Di Luca Massimo Bolondi
Sull’onda dell’emozione il report in endecasillabi del Tintore Day composto dall’impareggiabile Luca…(T.L.)

L’incontro è convenuto all’imbrunire
sull’erta di una ripida collina,
ospiti di una rustica Cantina
che degli Astroni muove il divenire.
Pochi sono gli eletti, che al richiamo
in ora e luogo fuori dal comune
rispondono, seguendo il buon costume
di far la prova con la propria mano.
Riuniti da medesima passione,
quasi fosse una loggia carbonara
che per veder la vita meno amara
s’infiamma ad un’idea di redenzione,
son di Costiera i Liberi Tintori,
onesti vignaioli di Tramonti
che invece di una vita a fare conti
fanno il buon vino, e in questo son signori.
Signori, sì, ma senza agio né posta:
duro è il lavoro in vigna in questo loco
freddo l’inverno, estate invece è un foco,
e un vento salso soffia dalla costa.
Spesso l’annata, poi, si mostra avara,
la pioggia o il caldo tardano a venire
il frutto è latitante, e per finire
può farsi viva qualche bestia rara.
Ma questi, che parrebbero disagi,
divengon per la vite condizione
d’un cultivar d’altissima elezione
(povero è il cristo, ma vanno a lui i re magi).
Ne nasce infatti l’uva del Tintore
da ceppi poco più che centenari,
in grappoli sparuti, neri e rari,
che affrontano i disagi con onore.
Da queste uve speciali viene un mosto
di gran colore, acidità e dolcezza,
adatto a farsi vino in sua purezza
e ripagar, longevo, il suo gran costo.
E come un tempo il Regno aveva figli
che la ragion di stato disdiceva
e nell’araldo non riconosceva,
così la terra ancor genera gigli
capaci di fiorire e di dar frutti,
ma privi della dignità del nome
per causa di un destino che s’impone
di clandestino in patria, ignoto a tutti.
Eppure tra la gente dove è nato,
nel cuore dei villani, è conosciuto,
la sua presenza è un dato risaputo,
di lodi e apprezzamento è circondato!
Burocrati e distratti governanti
posson voltar lo sguardo ad altra parte,
addurre causa nel mancar di carte
anche se i testimoni sono tanti;
la scienza e i vignaioli, con amore
raccoglieranno prove, addio alle scuse,
ché se il museo è il luogo delle muse
allora lo è Tramonti col Tintore!