Di Karen Phillips

Girare a destra al chilometro 3,7, quindi proseguire per non più di700-800 metri. Così mi ha detto al telefono il professor Luigi MoioVedrai  una vigna
Vedrai una vigna, ho pensato, accennando un piccolo sorriso … beh, certo io sono in Irpinia …
Ho continuato a guidare … nessun vigneto, solo case, una strada stretta, un trattore, e poi, l’ho visto. Non solo un semplice vigneto. La Sua vigna di Mirabella Eclano. 8 ettari vitati ad Aglianico di proprietà di Quintodecimo, la cantina del professore Moio … il suo rifugio … il suo sogno trasformato in realtà nel cuore dell’Irpinia. Un sogno che ho avuto la possibilità di condividere per qualche ora in un soleggiato pomeriggio di sabato.
Era difficile non notare la perfetta fusione dei colori in intorno alla cantina. Una cantina che Luigi Moio, insieme a sua moglie, Laura Di Marzio ha riportato in vita nel 2001. Alcuni anni dopo che l’enologo Moio è tornato da un’esperienza professionale e di vita in Francia. Pochi anni dopo aver iniziato la collaborazione con aziende come Caggiano, Marisa Cuomo, Terre del Principe  e la Cantina del Taburno per citarne solo alcuni.
Quintodecimo, una cantina e credo, una filosofia che Moio aveva nella sua mente da parecchio tempo. Idee che si sono realizzate in un angolo tranquillo dell’ Irpinia, dove ha deciso di coltivare l’uva, produrre vini e vivere con la sua famiglia. Un luogo magico dove avrebbe potuto trovare l’armonia tra l’uomo e la natura.
Una filosofia che ho avuto modo di percepire subito, mentre camminavo con Moio. Il suo desiderio di essere il più vicino possibile alla sua vigna: la sua casa è distante non più di 50 metri dal terreno argilloso e ricco di calcare. Perfetto, per Vigna Quintodecimo. Un Taurasi Riserva DOCG che produce dal 2004. Passeggio in questa vigna ed era impossibile non fermarsi ad osservare da vicino il terreno, scatto qualche foto.
Abbiamo continuato a camminare giù per la collina lontano dalla  casa/cantina di Moio attraversando un’altra parte della sua vigna. L’uva era la stessa, l’Aglianico. Ma le differenze più importanti sono nel terreno, non più solo argilloso … ma con un po’di tufo. Ed un cambiamento nell’esposizione solare dal nord/ovest al sud/est. Mi sono ritrovata nel territorio del Terre d’Eclano DOC. Il vigneto destinato alla produzione  dell’Aglianico non Taurasi di Quintodecimo.
Ogni tanto, mentre continuavamo a camminare tra le vigne, Moio aggiustava qualche foglia di vite, spostava qualche pietra da una parte, raccontava alcune storie. Si è soffermato su alcune delle attrezzature  situate nei vigneti utilizzati per monitorare la ricerca sul terroir. Uno studio per analizzare come fattori quali il suolo e l’ubicazione del vigneto possano influenzare le uve, ed infine un vino.
Ho continuato a seguire Moio tra i vigneti, passando tra un paio di pozzi restaurati, e poi su verso casa. Lungo la strada, ho notato molte piante aromatiche (rosmarino) e delle rose. Moio ha detto che la presenza di queste piante era importante in viticoltura, per attirare gli insetti, per mantenere l’equilibrio speciale con la natura che egli desiderava.
La parte successiva della mio ‘tour’ è stata la cantina. Ed un modo per entrare era attraverso una zona  conosciuta come Piazza Quintodecimo. Una leggera brezza ci ha sfiorato mentre ci avvicinavamo. Perfetto. Perfetto perché qui è dove che Moio ha piantato una vasta gamma di piante aromatiche. Frutti come mirtilli, ribes, lamponi e fragole. Perfetto perché questi profumi aleggiavano nell’aria e ci circondavano. Profumi che mi ricordavano quelli che avrei trovato dentro un bicchiere di Aglianico.

Nella sala di degustazione del vino. Un tocco di colore che fa da pendant alle bottiglie, abbinate alle etichette dei vini di Quintodecimo. Una vista spettacolare sui vigneti dalle finestre accanto al camino, che sicuramente avrebbe creato una straordinaria atmosfera, acceso in una fredda serata invernale.
Fino a quel momento, la nostra conversazione era incentrata sull’Aglianico e solo su questo. E dalla finestra, ho potuto vedere l’ultimo vigneto di Quintodecimo, è un po’ più su di quella strada dove siamo stati in precedenza. Un’altra vigna piantata ad Aglianico con un terreno che è più fertile e meno argilloso. Un vigneto che avrebbe potuto produrre ancora un altro Taurasi in cui magari gli aromi di frutta sarebbe stati più concentrati e un po’ meno tannico di Vigna Quintodecimo.
In cima al camino, sul mantello accanto ai rossi, ho notato i bianchi. I tre grandi della Campania … Falanghina, Greco di Tufo e Fiano di Avellino. E dove erano questi vigneti?, mi sono chiesta. In tutta la Campania è stata la risposta. Via del Campo Falanghina IGT da 2 ha. a Mirabella Eclano (Av). Giallo d’Arles Greco di Tufo DOCG da Santa Paolina (Av), e Exultet Fiano di Avellino DOCG da Lapio (Av). Un’altra volta, ho pensato… volevo vedere la cantina.
La cantina. Moio mi ha accompagnato dall’inizio alla fine. Mi ha parlato dell’attrezzatura utilizzata per la diraspatura  e per pigiare l’uva. Di apparecchiature che erano con comando a pedale. Mi ha mostrato il sentiero dorato… il percorso con le piastrelle gialle sul pavimento che le sue uve bianche compiono per diventare il suo vino bianco. Dalla pressa alle vasche e poi con i tubi alla fase dell’imbottigliamento. I suoi bianchi sono pronti non prima di 18 mesi dopo la vendemmia.
Ho notato delle piastrelle in laterizio rosso mentre osservavo il pavimento. La grande ‘strada rossa’. Sì … per i tubi, poi le bottiglie. 18 mesi in legno e 6 mesi in bottiglia per Terre D’Eclano. Ventiquattro mesi in barrique e poi 24 mesi in bottiglia per Vigna Quintodecimo.
Il mio tour continua attraverso la cantina, dove Quintodecimo cura le sue bottiglie con involucri, e mette in scatola i suoi vini. Moio mi ha fatto vedere la sua bottaia. La sua riserva di annate che non sono più disponibili al pubblico. Il suo sogno, his dream. Poi è giunto il momento di provare i suoi vini.
Era il momento di provare Quintodecimo: dove poterlo meglio apprezzarre, se non a tavola. Durante il pranzo è stato servito alla giusta temperatura, in abbinamento con il piatto giusto. Ho avuto una speciale opportunità quel pomeriggio. Per sorseggiare Via del Campo 2009 insieme  ad un piatto di spaghetti. Un bicchiere di Giallo d’Arles 2008 su una terrazza con una vista mozzafiato dei vigneti da un lato,  e l’orto di Luigi e Laura agli altri. Terre d’Eclano 2007 e Vigna Quintodecimo con coniglio e pomodori e un contorno di melanzane ai funghetti.
Il tempo si è fermato per me quel pomeriggio. E ‘stato facile essere attratti, ancora una volta dall’Irpinia. E ‘stato facile rimanere incantati dai vigneti, affascinato dai vini.
Non era così facile, però, dire addio …

quindi ci siamo lasciati con un ci vediamo

più avanti nella stagione quando i grappoli saranno  più pesanti sulle viti …

e poi magari al momento del raccolto …

e poi forse …

Versione in Inglese

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