Di Francesco Paciello
Avevo già fatto un giro in distilleria qualche mese fa. Il contatto era nato a VitignoItalia, mi aveva incuriosito il divertente “off topic”: Un grappaiolo in quel di Mercato San Severino, poteva mai essere, e perché? Insomma di motivi che stuzzicavano la mia morbosa curiosità ve n’erano.Lo ammetto, già immaginavo la solita micro realtà intenta a stoccare bottiglie – etichettate col proprio marchio – prodotte da chissà chi.Nel corso di quella visita sono rimasto prima basito e poi felicemente meravigliato da un opificio moderno, curato, con un impianto di produzione forte di due linee di distillazione e dotato di un sistema di monitoraggio elettronico, grandi serbatoi di affinamento, piccola barricaia, doppia linea d’imbottigliamento. Per un momento mi sono sentito teletrasportato in una dimensione triveneta. Non che dalle nostre parti non siano capaci di realizzare strutture moderne ed efficienti ma, scusate se è poco, non con queste caratteristiche. Piccola indagine e viene fuori che la mano “veneta” c’è: Roberto Castagner da Treviso, mastro distillatore di rara capacità (non so se avete mai degustato la sua Torba nera 3 anni) e di grande visione. Mi hanno spiegato, con malcelato orgoglio, che l’idea “Progetto Campania” era una realtà: solo grappe monovitigno campane “lavorate” nei territori di provenienza. Infatti, il punto critico della Distilleria Castagner di Treviso, ma di tutte le distillerie del nord, è mantenere caratteristiche e qualità di un prodotto che, nonostante la cura nel trasporto e la refrigerazione, soffre la distanza e i tempi relativamente lunghi necessari a raggiungere la destinazione per la lavorazione. Per tale motivo la montagna è andata da Maometto ed è nata Campaniacquaviti, una joint venture tra Roberto Castagner e Guglielmo Russo, mastro liquorista noto e apprezzato.Le vinacce di Greco di Tufo, Fiano d’Avellino, Piedirosso e Aglianico sono ora trasformate in grappe bianche di qualità e, sfruttando la filosofia del Kilometro zero, mantengono inalterate le caratteristiche sensoriali dei vitigni di provenienza.Sulle ali dell’entusiasmo e della voglia di radicarsi su un mercato ancora troppo legato alle logiche d’etichetta, lunedì scorso, Campaniacquaviti ha organizzato un evento sicuramente fuori dagli schemi delle tradizionali presentazioni. Nell’occasione 30 invitati, scelti tra ristoratori, enogastronomi, giornalisti ed esperti degustatori, hanno partecipato a un “test” ragionato su tre nuovi prodotti. I campioni, frutto di differenti interpretazioni, sono stati posti al vaglio dei presenti ai quali è stato chiesto di compilare una scheda di valutazione soggettiva. Una modalità sicuramente innovativa, lo scopo è evidente: cogliere preferenze e suggerimenti utili a individuare uno stile “giusto” che sia dotato di una forte connotazione territoriale.
Ad ogni vinaccia la sua grappa, avrei detto io.
Primo test: Grappa da vinacce di Gragnano. Due i campioni presentati che, pur mantenendo la tradizionale specificità delle grappe del nord-est, esibivano, nelle differenti interpretazioni dell’impianto strutturale, sensorialità ben distinte tra loro, un gradevolissimo naso, note fruttate evidenti e una percepibile diversità nella morbidezza. Una bella lotta, tra le due.
Per completezza d’informazione, i test successivi hanno riguardato due liquori tipici campani: un moka (due campioni), infusione a base di caffè, di sola qualità arabica, della torrefazione Passalacqua, ed un nocillo (tre campioni) infusione da malli di noce di Montella. In quest’ultime ha sorpreso l’attenzione rivolta alle materie prime ed alla loro provenienza, molto apprezzata dai degustatori perché ben argomentata dal mastro liquorista. Piacciono il progetto e le sue finalità. Piace l’approccio, che finalmente rende giustizia alle potenzialità delle nostre vinacce. Piace, vivaddio, anche la mentalità imprenditoriale e, soprattutto, la passione tutta campana di Campaniacquaviti, reale valore aggiunto del progetto.
Un desiderio, infine, vorrei tanto che questo progetto conservi inalterate nel tempo le tipiche caratteristiche di artigianalità che distinguono, da sempre, le produzioni di elevata qualità.

Foto: copyright Alessandro Delia