Sabina AlbanoDi Gennaro Miele
Potrei raccontarvi di una sfilata in abiti Versace, di interviste e luci a fine di un vernissage, potrei forse anche descrivervi delle sfumature di trucco sugli occhi chiari e nocciola di longilinee ragazze e del loro sguardo serio, indirizzato oltre la folla acclamante sui gradini di salita vetreria, come quello di top model su riviste patinate e non rivolto a nessuno…
Ma perché dovrei parlarvi di qualcosa che avete visto voi stessi da Sabina Albano, si è trattato di qualcosa di eccezionale, ma io ho sempre creduto che l’ eccezionale non sia tale se non conquistato con ripetuti gesti di normalità senza pretesti che allenano tutti ad essere speciali almeno per qualcuno…non è necessario vedere sorgere tre lune in un sistema solare diverso, quella sera mi è bastato vedere la mia di luna, piccola e giovane al centro di un cielo azzurro tagliato come un nastro sfrangiato tra palazzi silenziosi nel caldo del centro napoletano, percorsi dai ricami di edera rampicante secca come una camaleontica crepa nel palazzo chiaro, e la luce del sole che stanca si poggiava sui tetti di case nuda da intonaco , luminose di regolare tufo , estratto dal cuore della città ed elevato come su di una mano verso il cielo.
Vi parlo infatti della luce dietro i riflettori, di giovani volti puliti e sorridenti, di smalti messi su esili piedi trai racconti di quel che accade nella vita e di telefonate alla mamma tra spuntini a base di un sushi comprato la mattina in un aeroporto londinese ed altre piccole cose come piccolo è il mondo. Dello sguardo attento e professionale ma anche materno di Sabina verso le sue modelle ed il suo staff, della dolce cordialità di Emanuela Russo che ci ha offerto in frutto dei suoi vigneti, che credetemi, non disseta ma incuriosisce fino a non averne mai abbastanza.
il pubblicoVedevo le ragazze sfilare tra passanti che abitano in questa strada, salire su quei gradini piegati dal tempo, dagli infiniti passi che felici o disperati li hanno calpestati
E rivedo un uomo affacciato al balcone mentre le ragazze sono in posa sui gradini più alti, sembra porgere in un gesto la mano per toccarle, come si può tentare di toccare un sogno riflesso in uno specchio d’acqua. Rimanendo però nella realtà del suo balcone senza vista sul mare
E come le bollicine che effergono un po’ per volta anche le persone accalcate su salita vetriera abbandonano il calice della notte lasciando sospese nell’ aria parole di gratitudine mentre un ultimo brindisi si consuma sotto la luce gialla dei lampioni.
Ho portato a casa con me non una foto della serata ma una cornice, fatta a mano , dalle tante mani che ho stretto , sfumata dalle sensazioni della notte che inizia e inchiodata al muro dai passi che ho percorso nel mio ritorno.