Di Valeria Avara

San Felice del Molise, un paesino di circa 664 abitanti, in provincia di Campobasso.
Subito veniamo immersi nella fantastica vegetazione di questa terra, caratterizzata dalla grande varietà delle piante e dei suoi colori così affascinanti che sembra di guardare un quadro.
Qui ci aspetta Claudio Cipressi, professione vignaiolo, che stringe la mano ad ognuno di noi, presentando la sua azienda che da quest’anno è certificata BIO.
Subito si percepisce l’ entusiasmo per la sua terra, è infatti l’amore per essa che lo ha spinto a dedicarsi ogni giorno ai suoi 16 ettari vitati con piante autoctone:
11 di Tintilia, 3 di Montepulciano, 2 di Falanghina, 1 di Trebbiano.
Iniziamo la visita proprio nelle sue vigne, partendo dalle più “antiche” del 1998, alle più recenti, toccando con mano i piccoli grappoli acerbi della ormai nota Tintilia, che Claudio con tanta dedizione è riuscito a recuperare.
La “Tintilia” è un vitigno autoctono molisano, introdotto probabilmente durante il regno borbonico, nella seconda metà del settecento. Quando alla fine degli anni ’60 la viticoltura molisana si spostò dalle zone collinari più interne alle zone pianeggianti litoranee, si puntò prevalentemente sulla quantità, a scapito soprattutto della Tintilia. Negli ultimi 10-15 anni anche in Molise si è compresa l’importanza di ricercare e promuovere la qualità, da qui il recupero della Tintilia.
Passiamo da un vitigno all’altro attraversando campi sterminati di spighe, di prugne, mandorli, ginestre e sulla, restando inebriati dai molteplici profumi tipici solo di questa terra, che ci accompagnano fino alla sua cantina.
Claudio ci presenta alcune delle sue “emozioni” : Le Scoste, Collequinto e Macchiarossa, ovvero il suo Trebbiano, il rosato Tintilia e il rosso Tintilia.

Le Scoste: DOP Molise Trebbiano, dal colore giallo verdolino, con profumi intensi e fruttati, fresco, sapido, al naso sembra ritrovare quei profumi sentiti passeggiando per le sue vigne e i campi fioriti.

Collequinto: il rosato Tintilia ottenuto da una macerazione a freddo per circa 10-12 ore, a 6-8 °C, segue la pressatura e la decantazione del mosto a basse temperature per circa 12 ore, quindi la fermentazione. Dal colore rosa tenue, difficile da dimenticare, fruttato con sentori di cantalupo e fragola, dal gusto secco e avvolgente.

E infine Macchiarossa: DOP Tintilia del Molise, ottenuto da uve con macerazione di circa 12 giorni ad una temperatura costante, con maturazione per 24 mesi in acciaio e 6 mesi in bottiglia.
Stupisce il colore di questo vino che per noi è una vera scoperta, dal brillante rosso granato, ci emoziona sia al naso che al gusto, con note balsamiche e speziate, con nuance di frutta dolce, al palato è avvolgente e morbido tanto da desiderarne subito un altro sorso.

Il tutto è stato deliziosamente accompagnato dalla succulenta cucina dello chef Carlo, cuoco di un agriturismo della zona, con della fantastica pasta fresca al sugo di cinghiale e spezzatino di cinghiale preparato come si faceva in passato, il tutto coronato da pane casareccio.
La nostra giornata nella Terra dei Vini, prosegue verso Acquaviva Collecroce, sempre in provincia di Campobasso, uno dei tre comuni del Molise di origine croata, a seguito di una migrazione che risale al XV e XVI secolo, di circa mille abitanti, presso l’azienda Cianfagna, di Vincenzo Cianfagna.
L’ azienda è nata nel 1860, Vincenzo fa parte della sesta generazione ed è con lui, nel 1999, che è iniziata la produzione di vino, insieme al padre Pasquale e poi anche con la moglie Filomena.
Si parla di 4 ettari: 3 di Tintilia e 1 di Aglianico che visitiamo con tanta attenzione, camminando per questi terreni prevalentemente argillosi, tra i filari a cordone speronato. La zona è sempre ben ventilata e il clima presenta una forte escursione termica, anche di 15 gradi tra il giorno e la notte, ciò evita possibili attacchi da funghi e parassiti.
Vincenzo ci racconta la sua storia, affermando che “un buon vino nasce in vigna” e infatti trascorriamo molto tempo tra le vigne, dove ci mostra non solo le differenze tra i vitigni, ma anche come viene effettuata la potatura e la raccolta delle uve, spiegandoci l’utilizzo di trattamenti con solo rame e zolfo e successivamente livelli di solfiti in quantità inferiori a quelli consentiti dal biologico.
Arriviamo nel sua azienda, dove ci accoglie la sua famiglia e sua moglie Filomena, con un banchetto ricco di prodotti locali, anche di loro produzione e naturalmente i loro vini:

Degustiamo “Rosator”, un rosato di Tintilia in purezza, da raccolta anticipata. Il suo colore, caratteristico, è ottenuto dal contatto con le bucce di circa 24/36 ore, fino ad ottenere la colorazione desiderata e ad una temperatura costantemente bassa. Un vino profumato, fresco e abbastanza persistente, di facile beva.

Militium Christi, ovvero Milizia di Cristo, prodotto da uve Aglianico in purezza, voluto da Vincenzo per la sua passione per l’Aglianico.
Arriva in bottiglia solo come riserva e si distingue già dall’etichetta: un sigillo templare in rilievo, color oro, che raffigura due cavalieri armati sullo stesso cavallo, una raffigurazione che incuriosisce  per le  molteplici interpretazioni del suo significato.
Il vino è di un rosso rubino vivace, il naso è intenso con in risalto i frutti rossi di amarena sotto spirito e le spezie. E’ un vino che al gusto racconta del suo affinamento e del passaggio in tonneau, anche per i suoi tannini arrotondati, abbracciati da una buona presenza alcolica.

Sator, prodotto dalle sole uve Tintilia, con il mosto fiore. E’ un vino che è stato definito “ruffiano”per la sua piacevolezza, ed esibisce una etichetta importante, che sta a rappresentare un’iscrizione in latino incisa su una pietra di origine templare, ritrovata nel comune di Acquaviva Collecroce.
Cinque parole di cinque lettere che possono essere lette in entrambi i sensi e su ogni lato del quadrato.
Una probabile traduzione, diventata il simbolo dell’azienda Cianfagna è la seguente :
 il seminatore ( Sator) decide (tenet) i suoi lavori quotidiani (Opera) ma il tribunale supremo ( Arepo) decide (Tenet) il suo destino” (Rotas).
Quando si “respira” Sator nel bicchiere subito risaltano le note fruttate di mora e amarena, su uno sfondo di sottobosco, il gusto è elegante ed avvolgente, piacevole da sorseggiare per notare come nel tempo cambiano i profumi e sapori.
Sator Riserva che nasce come edizione limitata, con le bottiglie numerate perchè prodotte solo in annate importanti e  in pochi esemplari. Un vino nato da uve Tintilia selezionate in vigna, pochi grappoli scelti lasciati sulla pianta ad appassire. Ha un affinamento in acciaio di minimo 30 mesi per poi riposare in tonneaux francesi per altri 6 mesi prima si essere imbottigliato. Dal colore rosso intenso, con un profilo olfattivo abbastanza complesso, con evidenti sentori di frutta matura e in confettura, con note speziate e tostate, il gusto lungo e persistente.

E infine Pietrafitta, ottenuto dal pigiato di uve tTntilia, il suo nome deriva semplicemente dalla contrada del paese dove sono situati i vigneti. Una grande sorpresa è quella di avere la possibilità di confrontare sia il Pietrafitta del 2005, che il Pietrafitta 2009, notando inevitabilmente, in tutti i suoi aspetti, l’evoluzione che ha subito quest’uva non facile da coltivare. Dal colore rosso rubino, intenso e cristallino, dai profumi intensi e fruttati di prugna rossa, e poi spezie e pepe nero, evidente la presa tannica senza essere invadente.

Sul finale la famiglia Cianfagna ci offre una crostata preparata in casa, con confettura di uva tintilia e amarena: eccezionale l’equilibrio tra i due gusti, impossibile non passare al secondo assaggio.
Anche questa volta la Terra dei Vini ci ha permesso di arricchire i nostri sensi emozionandoci; ospiti di persone eccezionali che comunicano pienamente l’amore per la loro terra, per il loro lavoro, senza far quasi trapelare i grandi sacrifici che la natura e la qualità richiede per avere vini di qualità.