Di Franco De Luca

Nel tardo pomeriggio di domenica 31 luglio, mentre molti erano al mare a godersi “l’ora che volge al desio” (e ai naviganti intenerisce il core), in tutta la Campania si consumava una strage di zucchine. Decine e decine di chili dello straordinario ortaggio a frutto preparati in tanti modi, per essere poi presentati al Concorso (internazionale) Zucchina Perfetta per Amatori, ideato (per quel che ne so) dall’eclettica Monica Piscitelli e realizzato (sempre per quel che ne so) dalla stessa insieme con Paola Riccio dell’azienda, non solo vinicola, ALEPA.

I dettagli dei piatti, la composizione della giuria, i vincitori dei vari premi, le ricette e tutto il resto, li potete leggere un po’ ovunque, facebook sforna continue informazioni ed immagini in merito, ma troverete maggiore esattezza al link. Io preferisco limitarmi a spiegare (principalmente a me stesso) la ragione di un successo e nel frattempo provo anche a raccontarlo a chi non c’era.

Cominciamo col dire che io ero il segretario del concorso, Monica e Paola mi hanno chiamato ed io ho obbedito. Tanti anni di esperienza in questo ruolo presso la delegazione di Napoli dell’AIS si sono visti tutti e della mia opera di “segretario fennuto” a Caiazzo ne stanno ancora parlando, sebbene nessuno abbia capito bene quale fosse il mio compito, a cominciare da me. Tuttavia, dal mio privilegiato punto di osservazione, ho potuto assistere allo svolgimento della serata e respirare, in ogni angolo della location, un’aria veramente particolare. Sono stato bene, come raramente mi capita in questa tipologia di eventi, ma soprattutto ho visto stare bene tutti gli intervenuti, a cominciare dai concorrenti e per finire agli amici, agli appassionati, agli accompagnatori, alla giuria ed agli organizzatori. Allora mi sono chiesto il perché di un’atmosfera così piacevole e mi sono dato alcune risposte che hanno determinato la volontà di scrivere questo post, nel tentativo di condividere le mie impressioni con chi avrà lo stoicismo di leggere, di questi giorni e con questo caldo, queste parole.

Prima di tutto: l’ Ambientazione. L’azienda agricola Alepa produce vino e olio. Si trova in una cornice davvero straordinaria, nella frazione di San Giovanni e Paolo di Caiazzo. La signorina del TomTom da domenica non mi rivolge la parola, si vedono solo i pittogrammi del navigatore e mi devo arrangiare, ma ne è valsa la pena. Tanto verde, tanta pace e tanto buon gusto.

Seconda cosa: il Tai Chi Chuan. Il papà di Paola, il simpatico e interessante sig. Eugenio, ci ha edotto sulla disciplina di difesa personale orientale che però è soprattutto un modo per concentrarsi e trovare armonia col proprio corpo. L’”eterna alleanza degli opposti” è il nobile scopo della dottrina cinese, e si che là di opposti ce n’erano: cuochi in erba, cuochi navigati, giuria slow food, giornalisti enogastronomici, sommelier (ais e fisar) e coloro che li amano più di tutti, i vari produttori di vino intervenuti… più opposti di così. Se non ci fosse stato il signor Eugenio sarebbe finita a mazzate (di sicuro tra me e Felicia Brini, notoriamente agguerriti). Ma il sig. Eugenio ed i suoi gli esercizi pre-gara hanno fatto il miracolo e molti di noi sono rimasti abbracciati fino alla fine della serata.

Terza cosa: l’organizzazione. Se andate a Dresda (ed in molte altre città tedesche) noterete che tutti i bambini parlano a bassa voce, giocano a bassa voce, addirittura gridano a bassa voce. Se i genitori non urlano così faranno i loro figli. Se un evento è organizzato da persone oneste, schiette e pure, così sarà l’aria che vi si respira. Conosco poche persone dello spessore di Monica Piscitelli, sia dal lato professionale che da quello umano. E’ una mia amica e non ne posso parlare oltremodo, ma in tutto quello che fa c’è qualità, molta qualità. Paola Riccio la conosco meno, ma sento forte il suo carattere e la sua franchezza, la pulizia d’animo. Decisa e determinata come i suoi vini, marcati e riconoscibili, terragnoli e decisi.

Quarta cosa: i concorrenti. Voglio esagerare (almeno quando scrivo). Se mi avessero portato lì e mi avessero detto che dietro le preparazioni in concorso c’erano i grandi chef campani, ci avrei potuto anche credere. Dall’occhio al palato i piatti erano tutti straordinari, curatissimi e buonissimi. Di questo non ha senso parlarne qui dal momento che il gusto non si può raccontare da remoto nonostante gli innumerevoli tentativi in tal senso che si leggono sui siti tematici, dovete fidarvi, vi assicuro però che non dico eresie. Chiaramente, anche in un contesto così amichevole, a qualcuno si deve pur premiare. La società in cui viviamo ha sempre l’impellente necessità di produrre classifiche, come in ogni giungla che si rispetti la “selezione” è inevitabile. Devo dire in questo caso la giuria, anch’essa condizionata dal clima amichevole e rilassato, ci ha provato a non scontentare nessuno, ma poi quando ha visto che i premi avevano quasi superato in numero i partecipanti si è dovuta dare una regolata. Addirittura è stato istituito il premio speciale della critica “Zucchina Promessa” vinto da due nostri corsisti: Anna Ruggiero e Ciro Aiello (il mio piatto preferito). Loro erano contenti, io mi sarei inquietato, mi sembra una minaccia, “fate come se avessi accettato” avrei detto alzandomi e con un cortese ma misurato inchino, se fossi stato onorato io. Già bastano le zucchine quotidiane che “vinciamo” nostro malgrado ci mancano solo quelle promesse a futura memoria.

Ma la verità più vera di tutte le verità è che al di là del luoghi comuni, davvero tutti i concorrenti sono stati vincitori, così come lo sono stati gli ideatori e noi tutti i partecipanti. Cinque ore passate in delizia, calati in una trascinante energia positiva. Cari concorrenti, questo post è un ringraziamento che vi porgo a nome della zucchina a cui avete fatto un grande onore. Dal 31 luglio non sarà per noi più la stessa. Viva la zucchina, quindi, viva la Campania e viva l’Italia, paese di poeti, santi, navigatori e… cuochi.

Foto di Monica Piscitelli