Di Karen Phillips

Per degustare Taurasi dovete capire Taurasi. Almeno questo è quello che credo. Quando degusto un vino, voglio capire il suo carattere. Da dove viene, il territorio. Voglio capire il percorso che questo vitigno, Aglianico, coltivato, vinificato e imbottigliato in una dei 17 comuni ricompresi nell’areale delimitato dalla DOCG. Come ha bisogno di maturare per almeno 3 anni (quattro per essere conosciuta come una Riserva), con uno di quegli anni in botte di legno (18 mesi per la Riserva). In altre parole, per degustare, è necessario comprendere.
Quindi, quando sono stato invitata a partecipare ad un weekend a Montemiletto (Av) per provare la nuova annata di Taurasi 2008, mi sembrava  l’occasione perfetta per assorbire quanto più potevo di questo interessante ed intenso rosso DOCG della Campania.Venerdì 20 gennaio. La sera prima che  il primo bicchiere del 2008 venisse versato, ho partecipato a una conferenza presentata da sei grandi enologi: Roberto Di Meo, Michele D’Argenio, Gennaro Reale, Fortunato Sebastiano, Massimo Di Renzo e Vincenzo Mercurio. Il loro compito è stato diviso in due parti. Prima hanno presentato informazioni sull’annata 2008. La vita in vigna rispetto alle condizioni climatiche, alle precipitazioni ed alle temperature, etc. Dettagli come questi hanno un evidente impatto sulla vita di una vite, su di un acino d’uva e, ovviamente, un impatto determinante su quello che analizzeremo più avanti nel nostro bicchiere. E per quanto riguarda l’annata 2008? Classificata come una annata calda…hot. La giusta quantità di pioggia, temperature ideali per l’Aglianico. Uva arrivata in cantina nella maggior parte dei casi perfettamente sana ed a completa maturità fenolica.  I mosti con una buona gradazione zuccherina (circa 14 gradi Babo) e  un’acidità spiccata. Successivamente, il territorio Taurasi DOCG è stato presentato per noi in quattro zone ben distinte, quattro macroaree. Ogni area è stata esaminata a fondo in modo da poter conoscere alcuni dettagli quali il profilo del terreno, l’altitudine e l’esposizione al sole. Ho ascoltato attentamente questa parte della lezione ben sapendo che sarebbero state informazioni assai utili durante il blind tastino previsto per il giorno successivo. Perché? Perché, per la prima volta nei 10 anni di questo evento, gli organizzatori della Miriade & Partners hanno deciso di presentare i vini in gruppi sulla base di queste quattro zone con una quinta categoria di vini ottenuti con uve provenienti da 2 o più macroaree diverse. Anche loro credevano che fosse importante capire…

Sabato 21 gennaio. Ore 09.50, ho preso il mio posto a un tavolo nel castello di Montemiletto, nel cuore del centro storico e mi preparavo a degustare. Trentasei le cantine erano indicate sul programma per un totale di 60 vini. Taurasi 2008, 2007, 2006 e 2005 5 e Irpinia Campi Taurasini Doc, Irpinia Aglianico Doc e Campania Aglianico IGT 2010-2007 erano disponibili per essere valutati. Io volevo degustare i Taurasi 2008.

Il Territorio di Taurasi

Volevo degustare i vini provenienti da Quadrante Nord-Riva Sinistra. Venticano, Pietradefusi e Torre le Nocelle sono i comuni qui.Questa zona è solitamente più calda delle altre zone, il terreno è argilloso per la maggior parte anche se alcuni settori hanno quote significative di calcare e di sabbia. I vigneti sono distribuiti ad un’altezza tra i 300e i 400 metri sul livello del mare a sud. Il tempo di raccolta inizia da metà ottobre. Vini che si caratterizzano per un profilo sensoriale di tabacco dolce. Volevo sperimentare i profumi ed esplorare i vini di aziende vinicole come Pietracupa, Donnachiara, Colli di Lapio, e I Favati.

 

Pietracupa

Volevo degustare i vini della Valle Centrale-Riva Destra. Vini prodotti nei comuni di Taurasi, Mirabella Eclano, Luogosano, Bonito, Sant’Angelo all’Esca e Fontanarosa. I vigneti qui sono in una zona che è più fresca rispetto alla parte sinistra del fiume e sono collocati ad quota tra i 400-450 metri di altezza. Mi è stato detto che a causa del terreno in questa zona, i vini qui sarebbe stati generalmente più eleganti e saporiti. Qui ho provato i vini dei Feudi di San Gregorio, Ponte Terra, Vigna Villae, Guastaferro, La Molara, Sella delle Spine, e Tenuta Cavalier Pepe.

 

Tenuta Cavalier Pepe

Poi ho voluto degustare i vini del Versante Ovest-Le Terre del Fiano. Questa zona  aveva suscitato la mia curiosità. Questa è una zona conosciuta per il Fiano di Avelllino, ma storicamente invece era un territorio dove si trovavno vigneti di Aglianico. I vigneti qui sono distribuiti tra i comuni di Montemiletto, Montefalcione, Lapio e San Mango sul Calore con un terreno che è sostanzialmente argilloso. Una zona in cui sono stata numerose volte alla ricerca del perfetto Fiano. Dovrei trovare differenze notevoli nei vini presentati? Due le cantine di questa zona; Antico Castello e Benito Ferrara.

 

Ferrara Benito


Ero pronta per degustare i vini provenienti dal Versante Sud-Alta Valle. Ovvero i comuni di Castelvetere sul Calore, Montemarano, Castelfranci e Paternopoli. Aree in cui ho trascorso molto tempo negli ultimi due anni. Vigneti con una’altitudine tra i 450 ed i 700 metri sul livello del mare. Quasi in montagna. Questa zona ha diversi tipi di terreno, ma il dato su cui mi sono soffermata di più è stato che qui le uve hanno più tempo per maturare lentamente e spesso il raccolto viene completato nel mese di novembre. Materie prime ricche di alcool, tannini e acidità. I vini che hanno anche bisogno di un invecchiamento più lungo. Ho provato nove vini di questa zona: Di Prisco, Amarano, Villa Raiano, San Paolo, Tecce, Colli di Castelfranci, Urciuolo, Il Cancelliere, e Contrada Vini.

 

Amarano

Poi… la possibilità di vedere ciò che accade nel mio bicchiere, quando c’è è un mix … un assemblaggio da 2 o più macroaree. Mastroberardino con uve dei loro vigneti di Montemarano e di Mirabella Eclano, mentre Rocca del Principe  utilizzate da uve provenienti da Taurasi e da Montemarano.

 

Rocca del Principe

E così ho assaggiato 24 Taurasi. Ho esaminato quel colore rubino scuro, immerso il naso in un ampio ventaglio di profumi che vanno dalla cenere, alle spezie come pepe ed a una profonda ciliegia matura. Ho assaggiato tannini grezzi, in alcuni casi, lievi in altri, ma raramente travolgenti. Ho trovato un paio di favoriti e qualche sorprese. Alcuni vini erano campioni di botte il che significa che li abbiamo assaggiati mentre è ancora in corso il processo di invecchiamento. In altre parole, l’azienda ritiene che essi non sono ancora pronto per la commercializzazione. Hanno bisogno di tempo.
E va bene così. Perché anche questi vini, all’assaggio, mi ha aiutato a capire un po’ di più sull’ Aglianico, un po’ di più sul territorio, un po’ più di Taurasi … Non voglio paragonare una zona all’altra in termini di qualità. Non é bello quel che é bello, ma é bello quel che piace. Ogni azienda ha la propria interpretazione del Taurasi. Naturalmente ho delle preferenze ma rispetto e so  apprezzare le loro differenze.

Perché per degustare Taurasi dovete capire Taurasi.

Almeno questo è quello che credo …
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