Gambero Rosso in collaborazione con l’Istituto Regionale della Vite e del Vino intende promuovere diffondere e valorizzare l’eccellenza dell’enologia siciliana. E lo fa a partire dal mese di dicembre, con una serie di iniziative che vedranno protagonisti i grandi vini di Sicilia: in programma infatti un calendario ricco di appuntamenti – tra degustazioni, seminari guidati e una cena di gala – per approfondire la storia, la natura e la professionalità di questa realtà italiana ma soprattutto per conoscere e degustare le etichette che meglio rappresentano la sua produzione enologica.
venerdì 14 dicembre ore 20.00 – 21.30 vi aspettiamo a NAPOLI presso Città della Scienza, via Coroglio n.57 per il Seminario:
I MILLE VOLTI DEL NERO D’AVOLA
con Paolo De Cristofaro
in degustazione i Grandi Vini di Sicilia
N.B. La partecipazione è gratuita, ma riservata ai soli Degustatori Ufficiali e Docenti abilitati. I posti previsti sono limitati. E’obbligatoria la prenotazione via mail (tommasoluongo@yahoo.it) entro Giovedi 13.
Le aziende e i vini
Fatascià Almanera 2005
Duca di Salaparuta Duca Enrico 2004
Gulfi Nero Maccarj 2004
Morgante Don Antonio 2005
Maccari Saia 2005
Feudo Principi di Butera Deliella
Curto Eloro Fontanelle 2005
Foraci Tenute Dorrasita 2005
Zenner Terra delle Sirene 2005
Zisola Nero d’Avola 2005
Calatrasi Terre delle Ginestre Nero d’Avola 2005
Cos Pojo di Lupo 2005
Bella degustazione anche sè non tutti i vini in cartello erano presenti a causa dello sciopero degli autotrasportatori.
Peccato inoltre che molte persone sono venute alla spicciolata pertanto la degustazione guidata da Paolo Di Costanzo si è concentrata nella sala che si è riempita per prima, mentre nell’altra si degustava quasi in solitudine.
Mi sono piaciuti:
Neromaccari di Gulfi caratterizzato da un naso evoluto ma non forzatamente spinto su note tostate e terziarie ed una bocca con una spiccata sapidità ed un tannino ancora in levigazione che si contrapponevano ad una alcolicità ben misurata;
Don Antonio di Morgante un must della tipologia, molto maschio, ruvido, pieno di carattere e per questo mai ruffiano o costruito;
Duca Enrico di Salaparuta un vino veramente aristrocatico, molto elegante, polposo, equilibrato;
Eloro Fontanelle di Curto il più complesso a livello olfattivo.
Non mi hanno soddisfatto:
Terre di Ginestra di Calatrasi di scarsa PAI e struttura;
Deliella di Principi di Butera con un naso troppo concentrato su spezie essiccate (dragoncello, santoreggia) e un corpo troppo spinto sulla forza muscolare.
Un vino che ha fatto discutere è stato il Pojo di Lupo di Cos, un biodinamico che ha bisogno di una sensibilità diversa rispetto a molti prodotti in commercio.
Si è parlato di tipicità, e anch’io sono d’accordo sul fatto che oggi è difficile riscontrarla, ma la mia domanda è chi la può definire in assoluto in un prodotto come il vino che è in continua evoluzione.
Non si può mica tornare al vino del contadino per parlare di tipico ed inoltre ben vengano diverse interpretazione di una stessa zona vinicola o di uno stesso vitigno, senza forzature estetico-commerciali, così almeno non si bevono vini tutti uguali fatti da diversi produttori.