Lo so, siamo ai margini dell’off topic…ma in nome del superiore interesse della Nazione Napoletana non potevo non rilanciare questa allucinante notizia tratta dal sito Kata Web del gruppo editoriale L’Espresso. Non ce ne voglia l’intraprendente chef dell’A16 ma considerare una proprietà intellettuale “privata” il patrimonio delle ricette storiche napoletane ci sembra un assurdo giuridico e spero che gli organi preposti siano nella condizione di poter intervenire al più presto per impedire questo scempio gastronomico d’oltreoceano. Magari fra un pò ci faranno pagare pure le royalties!(T.L.)

Adesso è sotto copyright. Così, accanto al menu è arrivato il magico simbolino ©. Dalla pizza marinara alla romana, dalla margherita a quella con i funghi, dai maccheroni al ragù alla mozzarella con le olive, e così via con la caponata fino alla trippa.Cucina napoletana, e più in genere del sud Italia, sotto stretta tutela.Sì, ma negli Stati Uniti. Succede all’A16, uno dei ristoranti più alla moda della baia di San Francisco. Un locale americano ma di cucina e di nome italiano, visto che quel A16 sta proprio a ricordare l’autostrada Napoli-Canosa, che unisce la Campania alla Puglia.Qui chef e proprietari considerano i loro piatti come una proprietà intellettuale e sul menu hanno chiaramente stampato “© 2008. Tutti i diritti riservati ristorante A16”. Non solo il nome del locale e il logo, dunque, ma l’intero menu.“Il mio scopo è di proteggere l’aspetto, il gusto dei piatti e tutti gli elementi che fanno di una cena all’A16 e all’SPQR (l’altro ristorante, ndr) un’esperienza unica in modo che nessun altro possa approfittare del nostro successo”, ha spiegato Victoria Libin, socia del locale e avvocato, a Nicholas Lander che ha raccontato la storia sul Financial Times.
A16 porta dunque a San Francisco la cucina – e i vini – della Campania e la pizza a legna di Napoli e li marchia col timbro del copyright. Un vecchio sogno, molto dibattuto, anche di tanti chef italiani, a cominciare da Fulvio Pierangelini, forse il più imitato con la sua Passatina di ceci e gamberi. Ma anche abbandonato perché di difficile applicazione pratica. Si è fatto piuttosto spazio – tra chi ha sensibilità e serietà – il ricorso alla citazione (piatto ispirato a…) e all’inventore della ricetta.In Usa invece la strada della legge l’aveva imboccata con decisione nel giugno 2007 Rebecca Charles del Pearl Oyster Bar di New York che denunciò il suo ex chef che proprio a due passi aveva aperto un nuovo locale facendo gli stessi piatti. La causa si è fermata nell’aprile scorso, prima del verdetto, con un accordo extragiudiziale: l’Ed’s Lobster Bar ha ritoccato il suo menu ed è tornata la pace.I proprietari di A16 sono invece andati dritti nella registrazione del menu e sono decisi a tutelarlo. E con qualche chance si dice. Vijak Toke, avvocato esperto di proprietà intellettuale, ha infatti confermato al Financial Times, che la strada seguita è corretta. E che due sentenze di tribunali Usa hanno già riconosciuto questo diritto a veder protetta la propria originalità.

E chi proteggerà la vera cucina campana?

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