Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Nicola Venditti al convegno Biodivino Campania 2010 (T.L.)

Produzioni di vino biologico, casi aziendali. L’esperienza dell’enologo Nicola Venditti dell’Antica Masseria Venditti

Un doveroso ringraziamento al Presidente della Regione Campania, a tutti i funzionari della Regione che si occupano del biologico, agli organizzatori di questa bella manifestazione, alle Città del Bio organizzatrice del premio nazionale, a tutti i produttori di vini bio che hanno partecipato a questo concorso enologico, alla stampa tutta che ha diffuso la notizia di questo evento, a tutti Voi qui presenti.Recentemente ho avuto modo di partecipare ad un viaggio-studio tra i produttori bio in Germania aderenti ad un’importante associazione tedesca. Sono tornato ricco di nuove esperienze, e con la convinzione che dai tedeschi abbiamo molto da imparare. In Germania i produttori enologici bio sono circa 350, di cui 220 associati in questa associazione. Non è un altro sindacato agricolo, ma ha un’influenza incredibile sulle scelte in materia di biologico in Germania. Anzi anche le scelte europee dipendono molto da quello che viene proposto da questa associazione. E’ in discussione allo SCOF, il comitato per l’agricoltura biologica a Bruxelles, l’approvazione del regolamento per il vino bio. All’ultima riunione del 18 maggio è stato deciso di rimandare la votazione sul regolamento alla prossima riunione del 1 giugno, dove la Francia, con l’appoggio della Germania porterà una nuova revisione della proposta che vede contraria l’Italia. Essa prevederà la riduzione di appena 30 mg/l di solfiti nel vino rispetto al convenzionale e non contemplerà nemmeno ciò che il Gruppo di Lavoro del Ministero italiano aveva proposto, la revisione del regolamento a distanza di tre anni dall’approvazione. Prendiamone atto, ed invece di dividerci, differenziarci e a volte bisticciare, facciamo convergere le nostre idee verso un pensiero comune. L’alternativa è subire le scelte di paesi produttori di vino meno importanti. Pensate che avrebbe voce in capitolo anche l’Olanda che ha appena 40 Ha di vigneto biologico.E su queste proposte che invito i produttori vitivinicoli che vorranno segnalarmi la loro volontà ad aderire, in accordo con la Regione, alla costituzione di un gruppo di studio tra produttori, al fine di continuare il progetto ORWINE sul territorio regionale. Servirà a scambiarci idee, opinioni e confrontarci con esperienze già realizzate in altre realtà vitivinicole europee. Maggiori informazioni sono sul sito www.orwine.org.Il vino bio è di qualità.E’ una affermazione che qualche anno fa era un po’ messa in discussione, ma ora è il momento di affermare a voce alta che si possono ottenere grandissimi vini anche con metodi biologici.
Non è un caso che vini con questa certificazione, in competizioni enologiche dove non ci sono distinzioni tra le categorie, hanno successi posizionandosi addirittura ai primi posti nei concorsi.E’ bello vedere che anche grandi wine-maker molto famosi si avvicinano a questo mondo con convinzione e grandi risultati. Probabilmente chi ci ha creduto fin da tempi remoti aveva ragione. Certo è necessario condividere questa filosofia e metterla in pratica utilizzando pratiche enologiche adeguate ed innovative, ma soprattutto cantine adatte, complete di nuove tecnologie e all’avanguardia nella tecniche. Questo non è impossibile.Per fare un grande vino ci vuole una grande uva.Modificando il detto si può affermare che per fare un grande vino biologico è necessaria una grande uva biologica.Per fare una grande uva biologica ci vuole un grande viticoltore motivato e che condivide questa filosofia, un vigneto in una zona vocata, nel vigneto un grande vitigno meglio se autoctono, tanta conoscenza e tantissima pazienza, ed anche un pizzico di fortuna.E allora diventano importanti le pratiche colturali adottate, il controllo delle infestanti nel vigneto, la fertilizzazione e nutrizione delle viti, il sistema di allevamento, la gestione della copertura fogliare, la protezione delle piante con il monitoraggio delle patologie principali, degli insetti e la lotta alle crittogame più importanti.Poi si passa al vino.Per l’ottenimento dei vini bianchi sono importanti la raccolta, i trattamenti sulle uve e sul mosto, la fermentazione, le temperature utilizzate, le chiarifiche, lo stoccaggio dei vini fino ad arrivare all’imbottigliamento.Per i rossi sono altrettanto importanti la raccolta, il processo di fermentazione, la fermentazione, la macerazione, le temperature, le chiarifiche e la stabilizzazione, la filtrazione e l’imbottigliamento.
E’ importante tener conto degli standard igienici, il dimensionamento della centrale del freddo, la gestione oculata della SO2, dei lieviti ed i loro nutrienti, la gestione dell’ossigeno. Particolare riguardo deve essere data a pratiche enologiche che permettono di ridurre l’impiego della SO2.Pratiche come la vinificazione in riduzione oppure l’iperossigenazione devono essere attentamente valutate decidendone insieme all’enologo l’eventuale impiego.Un’attenta valutazione farà in modo di attenersi al nuovo regolamento ed ottenere un prodotto naturale, sano e certificato. E questa certificazione sarà necessario riportarla in etichetta, credendoci fino in fondo ed avendone il coraggio di farlo.La mia lunga esperienza in questo settore ne è la dimostrazione. Il Gambero Rosso 88 citava la mia azienda e già definiva biologico il metodo di produzione che utilizzavo. Ma quello che mi piace di più ricordare è il Premio Falanghina Felix 2009 dell’ottobre scorso, dove la mia falanghina è stata riconosciuta come migliore falanghina della Campania. In competizione non c’erano solo falanghine bio, ma ben 42 rappresentative di tutte le province campane. E’ un bellissimo premio che mi fa onore e dimostra che il bio può essere anche più buono del convenzionale.Posso augurare ed augurarmi che la prossima vendemmia sia finalmente la prima con questo nuovo regolamento. Se così sarà ci ritroveremo l’anno prossimo con tutte le carte in regola per chiamare senza dubbi il vino con il termine di vino biologico.Sono convinto che il futuro è nel bio! AUGURI!