dalla classica unione di maccheroni, carne e vino (genuino) bevuto abbondantemente a garganella, produce effetti salutari (produzione di sangue) per l’intera giornata.
6 – Vino ‘a copp’ â menesta e ‘o miereco resta â fenesta
Vino (bevuto) sulla minestra ed il medico resta alla finestra. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un proverbio che compendia un consiglio salutista, consiglio che prevede l’opportunità di bere (abbondante) vino dopo d’aver consumato un piatto di zuppa di verdure in brodo; mettendo in atto tale consiglio si otterrà il positivo risultato di stare tanto bene in salute da costringere un inutile medico a restarsene inoperoso alla finestra!

7 – A ttavula nun se scappa: carne ‘e vacca e vino senz’acqua.
A tavola (desco approntato per mangiare) non se n’esce: carne vaccina e vino non annacquato.
Anche in questo proverbio ci troviamo ad avere a che fare con un consiglio quasi imperativo: la tavola è imbandita nel migliore dei modi (per produrre salutari effetti) solo in presenza di carne rossa (carne vaccina) e di vino schietto che non sia annacquato.

8 – Catarro? Vino cu ‘o carro!
Catarro? Vino in abbondanza!
Altro perentorio consiglio riguardante la salute; in caso di grave raffredore, l’unico rimedo efficace è il consumo abondantissimo di vino che riscaldando l’organismo combatte le malattie da raffredamento; ed il vino deve essere tanto che per il suo trasporto deve necessitare addirittura un carro!
9 – ‘O vino fa sanco e ssalute (vinum reficit homines et recreat vires).
Letteralmente: il vino produce sangue e salute; in certo qual modo il proverbio napoletano reinterpreta sotto forma di consiglio l’aforisma latino che affermava: il vino ristora gli uomini e ravviva le forze! Va da sé che anche questo proverbio si pone nella medesima scia dei precedenti consigliando una salutare assunzione di vino di cui son proclamate le benefiche capacità ristoratrici. Dei vocaboli contenuti nel proverbio alcuni sono stati esaminati antea; qui non rimane che dire del vocabolo

10- L’acqua fa male e ‘o vino fa cantà.

Letteralmente: l’acqua porta danni, mentre il vino mette allegria (dimostrata con il canto).Mi piace sottolineare la perentorietà di questo proverbio secondo il quale l’acqua è dannosa, al contrario del vino che è ritenuto vantaggioso, utile, proficuo; infatti (assumere) dell’acqua procura danno e perciò l’acqua (che altrove – affermando il medesimo concetto – si dice che ‘nfraceta ‘e bastimente a mmare (corrode le navi) ), l’acqua è apportatrice di tristezza, scontentezza, malinconia, malumore, mestizia, avvilimento; al contrario bere del vino genera contentezza, buonumore, gaiezza, gaudio,brio, vivacità, leggerezza inducendo addirittura al canto.

11 – Acqua a’ fraveca e vino  e’ fravecaturi.

Letteralmente: Acqua alla fabbrica(edificio in costruzione) e vino ai muratori.Per far progredire un’opera in costruzione occorre fornir di acqua la malta dell’impasto o i muri in erezione , mentre occorre conferire vino ai muratori affinché rinfrancati si applichino con maggior solerzia al lavoro!
12 – ‘O vino fa sanco e ‘a fatica fa jettà ‘o sanco!

Il vino genera sangue, mentre il lavoro ne fa perdere! Proverbio giocoso che mette in relazione l’ampiamente espressa precedentemente qualità benefica e salutare dell’assunzione di vino, con le deleterie conseguenze delle attività lavorative intese nocive per la salute dell’essere umano.

-Vino viecchio e cantenera ggiovane
Ad litteram: vino vecchio ed ostessa giovane. Ammiccante proverbio che offre due consigli; per il primo si raccomanda il vino vecchio, cioè quello stagionato che à già avuta la soddisfacente trasformazione degli zuccheri (ancóra presenti nel vino giovane vino pertanto meno gradevole e salutare del vino stagionato) in alcol; il secondo consiglio è quello di soddisfare oltre che il gusto (assumendo vino vecchio) anche altri appetiti, facendosi servire da un’ostessa giovane!
viecchio agg.vo m.le = vecchio
14 -Quanno ‘o vino è bbuono e bbella e bbona è ‘a tavernara, ‘o cunto è sempe caro!
Allorché il vino è saporito e l’ostessa è bella e procace il conto risulta sempre caro. Ci troviamo difronte ad un proverbio che parrebbe quasi contrapporsi al precedente, ed invece è soltanto una disincantata osservazione della realtà che spesso ci pone innanzi a situazioni contrastanti, ma ineludibili; nella fattispecie fuor di discussione che sia consigliabile assumere del vino gustoso e saporito, ma occorre metter in conto l’eventualità quasi certa di dovere sborsare piú del dovuto se alla mescita del vino sia adibita la padrona della taverna o bettola, che sia bella e procace ed offra oltre che un ottimo vino, anche la vista delle sue grazie fisiche.
15 – ‘O vino te fa guappo, ‘o barbiere te fa bbello e ‘a femmena te fa fesso!
Letteralmente:Il vino ti rende sfrontato, il barbiere ti rende bello e la donna ti inganna!
Gustoso ed ammiccante proverbio spudoratamente misogino nato in epoca tardo ottocento allorché a Napoli erano in auge la figura del guappo, quella dell’acconciatore maschile che svolgeva spesso anche funzioni di cerusico, flebotomo (salassatore); sia il guappo che con la sua arroganza e/o sfrontatezza spesso si ergeva a paladino dei derelitti, che i barbieri (per la loro doppia funzione di acconciatori e cerusici) furono ritenute figure positive al contrario della donna ritenuta sempre e comunque soggetto inaffidabile da cui attendersi solo inganni e/o tradimenti!

16 -Quann’ uno s’à dda ‘mbriacà, è mmeglio ca ‘o ffa cu ‘o vino bbuono.
Quando uno decide d’ubriacarsi è meglio che lo faccia con vino buono. Oltre l’ovvio significato che consiglia anche nel caso di ubriacatura di assumere del vino buono e non di quello scadente, il proverbio (che chiude questa piccola silloge e ne rappresenta quasi la summa con quel vino bbuono che la fa da padrone) à un pregnante significato estensivo che è il seguente: Se c’è da perdere la testa è piú opportuno farlo per chi o per qualcosa per cui ne valga la pena.