Di Mauro Illiano

Ci sono eventi che nascono dalla combinazione di elementi tra sé complementari, storie che vengono scritte dal lavoro intenso di persone convinte di stare facendo la storia, e poi ci sono imprese che si possono compiere solo con il cuore. Malazè è tutto questo, un’opera di vera arte umana firmata Rosario Mattera.

Se penso all’attaccamento ad una terra, se provo ad immaginare un insieme di idee in grado di prendere corpo fino a trasportare “piccoli” uomini del fare e “grandi” menti del sapere allo stesso banchetto, beh, non posso fare a meno di pensare a questa straordinaria simbiosi di passioni. Malazè è gastronomia, ma è anche arte, e vino, tanto prezioso vino.

Così, sotto la tambureggiante opera di Rosario, ogni anno, ristoratori, albergatori, cantine, aziende agroalimentari, e tutti coloro che credono nella cultura, si riuniscono in uno spazio tutt’altro che virtuale: la straordinaria area dei Campi Flegrei.

Il tutto diventa uno, ed ognuno si pone al servizio di tutti gli ArcheoEnoGastronauti di questa inimitabile terra.

Quest’anno, l’evento è stato annunciato dalle fiorenti stanze di Villa Taurinus, una dimora di origine Romana adagiata sulle pensili coste di Cuma.

Insieme al Patron dell’evento Rosario Mattera hanno preso la parola Gianni Milano, giornalista e conduttore della Rai, Flavio Castaldo, archeologo e autore del libro “Archeologia dei vini in Campania”, e Manuela Piancastelli, giornalista e scrittrice affermata. Costoro hanno spiegato, con mirabile eterogeneità di nozioni, il significato più profondo della manifestazione, ed hanno avuto l’onore di annunciare il tema dell’attuale edizione, un’edizione nel segno dell’appartenenza e dell’evoluzione denominata “I Nostri Campi Flegrei: nascita del distretto culturale come occasione di sviluppo integrato dei Campi Flegrei”.

Tempo ne è scorso onde passar dalla parola al semplice gesto dell’assaggio, fatto di un’ulteriore unione tra uomo e terra. Sui banchi le creazioni degli Chef del comprensorio flegreo, e le più tipiche espressioni enologiche figlie della stessa porzione di mondo.

Al terminare del simposio è giunto il tempo dei saluti, e del più importante appuntamento alla vera e propria edizione di Malazè, la VII, che sarà di scena dall’ 8 al 18 Settembre in tutto il territorio dei Campi Flegrei.

Allora non mancheranno sorprese. A nobilitare la già lodevole iniziativa, infatti, vi sarà la firma dell’Associazione Italiana Sommelier Delegazione di Napoli, che prenderà in carico ben tre iniziative della grande opera flegrea. Una di esse sarà “Click and Win(e)”, una caccia al tesoro fotografica, con tanto di scorribande tra vigneti e premi in bottiglie. Ci sarà poi “La Macchina del Tempo”, degustazioni e riflessioni su Piedirosso e Falanghina vintage, guidate da Tommaso Luongo, delegato Ais Napoli, e Anna Ciotola, referente Ais Napoli per i Campi Flegrei. Il tris si chiuderà con un servizio di Personal Sommelier, formula già collaudatissima, a disposizione dei tour operator flegrei.

Ecco la mini intervista a Rosario Mattera

Cos’era Malazè ai suoi albori?

Malazè nacque come un sogno, una sfida. Con il tempo, però, quel sogno ha preso forma fino a diventare una piacevole realtà, diversa e molto più evoluta rispetto alle aspettative. Se penso che Malazè inizialmente era un’appendice di Campi Flegrei a tavola.. oggi quasi non mi sembra vero che l’iniziativa sia diventata un contenitore di cultura piuttosto che di sola gastronomia”.

Cosa è Malazè oggi?

Oggi Malazè è a un bivio, dove una via giunge al suo punto d’arrivo, e dallo stesso punto parte un nuovo affascinante percorso. Sulla strada gli amici di ieri e quelli di domani, i rimpianti e le speranze, ma soprattutto le certezze. Poiché Malazè non è una moda, ma è un grande ideale da sostenere, giorno dopo giorno, con atti concreti”.

Cosa sarà Malazè in futuro?

Nel domani mi auguro Malazè come una missione compiuta in tutti i suoi punti. L’unico modo affinché ciò avvenga è, indiscutibilmente, la capacità da parte di tutti noi di assumere la piena consapevolezza di quanto sia prezioso il bene comune, e quanto la sua realizzazione passi attraverso la disponibilità di ogni altro a lavorare e remare nella stessa direzione”.

Di tutte le cariche dell’antico Impero Romano, senz’altro spetterebbe a Rosario Mattera quella di Console (da “consules”, coloro che camminano insieme), in quanto, più di ognuno in mia conoscenza, egli fa del suo percorso un itinerario comune, un’unica via di vita e dialogo, da condividere non in due, bensì con tutti.