Di Franco De Luca

Ogni anno il 25 dicembre è un giorno speciale per la comunità di Sant’Egidio e non solo perché è Natale. È il giorno delle mense destinate ai meno fortunati. Sono diversi anni che vi partecipo e vi assicuro che ogni occasione (e così ogni blog ed ogni vetrina) è buona per raccontare lo sforzo di queste persone che senza nessun secondo fine si adoperano per sostenere i più bisognosi in un momento così particolare dell’anno, quando chi è solo sente con ancor maggior peso la propria solitudine.In questi giorni particolari, però, ai membri della comunità si uniscono “orde” di volontari. Molti sono della mia specie, quelli cioè che vi partecipano occasionalmente e che qualche volta finiscono per procurare più fastidio che aiuto, ma che, sempre come me, sono comunque mossi da una genuina voglia di rendersi utile… e questo può essere anche semplicemente un sorriso a chi ne ha urgenza, anche solo una o due volte l’anno.I pranzi organizzati sono diversi, solo a Napoli e per tutte le festività se ne contano almeno 25. Per avere un’idea di cosa muove la comunità il 25 dicembre in tutto il mondo basta affacciarsi un attimo a questa finestra: http://www.santegidio.org. A Napoli la tradizione, così come a Roma, è particolarmente radicata. La madre di tutte le mense è allestita nella monumentale Chiesa dei Santi Severino e Sossio. Nella navata principale vengono sistemati i tavoli e servito il pranzo. Tutti i volontari si preoccupano dell’organizzazione e del servizio che viene svolto con attenzione ed accuratezza e coordinato dai membri della comunità. Poi c’è un momento particolarmente toccante. Verso la fine del pranzo, quando ormai tutti si preparano ad andare via, c’è una bella sorpresa: alle spalle dei commensali si apre il portone della chiesa ed in controluce appare un Babbo Natale speciale, con tanto di slitta, che porta doni “ad hoc”: indumenti caldi a coloro che vivono per strada, dolci e sorprese agli anziani soli, una carezza ai malati ed un abbraccio agli stranieri che vivono in solitudine ed angoscia in una terra che non li ha generati e che spesso non li accoglie. Sono tutti piccoli pensieri offerti per lo più dai volontari ma è comunque un momento magico, vedere i loro occhi pieni di festosità in quei particolari istanti rende tutti molto piccoli davanti all’immensità del bisogno ed alla fatalità della vita. Quest’anno i miei amici della comunità, sapendo della mia attività di sommelier nel gruppo servizi e sopravvalutandomi in maniera smodata, mi hanno strategicamente destinato al pranzo per gli stranieri della scuola Messignon (organo della comunità che da 14 anni aiuta l’integrazione dei lavoratori stranieri in Italia con rilascio di un riconosciuto diploma di partecipazione) che si è tenuto presso il chiostro della Basilica di San Lorenzo Maggiore. Gli stranieri sono stati particolarmente fortunati sia per la bellezza della struttura che li ha ospitati e sia perché hanno mangiato e bevuto benissimo. Loro non avevano problemi di salute, si tratta per lo più di persone che vivono e lavorano in Italia ma che non hanno dove andare in un giorno tanto particolare, per cui non c’erano restrizioni di menù. Hanno potuto godere anche dei vini e tra i tanti a disposizione spiccavano quelli di Frescobaldi, in particolare Remole (Sangiovese e Cabernet Sauvignon) e Pater (Sangiovese) oltre a tante altre etichette miste offerte dalle varie enoteche del territorio. Lo chef Giuliano Migliaccio (nella foto) è uno dei titolari della società Spazio Sapori che ha offerto il servizio di catering ed ha impiegato tre giorni a preparare per 250 persone, poi si è preoccupato di allestire un forno, di riscaldare, di sporzionare, senza perdere mai il sorriso e la voglia di scherzare. Ha avuto la fortuna di avermi come suo assistente, gli ho preparato un tavolo di appoggio con le cassette dell’acqua minerale che nemmeno Leonardo Da Vinci… per me è stata una bella conoscenza.
Nel salutarvi vi chiedo venia se ho sfruttato lo spazio del blog per raccontare di un evento che non è legato direttamente alla tematica di questo sito, ma mi piaceva ringraziare in particolare Giuliano per il suo spirito, per la sua generosità e soprattutto per la leggerezza con cui ha voluto esser generoso, e Carmen e Mercede, mie care amiche della comunità (nella foto) in rappresentanza di tutti coloro che in silenzio, senza fare rumore, riempiono (loro si in maniera assidua e costante) i cuori dei più umili e soli.