Di Mauro Illiano
Sono le ore 9, e sulla placida landa di Monteruscello domina un sole convinto di sé, le piante d’uva oscillano mosse da un vento tiepido foriero di racconti autunnali. Pochi uomini affollano i campi, che altro non attendono che essere spogliati.
Sono le 9.53 ed una folta schiera di avventori occupa la finta piazza antistante l’azienda. Un’aria allegra avvolge discorsi leggeri fatti con sorrisi cuciti sul viso, e tutto intorno ha l’aspetto di un sereno e scanzonato dì di Settembre.
Ore 10.05, il delegato arriva in perfetto ritardo, pochi istanti prima di partire, poi la carovana rende sua la via.
Sono le 10.55 ed un campo in apparenza nudo accoglie l’umore alto dei viandanti. Alzando lo sguardo si nota un muro verde: otto, forse dieci metri di barriera, fatta di piante secolari di Asprinio. Disseminate in ordine sparso, cassette, come forzieri, custodiscono le più belle gemme di una preziosa campagna casertana, su di esse campeggia una scritta che ha il sapore di un motto, ed in sé racchiude la storia di un luogo, essa dice “Grotta del Sole”. Come ragni, uomini forzuti si stagliano su una trama di foglie mosse, erti su scale antiche rivolte al cielo. Il rituale della vendemmia è in atto, il ciclo della rinascita si compie ancora. La scia di un sole che sale, il mormorio di una “tavola” in allestimento, ed è già convivio.
Sono le 11.55 ed un ritmo autonomo cadenza ora la vita del gruppo, nell’ora in cui altrove si sarebbe assorti in altri riti, qui, sulla terra del contado, si fa merenda seduti nell’erba. Qualche ape, mossa dall’invidia per il proverbial banchetto, prova a provocare i presenti, le mosche, invece, non si destano dal loro zuccherino cocktail d’uva. Fiotti di Asprinio pompano gioia nelle vene e negli occhi degli intervenuti, ed una mite giornata di Settembre giunge al suo giro di boa.
Ore 12.35, siamo al dolce. Una delle Dame di casa impalma due sfogliate colate d’oro, e tutto intorno si ode un sospiro di beatitudine; gli uomini mozzano sigari, le donne chiudono cerchi parlanti, sulla tavola si contano le briciole ed i vuoti.
Sono le 13.15, e dove prima c’era un dì di scoperta ora è ritratto uno sparuto gruppo in ribattuta, i campi tacciono, l’uva geme sul trattore, il sole è oltre l’ostacolo, ed il più fascinoso degli equinozi è già padrone della volta celeste oltre la terra.
Il giorno dell’Asprinio è stato, il giorno dell’Asprinio sarà per me e per gli altri un’altra storia da raccontare.