Di Roberta Porciello
Riprendono i consueti appuntamenti di Storie di Vino e Vigne, ideati e organizzati dalla giornalista Marina Alaimo, presso l’osteria napoletana Cap’Alice. Giovedì 18 Ottobre erano di scena i vini e la filosofia della FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, con la presenza graditissima della presidente Matilde Poggi. Sono oltre mille i vignaioli che hanno scelto di promuovere la qualità e l’autenticità dei vini italiani; “scarpe grosse e cervello FIVI“, questo il motto a cui si ispirano le aziende che si riconoscono in questa sigla associativa, seguendo fedelmente il decalogo del bravo vignaiolo che si basa su tre punti principali: il vignaiolo deve essere un coltivatore diretto; il vino è prodotto con le proprie uve; imbottigliare e vendere il vino a proprio nome esponendolo in etichetta. Il nostro viaggio alla scoperta di territori, vitigni e vini parte dal Vesuvio con il Lacrima Christi 2015 di Andrea Matrone, con la sua prorompente carica olfattiva, un vino ampio e profondo, figlio di un blend di caprettone e falanghina. Un sorso di vulcano, caldo e sapido, mai invadente e perfettamente integrato. La versione 2016, nasce da un’estate fresca, un’interpretazione diversa del territorio vesuviano, con meno grinta all’olfatto ma una significativa e coinvolgente spinta nel palato. Passiamo in Cilento con i vini di Luigi Maffini, presidente FIVI Campania Luigi Maffini, con il Pietraincatenata, un fiano in purezza, un signor fiano… Dalla 2014 alla 2016 esprime sempre un sapiente bilanciamento tra il legno di rovere francese e il frutto, modificandolo tale rapporto a seconda dell’annata ma conservando proporzione e carattere, facendo presagire un equilibrio destinato a durare nel tempo. Da questo contatto sinergico tra vigna e vino, nasce una bocca avvolgente e morbida, con sapidità e freschezza che si abbracciano in una lunga persistenza. Passiamo al territorio del Bardolino con la cantina Le Fraghe di Matilde Poggi. Un’azienda che da oltre trent’anni coltiva corvina, rondinella e garganega; abbiamo degustato Brol Grande un Bardolino DOC, nelle annate 2015 e 2016. Partiamo, come di consueto dalla più “vecchia”, la 2015 che fa un passaggio in legno grande e si mostra strutturato, morbido e rotondo, con un’ avvincente freschezza e tannini perfettamente integrati. La 2016, che non fa legno è per me il vino della serata, profondo e avvincente, dall’austera ed elegante femminilità: dalla irresistibile beva. Finiamo con il Taurasi Padre e l’ Aglianico Passione di Enza Saldutti della Cantina di Enza di Montemarano. Il Taurasi Padre 2011, dal naso balsamico e speziato, solcato da una vena di ribes e alloro; mineralità e freschezza del frutto si contendono la scena gustativa con un tannino che fa sentire la sua presenza. Maturazione in botti grandi di castano esausto, a valorizzare i profumi e i colori della terra irpina che vanno dall’amarena ai frutti rossi maturi. L’Aglianico Passione 2013 è un vino coinvolgente, frutto di una vendemmia “tardiva” arrivata fino al 7 dicembre, in cui note fumé si accompagnano ai sentori invitanti di mora e frutti di bosco; un tannino energico e vitale anticipa un finale lungo in cui la sapidità si alterna alle note di ciliegia. Ben otto vini, una interessantissima carrellata di profumi, sensazioni e gusto raccontata con amore e passione da coloro che seguono i loro vini dalla vigna alla bottiglia. Mario Lombardi, l’oste di Cap’Alice, come sempre non è mai da meno e ci ha deliziato con un tortino di baccalà e papacelle, strepitosi gnocchetti con zucca e salsiccia di Castelpoto e un favoloso tiramisù al bicchiere. Prosit!
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