Di Rosy Lo Giudice
mappa-taurasi.jpgNascere vecchi e vivere a ritroso, ringiovanendo man mano che passano gli anni è un sofisticato esercizio di stile che ha ispirato opere di grandi autori come Gianni Rodari in “C’era due volte il barone Lamberto”, e F. Scott Fitzgerald con il suo racconto breve “Il curioso caso di Benjamin Button”, dal quale il regista David Fincher ha tratto di recente un film con Brad Pitt e Cate Blanchett.
M. Twain sosteneva convinto che: “La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere già ottantenni e gradualmente diventare diciottenni”. Ma è proprio così? Sarebbe davvero migliore o semplicemente più facile, l’esistenza di una persona che inverte il naturale scorrere della storia rispetto a tutti quelli che gli stanno intorno. Difficile, insomma, sciogliere con decisione l’enigma, eppure c’è un caso in cui possiamo affermare con certezza che questa paradossale vita al contrario dà frutti preziosi ed entusiasmanti, come abbiamo scoperto alla Città del Gusto Napoli Wine Lab Sezione G-Zona, giovedì 18 marzo, in una sera ad alto tasso di contenuti e di approfondimenti, completamente dedicata all’ “Irpinia, prove tecniche di Gran Cru”.Paolo De Cristofaro ha accompagnato tutti i partecipanti in un viaggio lungo la Valle del Calore, alla scoperta delle sottozone del Taurasi, in cui si producono vini capaci di ringiovanire con il trascorre degli anni.
Il viaggio enologico è iniziato con una degustazione orizzontale coperta di dodici vini dell’annata 2005 di altrettante aziende dislocate in alcuni dei diciassette comuni individuati dal disciplinare del Taurasi e che compongono le macro-sottozone taurasine, cui è seguito l’abbinamento vino – aziende con la descrizione delle zone di produzione, gli interventi dei viticoltori e degli enologi presenti. Il tutto è stato valorizzato dai sapienti e squisiti abbinamenti culinari, curati dallo chef della Città del Gusto.
Risalendo il fiume Calore, lungo la riva sinistra, nei comuni di Venticano, Pietradefusi, Torre le Nocelle, si collocano le aziende Colli di Lapio con il suo Vigna Andrea, fine, strutturato ed elegante, con un olfatto caratterizzato da caffè, rabarbaro e chiodi di garofano, e I Favati, il cui Taurasi Terzo Tratto si identifica con un quadro aromatico complesso disposto su sensazioni intense di eucalipto, terra bagnata, mora e ribes nero e al gusto con ritorni speziati e ottima persistenza.
Passando alla riva destra, nell’area collinare che comprende i comuni di Bonito, Mirabella Eclano, Fontanarosa, Sant’Angelo all’Esca, Luogosano, s’incontra l’azienda di Mastroberardino, con la più grande collina vitata della Campania, protagonista assoluta della storia dell’Aglianico, di cui abbiamo gustato il Radici 05, dai complessi aromi fruttati di ciliegia e mora, sentori selvatici e note di tabacco, caldo, persistente e bilanciato dall’ottima trama tannica in equilibrio con la giusta freschezza. Fanno parte della stessa sottozona, altri due interpreti del Taurasi: la cantina di Pasqualino Di Prisco, con il suo vino caratterizzato da nette note animali, fruttate e minerali, succoso e intenso al gusto e la Tenuta Ponte, il cui Taurasi, dai sentori selvatici, potenti e vigorosi, si contraddistingue per una notevole sapidità.
Ovviamente le più numerose protagoniste di questo viaggio nel mondo dell’Aglianico, sono le cantine presenti nel Comune di Taurasi, che, del resto, dà il nome alla Docg. Di questa particolare zona, sono stati assaporati il Taurasi 05 di Contrade di Taurasi, che spicca per un’elegante speziatura di pepe nero e cacao amaro e per un piacevole equilibrio tra tannini e acidità e il Vigna Macchia dei Goti, delle Cantine Antonio Caggiano, con i suoi profumi eleganti di viola appassita, foglie secche, frutti rossi sciroppati, sentori balsamici e un gusto raffinato dalla prolungata persistenza.
Il cammino lungo le strade del Taurasi è terminato nell’alta Valle del Calore, con i vigneti che uniscono Castelvetere a Paternopoli, passando per Montemarano e Castelfranci. Da Montemarano provengono il Vigna Cinque Querce di Salvatore Molettieri, dagli intensi profumi di terra umida, essenze minerali, frutta rossa appassita, grande acidità e tannicità vigorosa, il Nero Né de il Cancelliere dagli aromi di ginepro ed amarene, di gran temperamento e fine; a Castelfranci, invece, operano Michele Perillo, il cui vino è ricco di sentori speziati di pepe e cacao, connotato al gusto da una grande succosità e note evolute, nonché la giovane azienda di Raffaele Boccella che ha esordito con il Taurasi proprio con la vendemmia 2005, caratterizzato, senza dubbio, da intense sensazioni fruttate e speziate e al gusto equilibrato da una energica tannicità compensata da una piacevole freschezza; infine, approdiamo a Paternopoli, nell’azienda del giovane Luigi Tecce, con il Poliphemo 05, dagli intensi profumi minerali e dal sapore sapido e succoso.
Al termine di questo affascinante viaggio alla scoperta del signor Taurasi, indugia in noi il desiderio, negli anni che verranno, di scoprire come, questo vino dalla già lunga storia, riuscirà ancora a sorprenderci con la vivacità della sua energia emozionale e con la vigoria della sua esuberante giovinezza.