Di Luca Massimo Bolondi
L’antica Via Francigena, che portava i pellegrini dalle Alpi a Roma, scendendo da Siena verso il Lago di Bolsena incrocia la Val d’Orcia. Un orizzonte di colline, morbidi profili, pendii erbosi coronati da filari di cipressi e casolari, ville rurali, in pietra chiara e cotto, curatissimi. I centri urbani dominano il contado dal crinale delle motte; la vista può spaziare d’intorno e il silenzio operoso della natura è capace di accogliere senza interruzioni i motori e i rumori acuti del lavoro degli uomini. Ogni tenuta agricola apre al viaggiatore, offrendo letti e tavoli imbanditi, per un compenso che invita a ritornare. A tavola in agriturismo, coi contadini, raramente gli ospiti parlano una lingua sola. Il mondo che viaggia conosce la Toscana e l’Umbria, e vi si incontra. In questi luoghi ogni attività pubblica, familiare e del lavoro cura e rispetta il territorio, perché è di tutti quindi di ognuno. Non il paradiso, semplicemente un luogo che vive bene, come negli Effetti del Buongoverno, il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti visitabili poco lontano, studiati dai giovani urbanisti all’università e presto dimenticati. Questa terra è antica: le ere han levigato i colli. Questa terra è giovane: vengono soffi vulcanici dal sottosuolo attivo. La sensazione di luoghi antichi e giovani insieme viene dal come le due cose si parlano, come a Bagno Vignoni dove la piazza è una vasca di acque termali fumiganti in cui si specchiano i palazzi intorno, acque che un tempo muovevano i mulini e oggi muovono i visitatori da tutto il mondo. Terra di persone ospitali, dedite al lavoro, capaci di trarre frutti dal suolo e viverne. Terra di vigneti tenuti meglio che sul manuale di agronomia, in gran contrasto col disordine degli attrezzi agricoli e delle risulte ammucchiate sul retro di casa del contadino. Terra curata, ma non necessariamente ordinata come una Svizzera… Non il paradiso, ma una vallata fertile che collega Montepulciano con Montalcino, un unico territorio vocato a Sangiovese tra la città del Nobile e la città del Brunello, un’unica “piccola” doc quasi neonata (2001) tra blasonatissime storiche signorili docg. Accade che mentre in un comune blasonato si affollano oltre settanta produttori vinicoli a spremere ogni centiara ben esposta, vitata, pagata a prezzi da suoli edificabili a New York, anche a costo di sfidare un disciplinare e farsi dileggiare dai giornali mondiali pur di far numero di strapagate bottiglie, nella valle, invece, un novero assai minore di vignaioli curano lo stesso terriere con vigne spesso quasi cinquantenarie per produrre un Orcia Rosso Doc variegato e sorprendente, in numeri da far sorridere. Sorride soprattutto chi ha provato gli stili di vino diversi di ciascun Podere, frutto di uvaggi distinti, pensati per accompagnare diversi piatti delle Dop locali. Il disciplinare consente il Sangiovese dal 60% in su, in blend con gli internazionali caldi (Merlot, i Cabernet) per lo stile morbido, o in versione tradizionale (90% Sangiovese, 10% Colorino, oppure Sangiovese in purezza) per lo stile duro. Ne risulta un Orcia sempre uno o centomila, mai nessuno: bisogna che il vignaiolo ci si impegni, per farlo anonimo. Accade infine che un campione di questo territorio, Guardiainvigna di Podere Forte, venga presentato alla Commissione che assegna i cinque grappoli AIS dell’anno in corso e che il suddetto campione meriti il riconoscimento, premio per una punta di eccellenza in una valle di qualità. Come in un torneo medievale, al primo classificato tocca in sposa la bella (e una sfida matrimoniale…) mentre ai cavalieri va l’onore della partecipazione.
A chi scrive è avvenuto di conoscere Marco Capitoni e famiglia, vignaioli in Pienza. Marco conduce un’azienda viticola da tre generazioni e produce vino. Cordiale, immediato e diretto, chiaro e concreto. Aggettivi che valgono per l’uomo come per il vino. Il primo incontro ha subito trasmesso valore, ha attivato l’attenzione, ha suscitato il desiderio di approfondire la conoscenza. Con Massimo Florio abbiamo rubato una giornata alle rispettive agende e siamo tornati insieme in cantina da Marco, confermandoci di avere fatto un buon incontro. Fra i vini, un Orcia Rosso Frasi 2006 che al naso e al palato si è presentato con la forza e l’austerità di un signore cinquecentesco. Quando si è chiesto dei numeri prodotti, la risposta ci ha confermato che piccolo è bello. Quando si è chiesto il prezzo, abbiamo pensato che i cavalieri e non il campione sono i veri vincitori del torneo. Ma questo è solo un assaggio, di un’altra storia nella storia, di cui alla prossima puntata.
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