di Paola Polito
Tra le suggestive sale di Palazzo Cappuccini Art Relais, lo scorso 14 aprile, Casale del Giglio azienda vinicola di Ferriere nel cuore dell’Agro Pontino ha celebrato, con la presentazione delle nuove annate, una lunga storia intrisa di sapori, identità e tradizioni.
Una storia lunga quasi un secolo, quando tra il 1929 e 1939 numerose famiglie del Nord-Est italiano emigrarono in cerca di nuove opportunità, arrivando nell’Agro Pontino per contribuire alla bonifica delle paludi. Con loro portarono i dialetti, le storie e la loro cucina. In questo viaggio verso sud, i Cappelletti di Ferrara hanno trovato nuove sfumature di gusto, arricchendosi nel tempo dei sapori autentici delle materie prime locali.
Una tradizione gastonomica che oggi rivive immutata, e che Casale del Giglio ha scelto di raccontare con un momento unico, per celebrare questo legame profondo tra passato e presente.
Un evento, soprattutto, di valorizzazione e promozione del territorio, guidato dalle giornaliste Laura Gambacorta e Maria Corsetti insieme a Tommaso Luongo, Presidente AIS Campania, e ad Antonio Santarelli, patron di Casale del Giglio.
L’azienda Casale del Giglio sorge a Le Ferriere, a 50 chilometri a sud di Roma, è una delle realtà vitivinicole più rinomate e ben radicate nel territorio laziale, precisamente nell’Agro Pontino, in provincia di Latina. Creata da Dino Santarelli nel 1967, oggi questa realtà, simbolo del Lazio enologico nel mondo, conta 164 ettari vitati e una sempre più viva e crescente approvazione sia sul mercato nazionale che internazionale, testimoniata dai numerosi riconoscimenti segnalati dalle principali guide di settore. La famiglia Santarelli, dagli anni novanta si avvale della consulenza enologica di Paolo Tiefenthaler, che ha intrapreso un intenso progetto di ricerca e sperimentazione. L’azienda concentra la sua produzione su una vasta gamma di vitigni, che comprende sia varietà autoctone laziali, come il Cesanese e il Bellone, sia altre varietà internazionali come il Viognier, Petit Manseng, Petit Verdot e Syrah, uve che si sono perfettamente adattate al terroir dell’Agro Pontino e al suo microclima.
A Palazzo Cappuccini nella “Sala del pianoforte” tra vibrazioni di gusto e note armoniche, gli ospiti sono stati accolti da un aperitivo di benvenuto a base di salame ferrarese e un grande banco d’assaggio, per la degustazione delle diverse annate dei vini di Casale del Giglio, guidati dalla sommelier Alessia Perin che ha presentato con passione ogni etichetta. Tra calici e dolci sinfonie di gusto, protagoniste anche le abili mani della “sfoglina” Fiorella Guerzi che abilmente ha lavorato live la sfoglia dei cappelletti, tirando e modellando con maestria la pasta sottilissima, preparandone più di mille per l’occasione insieme a Paola Sangiorgi ideatrice dell’evento.
Durante il pranzo riservato alla stampa, il Cappelletto di Ferrara in Brodo di Gallina è stato accompagnato da due distinte espressioni dell’autoctono Bellone, Anthium 2024 dal profilo solare e mediterraneo, con un frutto maturo e ricco, armonioso e intenso e la riserva Radix 2020 versione strutturata, 24 mesi in legno e 6 mesi di anfora, un sorso pieno, centrale e persistente. A seguire è stato servito il Bollito di Manzo con Giardiniera, Mostarda, Cipolline Caramellate e Grana abbinato all’altro autoctono, Matidia 2023 Cesanese in purezza, un sorso fine, profondo, fresco, persistente e dai tannini integri e Mater Matuta 2019, blend di Syrah e Petit Verdot, al naso si esprime con un ventaglio olfattivo vivo e complesso, dalle spezie dolci, alla macchia mediterranea, con note di tabacco e caffè. Un sorso suadente e strutturata, con una trama tannica integrata e persistente con piacevoli sentori fruttati. A chiudere dolcemente, una fragrante Sbrisolona Mantovana abbinata ad Aphrodisium 2022, passito laziale ottenuto da uve Petit Manseng, Viognier, Greco e Fiano per un finale in ottimo equilibrio.
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