Di Claudio Tenuta

Ancora una serata AisNapoli all’ enoteca Divinoinvigna, per confrontarci su quattro annate del cru Campoceraso di Taurasi,della Azienda Struzziero, una azienda vinicola del nostro territorio che nonostante sia fuori dalle luci della ribalta mediatica conserva il successo di un prodotto fedele nel tempo alla filosofia del condottiero Mario Struzziero: rispetto della materia prima sia in vigna che in cantina con la realizzazione di un prodotto finito che è in grado di sfidare il tempo, ma anche di dare forti emozioni anche nelle annate più giovani.
Le bottiglie delle quattro annate (1993,1997, 2000 e 2001) scrupolosamente aperte circa tre ore prima della degustazione da Mauro Erro vengono versate quasi all’unisono nei larghi bicchieri è già tutti i commensali cercano di scrutare fin dalla mescita i colori e la corposità di un vino tutto da scoprire.

Annata 1993: colore orientato decisamente al granato anche sè non sono assenti riflessi rubino, sinonimo di un vino che ha ancora fiato in gola per gridare. I profumi dopo qualche roteazione del bicchiere sono già perfettamente scomposti, al primo naso emerge una nota ematica e terrosa molto netta che con l’ossigenazione tende ad attenuarsi ma non a scomparire, poi emergono note di evoluzione ossidativa (quella buona) e di frutta secca e spezie essiccate quali la cannella, il macis…In bocca perde qualcosa in corpo e in complessità gustativa ma esprime ancora un tannino evoluto ma ancora vivissimo, sapidità e freschezza si alternano rendendo l’alcolicità un elemento perfettamente amalgamato al tutto.Il gusto rimane centrato su una bella prugna secca, ma anche su note di cioccolato fondente e tabacco Kentucky. Per gli anni che ha assolutamente un 7,5.
Annata 1997: è la più discussa e forse la più affasciante, una delle due bottiglie era completamente ossidata quindi esclusa dal giudizio, la seconda si presentava in un vestito rubino con unghia granata e con una intensita olfattiva maggiore rispetto alla ’93. Parte con note molto concentrate sul frutto: cassis, marasca sotto spirito, marmellata di more, poi evolve su un sentore molto nitido di cipolla rossa per chiudere su note di pepe nero e mandorla tostata molto delicata. In bocca la struttura si esprime in perfetto equilibrio tra le componenti morbide e dure, con un tannino maggiormente fuso rispetto al ’93 e con una sapidità ancora in bella evidenza. Il gusto di liquirizia e caffè rimane per molto tempo ad accarezzare le papille gustative. Giudizio finale 8,5.
Annata 2000: con il ringiovanirsi delle annate il colore diventa più concentrato ed assolutamente orientato al rubino, il primo naso è ancora diverso e spiazzante: frutto in apertura (uva spina, marmellata di prugne) poi un forte profumo di ibisco, per la precisione karkadè che riempie le narici in maniera dolce ed invadente, infine una nota animale non avvertita nelle due annate precedenti che è emersa in sordina ma che perdura anche annusando il bicchiere dopo 30 minuti. Qualcuno, non a torto, percepisce anche sensazioni nette di idrocarburi che arrichiscono il confronto tra i partecipanti. L’equilibrio gustativo inizia a scricchiolare dinanzi ad un tannino ancora non perfettamente fuso, ma la presenza di una struttura di corpo fatta di polialcoli ed alcoli ben calibrati rende la beva molto coinvolgente. La chiusura è su sensazioni di prugna secca, vaniglia e note di torrefazione che rendono la persistenza concentrata su note ammandorlate un poco sgraziate. Voto 8.
Annata 2001: è l’annata con la quale si è aperta la serata e con la quale io l’ho chiusa, perchè ha sovvertito qualsiasi schema precostituito. Si è presentata con sensazioni olfattive molto nitide, concentrate su polvere da sparo, anice stellato e chiodi di garofano, poi solo in un secondo momento sono emerse note dolci di fragoline di bosco e mirtillo in confettura, a questa complessità olfattiva ha fatto seguito una struttura robusta fatta dall’alternarsi tra le sensazioni tattili di tannino pungente e di alcol avvolgente. I sorsi successivi hanno ridotto questa lotta tra sensazioni dure e morbide ma hanno spinto a riflettere sulla capacità evolutiva di questo cru di Struzziero, assolutamente in divenire. La bocca ha chiuso su tracce di spezie mediterranee essiccate (cerfoglio, dragoncello) e su sensazioni di frutta secca (nocciola e castagna). Voto finale 8,5.