A cura di Fosca Tortorelli[1]

 In quest’ultima edizione della Biennale di Architettura di Venezia si è voluta dare maggiore enfasi ai concetti di idea e ricerca proiettati verso un nuovo possibile futuro da costruire rispetto ad una reale e visibile concretezza dei progetti architettonici.

All’interno degli spazi dell’Arsenale e dei Giardini, si è cercato di riportare il “mondo” ed il modo di viverlo, creando luoghi in grado di trasmettere diverse esperienze a livello sensoriale, come la “stanza della nebbia” o i giochi d’acqua ricreati con luci stroboscopiche.

Altresì spostandoci all’esterno di detti spazi, ritroviamo una certa concretezza, in uno dei numerosi eventi collaterali della Biennale stessa, la mostra “Le cattedrali del vino l’incontro tra due culture” [2], nata dalla sinergia tra Gambero Rosso, l’ Ordine degli architetti di Roma e l’ In/arch ed inaugurata alle 17 del 28 agosto 2010, nella sala Marco Polo dello splendido Hotel Danieli di Venezia.

La partecipazione è stata sorprendente, oltre 300 persone hanno preso parte alla conferenza di sabato e l’afflusso alla mostra e alle degustazioni, che si sono svolte nei giorni successivi, è stato abbastanza continuo. 

La soddisfazione si legge nelle parole di Paolo Cuccia, presidente del Gambero Rosso, che sottolinea l’importanza del fatto che le due culture quella del vino e quella dell’architettura, si siano fuse tra loro, rispondendo d’altro canto allo “schema di questa grande biennale piena di idee e di proposte”.

Il ruolo del vino, come simbolo culturale saldamente radicato nella vita italiana, si è evoluto nel tempo, diventando da importante fonte di nutrimento, un complemento culturale della convivialità

Il vino è così associato alla gastronomia, alla storia, ai prodotti locali di qualità e ad ambienti sociali qualificati.

La tavola rotonda, che ha aperto la mostra, si è rivelata una importante occasione di confronto e dialogo sui concetti di architettura, territorio e produzione enologica.

Quest’ultimo concetto è stato anche legato all’esigenza di rispettare in maniera sempre più attenta il paesaggio, affrontando in maniera più specifica i temi propri dell’architettura bioclimatica, illustrati  nell’accurato intervento di Cettina Gallo (Responsabile del Centro Nazionale di Architettura Bioclimatica ).

L’Arch. Gallo ha sottolineato che “l’architettura dovrebbe ascoltare i luoghi in cui va a collocarsi” e che bisognerebbe seguire poche semplici indicazioni per un “buon costruire”.

Si evince quindi che la produzione enologica diventa, in questo contesto, elemento simbolo per la valorizzazione dei luoghi, della cultura e delle tradizioni locali; concetto, quest’ultimo,  ulteriormente espresso e sviluppato durante il proficuo confronto del diverso approccio progettuale dei singoli autori delle opere in mostra.

Inoltre è stato molto interessante seguire l’interpretazione che i partecipanti al convegno hanno dato rispetto al legame che unisce i tre elementi distintivi: “vino”, “territorio” e “cantina”, al perché dell’ appellativo “cattedrali”, quasi come a dover essere dei santuari sotterranei che si identificano per il profondo nesso con il territorio stesso, assecondandolo in una miscela armonica tra le sue componenti preponderanti. E come ha anche spiegato Cuccia: “Il ruolo che in passato avevano le grandi abbazie dove nasceva il vino, oggi è passato a queste cattedrali, anche questa cornice diventa importante all’interno della produzione del vino italiano.”

Sottolineando con queste parole non solo il profondo legame con la nostra storia e cultura, ma anche l’importanza ed il ritorno economico che tale settore può garantire. In tal modo il vino, assume il ruolo di vero e proprio “oggetto di culto”, il che diventa decisivo ai fini della comunicazione del prodotto, dello spazio architettonico e dell’innovazione globale dei processi produttivi.

il connubio tra processo di produzione e di progettazione, oltre a valorizzare il contesto attraverso la creatività architettonica, deve anche spingersi verso la sperimentazione enologica creando con essa un luogo di comunione tra tradizione e contemporaneità.

C’è chi preferisce quindi la continuità con il territorio e la storia della sua civiltà, come nel caso dell’ arch. Valbonesi che si interfaccia con le preesistenze, o come Marco Casamonti che presenta la cantina come dolcemente inserita nel paesaggio toscano. Un progetto talmente armonizzato con il contesto naturale in cui è inserito, da presentare come facciata dell’edificio la collina stessa.

Chi segue e rispetta le esigenze della produzione, come Agnese Mazzei, il tutto con il minor impatto paesaggistico.

Chi come l’ arch. Cecchetto, aprendosi al paesaggio è maggiormente rivolto  ad una cantina non canonica, intesa come “struttura aperta al sociale che ha la possibilità di ampliarsi”.

La stessa apertura la ritroviamo anche nella cantina di Feudi Di San Gregorio di Sorbo Serpico (Av), degli architetti Zito – Mori, in cui la cantina diventa un “tempio” dedicato al gusto di vivere, reso esplicito attraverso il concetto di “spazio giapponese che si presta a collegare e non a dividere, rappresntando il mondo vino e diventandone la sua chiave di lettura”.

Importante è anche il confronto con il committente, come sottolinea il progettista della Cantina Collemassari, che in molti casi vede nella realizzazione della nuova cantina non solo una significativa opportunità di qualificazione estetico-funzionale, ma anche lo strumento di trasmissione dei valori culturali, antropologici ed anche enogastronomici associati al mondo del vino. 

A conclusione di questo interessante dibattito è stato inoltre presentato il Premio Internazionale

“Le cattedrali del vino”[3] che la rivista Gambero Rosso, l’ Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia e l’IN/ARCH hanno istituito per promuovere la qualità architettonica delle cantine agricole realizzate o progettate in tutto il mondo nel biennio 2010-2012.

Concorso bandito con l’auspicio di stimolare e promuovere la qualità architettonica, paesaggistico-ambientale e culturale di questo particolare settore edilizio.

In definitiva l’incontro dell’architettura con la cultura del vino ha portato e sta puntando alla realizzazione di numerose cantine, simbolo tanto di una tradizione, ma anche espressione di una estetica innovativa.

Una quindicina circa le cantine in mostra[4], tra firme più o meno note, presentate attraverso immagini, fotografie, grafici ed una breve descrizione relativa a ciascun progetto[5].

Al termine della tavola rotonda si è passati alla visione dei pannelli espositivi ed infine alla degustazione dei vini prodotti da alcune delle aziende presenti in mostra, permettendo in tal modo un confronto diretto tra l’ideazione complessiva del processo e i suoi esiti.

La presentazione e degustazione dei vini è stata abilmente condotta dalla competente Maria Teresa Bertocco, sommelier del prestigioso hotel Danieli dal 2008.

I vini in degustazione hanno soddisfatto i diversi palati e sono stati accompagnati da deliziosi finger food e stuzzichini; si è iniziato dal delicato bianco Irisse della Cantina Colemassari, passando per l’inzolia di Cusumano per poi assaporare i rossi delle aziende Collemassari, Petra, Terre da vino, Cusumano, Feudi di San Gregorio e Icario.

La prima serata si è conclusa lasciando in tutti i presenti una inebriante piacevolezza e con la consapevolezza che:” Tra l’altro, il vino non è sempre questo terribile lottatore sicuro della propria vittoria, e che ha giurato di non avere nè pietà nè mercé. Il vino è simile all’uomo: non si saprà mai fino a che punto odiarlo e disprezzarlo, amarlo e odiarlo, nè di quante azioni sublimi o di mostruosi misfatti è capace. Non siamo dunque più crudeli verso di lui che verso noi stessi, e trattiamolo come nostro pari “.


[1] Dottoranda in Industrial design, ambiente e storia, XXIV ciclo presso la Seconda Università degli       

  Studi di Napoli

[2] Organizzazione: 


Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e provincia:

Amedeo Schiattarella, Presidente dell’Ordine degli Architetti, P.P. di Roma e provincia


In/Arch – Istituto Nazionale di Architettura,:

Adolfo Guzzini, Presidente In/arch

Gambero Rosso:

Paolo Cuccia,Presidente Gambero Rosso

Curatori:

Paola Di Giuliomaria: Responsabile dell’evento collaterale


Massimo Locci: Giunta Nazionale dell’IN/ARCH  


Daniele Cernilli: Direttore Responsabile Gambero Rosso


Carlo Ottaviano: Direttore esecutivo editoriale Gambero Rosso


Francesco Orofino O.A.R e IN/ARCH  


Francesco Codacci-Pisanelli Promozione dell’evento


Patrizia Iandolo Coordinatrice dell’evento


Dario Curatolo Responsabile dell’immagine grafica e dell’allestimento


Cristiana Pacchiarotti Responsabile segreteria

[3] Premio Internazionale di Progettazione “Le Cattedrali del Vino” sito: www.cattedralidelvino.it

[4] Renzo Piano: Rocca Di Frassinello -
Gavoranno (Gr) 2007;


    Archicura-Dellapiana: Cascina Adelaide
- Barolo (Cn) 2004;


 Angonese E Co.: Cantina Manincor
Caldaro (Bz) 2004;



Mario Botta: Petra – Suvereto (Li)  2003;



Sartogo-Gregon: Tenuta Dell’Ammiraglia – Magliana in Toscana (Gr);

  Alberto Cecchetto: Cantina Mezzacorona -
Mezzacorona (Tn) 1997;



G. Bo: Ca’ Marcando – Castagneto Carducci (Li) 2002;



Gianni Arnaudo: Terre Da Vino
- Barolo (Cn) 2001;

  Hikaru Mori-Zito: Feudi Di San Gregorio – 
Sorbo Serpico (Av) 2003;


 Cadeo:
Tenimenti Ruffino
Poggio Casciano (Fi) 2002;

 
E. Milesi: Cantina Collemassari –Montecucco (Gr) 2005;



Studio Valle: Cantina Icario -
Montepuilciano (Si) 2007;

 
Moretti Contract: Contadi Castaldi
Franciacorta (Bs) 2007;


S. Calandra:
Cantine Cusumano -
Partinico (Pa) 2007;


W. Tscholl:
Cantina Tramin 
Termeno (Bz) 2007.

[5] Allestimento a cura dell’Arch. Dario Curatolo