Di Rosaria Fiorillo

Il 3 maggio a Roma per la giornata del Riesling presso il Goethe Institute. Manifestazione organizzata dalla giornalista enogastronomica, Benigna Mallebrain, con l’intento di diffondere la conoscenza del Riesling anche in Italia con iniziative come questa due giorni e non solo qui a Roma. Ho deciso di approfondire le mie conoscenze sul Riesling da quando a giugno dello scorso anno ho partecipato ad un Enolaboratorio® (qui e qui)organizzato dal delegato Ais Napoli Tommaso Luongo e da Mauro Erro presso l’enoteca Divinoinvigna: da allora, oltre al Greco di Tufo ed a pochi altri, ho imparato ad amare questo vino che a mio modesto parere darà del filo da torcere al più blasonato cugino francese Chardonnay. Arrivo a Roma alle 10.30 un po’ in anticipo ma va bene così, abbiamo il tempo di registraci con calma e di conoscere Benigna, un’affascinante signora bionda con un sorriso accattivante che ci dà un caloroso benvenuto. La manifestazione inizia con un mini concerto per pianoforte che ha consentito a tutti i presenti e anche alla sottoscritta di fare conoscenza con gli altri compagni di viaggio seduti ai tavoli (io ero con un giovane sommelier che lavora in un ristorante di Roma e alcuni ragazzi dell’Ais Roma) e anche di salutare un ospite d’eccezione come Luca Maroni, seduto al tavolo degli esperti.I relatori sono il Prof. Ulrich Fischer, enologo e viticoltore, il giornalista Steffen Maus della guida enologica Gault Millau ed esperto di vini italiani ed infine Dario Cappelloni, coautore dell’Almanacco del bere bene del Gambero Rosso. A fare da sfondo immagini di paesaggi incantevoli della Mosella, scene di vendemmia (che in queste zone è all’insegna della perfezione, i grappoli sono selezionati a mano uno per uno); una cosa che ci ha sorpreso è il coraggio di molti viticoltori tedeschi che come R. Frenzen hanno impiantato i vigneti ad altezze impossibili, anche fino a quasi 400 m e con pendenze oltre il 70%! Siamo partiti da una batteria di vini rappresentativi delle zone più importanti: il 2008 dell’azienda Schndeider per la Nahe, un ottimo 2007 del produttore Toni Jost che ha colpito al naso per le chiare note minerali e in bocca per la prorompente freschezza, un 2007 della zona Pfalz del produttore Dengler-Seyler e infine la Mosella con il 2007 di R. Franzen che è un Goldkapsel (bottiglia con capsula d’oro che rappresenta il vino prodotto con i migliori vigneti). Il vigneto tedesco è quello situato più a nord del mondo, e presenta un terreno vario (ardesia grigia, sabbia rossa, pietre vulcaniche) che, insieme all’annata, alle differenti esposizioni e a volte anche alla diversa ventilazione, dona ai vini prodotti caratteristiche differenti e intriganti. Come i vini della seconda batteria presentati dal Prof. Fischer che ne ha spiegato anche i processi di vinificazione: per esempio per i vini trocken allungano la durata della fermentazione aumentando la temperatura senza aggiungere zucchero o mosto concentrato. Mi ha colpito un trocken di Basserman-Jordan, annata 2007: naso intenso di fiori bianchi ma anche frutta esotica matura. In bocca è secco, l’ingresso è ampio e potente, i sentori sono quelli del miele d’acacia, della mela cotogna ma è la freschezza che è impressionante. Il finale poi è lunghissimo.

Il Prof. Fischer ha anche accennato alla classificazione dei vini tedeschi, i QbA prodotti in una determinata zona che devono soddisfare precisi requisiti di qualità. In un intervento Benigna Mallebrain si chiedeva come mai i vini da Riesling non sono così conosciuti in Italia rispetto ad altre parti del mondo come in Usa, Giappone e altri paesi. Abbiamo pensato che uno dei motivi sta anche nella difficoltà per esempio a memorizzarne i nomi delle etichette (dove ci sono tantissime informazioni oltre al nome del vino quasi sempre difficile da individuare, come il nome dell’azienda, la zona di produzione, la posizione dei terreni, l’annata, il livello di zucchero, la gradazione alcolica). Un altro problema potrebbe essere che nelle carte di pochissimi ristoranti italiani è possibile trovarne; infine qualcuno sostiene che il Riesling è un vino difficile, che per la sua spiccata acidità è lontano dai palati italiani abituati a un gusto più morbido e forse più ruffiano. E’ un peccato poichè oltre ad essere buonissimi questi vini hanno anche un ottimo rapporto qualità/prezzo. La pausa pranzo è stata anch’essa a tema: assaggini vari seguiti da una squisita zuppa al Riesling con crostini, uno spiedino di carne e ananas e infine, panna cotta al….Riesling il tutto innaffiato da un discreto spumante di Riesling. Per il penultimo seminario ci siamo addentrati nell’analisi sensoriale con la degustazione di altri vini interessanti come lo spatlese trocken dell’azienda Lucashof e il 2007 di Clemens Busch, dal naso floreale e agrumato e un gusto leggermente metallico ma morbido e con un buon rapporto tra acidità e sapidità. L’ultimo seminario, tenuto da Dario Cappelloni, ci ha condotto nell’abbinamento possibile tra i piatti italiani e i vini in degustazione e qui ognuno di noi ha suggerito i possibili accostamenti: io ho pensato ad esempio, con il Josephshofer Kesselstatt del 2007 ad un piatto di paccheri alla genovese di tonno mentre lo stesso Cappelloni pensava alla mozzarella di bufala campana, qualcun altro a un piatto a base di besciamella..Infine, per chi non fosse stato ancora sazio, apertura dei banchi di assaggio di altri 40 vini…ma per me è arrivato il momento di rientrare felice di aver vissuto un’esperienza formativa di tale importanza e auspicando di poter acquistare a breve in qualche enoteca ben fornita della mia città (ho già qualche idea..) un paio di bottiglie dei miei preferiti.