Di Franco De Luca

Il 20 settembre presso la casa circondariale femminile di Pozzuoli, per la prima volta, al portone d’ingresso c’era la coda per entrare e non per uscire. La polizia penitenziaria si è trovata con grande disagio a gestire una pressione che proveniva dal senso opposto rispetto all’ordinario ed invece di operare nell’impedimento di un’eventuale evasione si è dovuta impegnare per fronteggiare un’invasione.

L’invasione era di tutto il seguito di Malazè. Malazè si è conclusa, con buona pace dei server di posta elettronica (la targa di ringraziamento più grossa Rosario Mattera la doveva riservare ad Aruba). E come l’anno scorso questa importantissima e riuscitissima manifestazione si è conclusa con quello che per me resta l’evento più bello e significativo: la “Cena Galeotta”.

Dopo il successo della scorsa edizione la cena era così attesa che gli organizzatori hanno dovuto raddoppiare i coperti e comunque molte persone non hanno potuto portare il loro contributo. Qualche giorno fa Tommaso mi diceva di una nostra socia che voleva ad ogni costo esserci, “Tommà”, gli ho risposto, “l’avimma solo denuncià”.

Si tratta di una cena per beneficenza dal costo di 50 euro ben spesi e devoluti per intero all’associazione “Il carcere possibile onlus” che continuerà in questo modo l’istallazione nella struttura di una videoteca e l’allestimento di un centro multimediale per le attività ricreative delle detenute.

50 euro sono nulla in confronto alla proposta gastronomica. Tanti chef di altrettanti prestigiosi ristoranti dei Campi Flegrei, si sono cimentati nella preparazione di un menù di eccezione la cui realizzazione ha visto molte ragazze del penitenziario impegnate in prima persona, coordinate dal generosissimo Antonio Del Sole del ristorante La Tortuga.

Sarebbero tante le persone da ringraziare ma non vogliamo annoiare oltremodo chi ci legge, I discorsi rituali li hanno già fatti gli organizzatori ed i politici intervenuti, gli on. Schifone e Barbato.

Ci piace invece sottolineare la “normalità” che si respirava nell’atmosfera. Come ha detto l’intrepida direttrice dott.ssa Stella Scialpi lo sforzo è quello di rendere il penitenziario un “luogo” della società, con eventi che vedano una sempre maggiore integrazione tra quelli che stanno dentro e quelli che stanno fuori. Naturalmente il divario è ancora troppo forte, cenare all’ombra dei finestre cancellate mette un po’ tristezza ma il sogno è che di anno in anno siano sempre di più le donne coinvolte in prima persona. Il piccolo contributo dell’AIS è consistito in un minicorso tenuto nel pomeriggio da me ed Alessandro Palmieri a due ragazze della struttura: Anna e Alma, che poi hanno dato una mano nel servizio del vino insieme ai sommelier Vincenzo Bianco, Stefania Comes e Luca Bolondi (anche loro volontari per la causa, naturalmente). Anna e Alma sono state prima di tutto incredibilmente attente e motivate, ma oltre a questo spiritose ed amabili. Tommaso Luongo ha fregiato loro del nostro simbolo, il tastevin dell’Associazione Italiana Sommeliers ed adesso sono due nostre colleghe a cui auguriamo di cuore un futuro sostenibile.

La più bella conseguenza di questa entusiasmante iniziativa però, secondo il nostro parere, non è tanto raccogliere un po’ di soldi per comprare qualche altro televisore al plasma o videoproiettore, che pure servono per carità, quanto mostrare a chi forse non lo sa che il mondo contiene tante cose che se analizzate meglio contengono a loro volta altri mondi da scoprire che ancora hanno altri aspetti da analizzare e da sviscerare e così via, in una continua scoperta di universi uno nell’altro che costituiscono un frattale in cui noi tutti siamo immersi. Spiegare, per esempio, a chi lo ignora il perché il vino si serve in un certo modo, ad una precisa temperatura e così dicendo può far scoprire un’attitudine o una passione e diventare quindi uno stimolo su cui investire nel proprio futuro. Quante persone si innamorano di qualcosa che incontrano solo accidentalmente nella vita? Noi speriamo nel nostro piccolo di essere quell’”incidente” che innesca nuovi meccanismi di edificazione di una passione, e così gli chef, il catering e tutti coloro che hanno voglia di dare una mano. Basta solo essere curiosi e ricettivi, tutto il resto viene da se. La curiosità è il vero motore della vita e l’unico modo per non sentirsi mai soli.

Grazie Rosario, siamo orgogliosi della tua opera e della possibilità che ci dai di esserti vicino.

Foto di Michela Guadagno