Il simposio d’estate di quest’estate che stenta ad aprirsi nei colori del cielo e del mare, a volte plumbeo, più spesso per fortuna soleggiato, ci vede ad Ischia, per esattezza a Forio d’Ischia, al ristorante Il Melograno di Libera e Giovanni Iovine, abbracciati con calore da Iris Romano, sommelier e da alcuni giorni Delegata dell’isola per Ais Campania. Un simposio del mare, di sabato mattina la prima avventura: l’aliscafo è completo e un gruppo di noi resta senza biglietto, poco male, prendiamo il traghetto successivo, ci ritroveremo ai Giardini Arimei, la tenuta dei Fratelli Muratori, per la degustazione di Pietra Brox 2008 da biancolella e forastera. La Tenuta ha una vista mozzafiato, valore aggiunto per una vigna che guarda dall’alto la spiaggia di Citara, Cava dell’Isola, da questa parte di Ischia all’orizzonte si intravedono le sagome di Santo Stefano e Ventotene. La cantina sfrutta l’umidità naturale e la ventilazione di una vera e propria cava scavata nella roccia, da una specie di oblò notiamo un’antica pietra da torchiatura per l’uva, da un’altra angolatura i palmenti per l’ammostatura del vino. Nella sala preparata per la degustazione gli altri vini prodotti dai Muratori, Greco e Falanghina della tenuta nel Sannio, Oppida Aminea, e naturalmente il Giardini Arimei di Ischia da uve stramature in uvaggio di biancolella, forastera, uva rilla, coglionara e sallunardo. Qualcuno chiede di chiudere con il Cisiolo da Pinot nero in bianco, dalla produzione Villa Crespia in Franciacorta del progetto Arcipelago Muratori che comprende anche la tenuta Rubbia al Colle in Toscana. Ma ci aspetta Iris al Melograno, siamo a pochi minuti di taxi, una bella tavolata sotto il portico all’aperto, ci accomodiamo in attesa di ciò che dovremo scoprire tra i vini destinati ai simposiarchi e i piatti preparati. Un benvenuto di cui non ho segnato il nome (anzi per la verità non ho annotato niente, proverò a citare a memoria), ed entra in scena il primo vino, bollicine, da una bottiglia dalla forma inconfondibile, e infatti Roberta ed Alessandro Maglione si astengono avendola riconosciuta. Un’impercettibile sensazione amaricante finale mi fa pensare ad un blanc de noir, ma non è metodo classico, lo dicono Gennaro Iorio e sua moglie Anita, e chapeau bisogna credergli. C’è un vitigno aromatico, si sente al naso, quindi uno charmat, ma di che? Malvasia, Pinot nero e Sauvignon dell’Emilia Romagna, Desdemona di Ceci. Tartàre di pagello (per chi è napoletano è più familiare chiamarlo lùvero) e riso Basmati al giallo di zafferano, beviamo ancora bollicine che Kuniko Weisz interrogata se italiane o francesi, risponde “champagne biodinamico”, semplice! Dalla corona di spuma nella flute a me sembra charmat, è fine il sentore di lieviti, poi viene Iris a raboccarmi il bicchiere, da un “sson” sfuggito all’eliminazione della capsula capisco cos’è, si tratta di Champagne Jacquesson n°733, e Gennarò conferma. Così però non vale, il gioco è sbilanciato, l’amabilissima presenza illustre dall’hotel de Paris di Montecarlo è ovviamente la più informata, qua rischiamo figuracce… più del solito! Altro piatto, altra corsa, alici marinate al limone alternate a strati di carotine tritate piccole piccole, sotto gelatina, con un vino dal colore rosa ramato. Le supposizioni si inseguono, di cosa parliamo? Provenza? Liguria? Siamo in Alto Adige, azienda Zeni, il vino si chiama proprio così, vino ramato, è Pinot grigio.. E poi, vado sempre a memoria, risotto con burrata e centrifugato di pomodoro, e ravioli al nero di seppia con patate, se non ricordo male continuiamo con gli stessi vini. Ma, ecco, nel bicchiere un vino bianco, profumato, Vermentino ligure Terre dei Doria, Gennaro strizza l’occhio ai simposiarchi, è di sua produzione! Filetto di tonno e vino nel bicchiere rosso granato, Ida e Tommaso Luongo dicono che nebbioleggia, è vero, ma cos’è?… e cos’è…? – se Pino Savoia non mi viene in aiuto telepatico in questo momento giuro che non me lo ricordo (ora gli telefono, nda)  massì…, Etna rosso di Calabretta!
Sul finale, incursione a sorpresa di Costantino Russo dal ristorante Il Mosaico dell’hotel Terme Manzi di Casamicciola, la foto di Sofia Aliberti immortala l’incontro tra sommelier di alto rango, e, fornito di sigari, anche Marco Starace per il commiato da Delegato uscente dopo tanti anni. Siamo ancora a tavola, il dolce è ricotta e pera ricoperto di una glassa al cioccolato da leccarsi i baffi, insieme al Passito di Pantelleria Bukkuram di Marco De Bartoli, notare la bottiglia marsalese, please!
Scendiamo di nuovo al porto, chi ha la fortuna di restare ad Ischia come Elena Erman o Bianca e Antonio Carpino lo fa, noialtri lasciamo l’isola con Michele Capozzoli, Alessandro Weisz, Marcello Boffo con amico Giuseppe, e manca a tutti Francesca Martusciello, assente giustificata, ma solo per questa volta! Post Scriptum del giorno dopo, leggo il menù completo con i vini, ho dimenticato di citare qualcosa, vediamo un po’: Bellavista Curtefranca Uccellanda 2004, e poi Baron De L 2005 Ladoucette, questo per i vini; pre-dessert e piccola pasticceria, e la sorpresa dello chef: spaghetti aglio olio peperoncino e cacao. Lo so, non ho più la memoria di una volta…..

 Michela Guadagno

…UNA VOLTA…

E’ vero Michela…la memoria non è più quella di una volta!

L’ amnesia, in effetti, può essere causata dall’assunzione di elevate quantità di alcool o può sopraggiungere in seguito a traumi che originano dall’inconscio di ognuno di noi (ma qui è materia per Sigmund Freud o per Totò). Una volta, forse, avresti ricordato sicuramente che il Desdemona di Ceci, lo Champagne Jacquesson 733, il Pouilly Fumé Baron de L e l’Etna Rosso Calabretta erano stati individuati dal sottoscritto. I meccanismi della memoria e dell’oblio sono molto affascinanti… (nella foto “La Memoria” di Magritte)

Tommaso Luongo