di BENEDETTA PERILLI
Forchette, stelle e bicchieri d’oro. Oggi ad inumidire le papille gustative dei clienti non è più quell’odorino d’arrosto che esce dalla cucina del ristorante ma la quantità di riconoscimenti e premi che le guide specialistiche assegnano al locale. Attenzione però. Non è tutto oro quel che luccica, proprio come insegna la storia di Robin Goldstein.

Ma è soprattutto nella carta dei vini che Goldstein dà il suo meglio, inventando una selezione ad hoc di rossi italiani scelti tra i peggiori vini segnalati proprio da Wine Spectator. Così a suon di bottiglie di Amarone del 1998, definito “not clean”, di un “aggresive” Barolo, di un “wrong” Cabernet Sauvignon, e di tanti altri vini giudicati mediocri, una finta osteria, con un finto menu, si aggiudica l’Award of Excellence del Wine Spectator. L’assegnazione del premio viene formalizzata con la pubblicazione sul numero di agosto della rivista cartacea e subito dopo l’Intrepido viene inserito nel database del sito. Ma da qui scompare il 15 agosto, data nella quale Robin Goldstein presenta l’eccezionale risultato della suo “grande bluff” al consueto meeting dell’America Association of Wine Economists tenutosi a Portland. “Naturalmente è preoccupante che un ristorante inesistente possa vincere un premio di eccellenza – ha commentato Goldstein – ma è ancora più preoccupante che il premio non sembri affatto legato alla qualità delle liste vini dei presunti ristoranti”. Ancor più grave poi che, nonostante i vini inseriti nella carta de l’Intrepido fossero stati giudicati totalmente mediocri dallo stesso Wine Spectator, il premio sia stato ugualmente assegnato.
Insomma sembra proprio che il business del vino sia molto più interessante della qualità del nettare, soprattutto per un colosso del settore come Wine Spectator che da questo giro di assegnazione premi sembra incassare qualcosa come 700 mila dollari annui.
Robin Goldstein, scrittore e sommelier, s’inventa l’Osteria Intrepido, a Milano, e tra i vini mette proprio quelli bocciati dalla rivista Usa Super premio da Wine Spectator ma il ristorante non è mai esistito. Il grande bluff svelato a Portland, ma solo dopo la pubblicazione dell’Award of Excellence sulle pagine della “bibbia” dell’enogastronomia.
Meditate gente, meditate…(T.L.)
Fonte:la Repubblica.it
Dopo aver letto oggi-25 Agosto, ndr-questo post sul blog di Luciano Pignataro diamo a Cesare quel che è di Cesare…
Fonte: Kelablu & Andrea Gori
ehi grazie mille del riconoscimento! ma sono comunque contento di aver portato la notizia al Tg5…
E’ il minimo…”Cesare”
in bocca al lupo.
Tommaso