Di Mimmo Gagliardi

Approdo a Verona venerdi alle 11, ma tra organizzazioni e vicissitudini varie riesco a mettere piede in Fiera non prima delle 15. Il mio primo Vinitaly! Ho rigirato la mappa tra le mani finchè non mi sono orientato e quindi ho definito mentalmente un ordine di visita tra i padiglioni. Subito ho avuto la sensazione che non sarebbe bastata una settimana intera, se non dieci giorni, per riuscire a cogliere gli aspetti migliori di questa manifestazione. Ma io ho tre giorni a disposizione, anzi due e mezzo! A malincuore sono costretto, seppure con la mia limitata conoscenza, a fare una cernita individuando le mete da osservare con attenzione e quelle meritevoli solo di un fugace passaggio. Nel mio primo pomeriggio al Vinitaly sono quindi partito dall’Emilia Romagna e poi ho affrontato più seriamente la Toscana e parte della Puglia e della Campania, dove ho raccolto sorrisi, abbracci e simpatia da tanti volti amici. La fiera chiude alle 18:30 ma il mio Giro d’Italia in tre giorni proseguirà con l’esplorazione (non enologica) dei territori che da Verona si allungano al Lago di Garda. Ecco quindi scoprire perle come il borghetto di Valegio sul Mincio con i suoi mulini ad acqua e l’aria medievale. Il secondo giorno, sabato, risulta il più ricco e faticoso. Infatti decido di visitare il Veneto, il Friuli, la Calabria e l’Alto Adige, inframezzati da tre interessanti incontri: una conferenza sull’asprinio di Aversa organizzata dalla Tenuta Adolfo Spada, la presentazione dell’Enolibro della Valtrend Editore abbinato ai vini Falerno del Massico, la presentazione del Premio Falerno organizzato dall’Ex Libris Palazzo Lanza di Capua ed una verticale di Falerno del Massico targato Masseria Felicia con Maria Felicia Brini, Luciano Pignataro e Vincenzo Mercurio. Saranno gli unici eventi a cui potrò partecipare. Dopo la chiusura a pochi chilometri di strada ho potuto apprezzare il notturno panorama lacustre di Lazise. Mi ha colpito un palazzetto stretto nell’abbraccio di due viti centenarie, posti ai due angoli della facciata e che si arrampicavano fino al terzo piano stringendosi alle inferriate dei balconi. Domenica, il terzo giorno, l’ultimo della mia permanenza veronese, ho visitato Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo. Mentre l’aereo prende quota da Verona diretto a Napoli rifletto sulle cose che hanno arricchito il mio bagaglio culturale e la mia memoria gustativa, a quanti nuovi amici ho conosciuto ed a quanti invece ho avuto il piacere di ristringere la mano. Ripenso ai padiglioni come ad una Babele di dialetti diversi e, come in ogni fiera che si rispetti, si assiste all’incrociarsi di culture e tradizioni, più o meno antiche e più o meno caciarone ma sempre particolari, divertenti e caratteristiche. Un vero Giro d’Italia che mi ha aiutato, ancora una volta, a capire quanto è grande questo minuscolo paese e quanta cultura e storia vi è concentrata. Ho deciso che Vinitaly non può essere solo vino per me, ma principalmente il mezzo per potermi infondere di quella cultura enologica e di quello spirito (non quello strettamente alcolico) che spinge orde di pazzi a vinificare l’uva non solo per soldi ma anche per pura passione. Quella stessa pura passione che continua ad illuminare i miei passi e che spero non si spenga mai.