Di Mauro Erro

La prima volta che ho incontrato il Riesling Renano della Germania è stato svariati anni fa leggendo le parole di Tom Stevenson sul grande atlante dei vini del mondo: nessun altro vino risulta dal primo sorso così fine, così puro e corposo con una gradevole punta d’acidità come un buon Riesling. L’assaggio venne diversi anni dopo. Da allora non ho mai conosciuto nessun degustatore esperto e nessun normalissimo bevitore che non apprezzasse questi vini, quando non li aveva già posti all’apice della propria classifica di gradimento insieme ai Pinot Nero provenienti dalla Borgogna. Io non riesco più a farne a meno: il mio amore viscerale mi spinge a stapparne, mediamente, almeno una, se non due bottiglie la settimana. Non c’è persona cara a cui non l’abbia fatto bere. Una volta addirittura lo proposi ad un’astemia ricevendone in cambio un bel sorriso di ringraziamento. Con le donne rappresenta un’alternativa di gran lunga migliore al solito calice di Champagne.

Eppure, nonostante il Riesling dimostri palesemente le sue indubbie qualità, i tedeschi, come se non bastasse la complicazione che deriva dall’impronunciabilità della lingua, pare ci tengano in maniera particolare a rendere difficili le cose. Approfitterò, oltre questo resoconto, degli altri che seguiranno i prossimi due appuntamenti cercando di trattare nella maniera più semplice ed allo stesso modo esaustiva l’argomento senza tediarvi oltremodo: ora ci occuperemo della classificazione dei vini tedeschi, lasciando l’approfondimento delle zone, dei terreni e della mineralità che ne deriva ai successivi.

La classificazione dei vini tedeschi si basa sul grado zuccherino residuo, misurato in Oechsle, il cui grado è corrispondente a 2-2,5 grammi di zucchero per litro, e non sulla denominazione di origine. Esiste, ad onor del vero, una sorta di classificazione delle zone risalente alla legge del 1971, che ha subito leggere modifiche nel 1994, che ad oggi ha mostrato la sua più totale inutilità e su cui torneremo a tempo debito. Pare che oggi sia in atto un tentativo di semplificazione: non ci rimane che sperare.

I Tafelwein rappresentano i vini di tavola, i Landwein una sorta di Igt. Vengono poi i QbA (Qualitätswein Bestimmter Anbaugebiete) vini di qualità provenienti da una delle tredici regioni previste. È ammesso per questi vini lo zuccheraggio così come l’aggiunta di Süssreserve, un succo d’uva sterilizzato (mosto non fermentato) la cui origine deve essere la stessa del vino a cui viene aggiunto. Infine i QmP (Qualitätswein Mit Prädikat), vini di qualità confermati dalla menzione (appunto il Prädikat) a cui non può essere aggiunto zucchero; anche se è concesso l’uso di Süssreserve, troverete pochi produttori disposti ad utilizzarlo lasciando che sia l’interruzione della fermentazione al momento giusto a stabilire la naturale dose di zucchero da lasciare in bottiglia.

I QmP si suddividono in base al grado zuccherino partendo dai Kabinett, il primo della scala Oechsle pari a 67-85°. Poi gli Spätlese, che tecnicamente significa vino fatto con uva proveniente da vendemmia tardiva, tenendo presente che la nozione di “tardiva” è sempre relativa alle vendemmie tedesche di solito abbastanza precoci, con un grado Oechsle pari a 76-95°. Vengono gli Auslese, prodotti con uve lasciate sulle viti dopo la vendemmia dello Spätlese, in cui è possibile ravvisare accenni di Edelfäule (muffa nobile) il cui grado Oechsle è di 83-105°.

Il Beerenauslese è prodotto, invece, da uva sovramatura su cui si è sviluppata l’Edelfäule. La normativa vuole che ogni acino venga appassito e selezionato uno per uno, vagliando grappolo per grappolo. Questi vini devono raggiungere un livello Oechsle di 110-128°. Infine i Trockenbeerenauslese (TbA), del tutto attaccati da muffa nobile, con una grado Oechsle di 150-154°. Discorso a parte per gli Eiswein che si ottengono nel momento in cui le uve lasciate sulla vite, affinché vengano attaccate dalla muffa nobile, si ghiacciano per la brina o la neve. La vendemmia ghiacciata ha solitamente luogo molto tardi, quasi mai prima di dicembre e spesso nel gennaio successivo (anche se in etichetta va indicata l’annata precedente). Il suo grado Oechsle deve essere almeno pari a quello di un Beerenauslese e può raggiungere quello di un TbA. I Trocken (la dicitura vorrebbe dire più o meno, secco), invece, sono vini che non devono contenere più di 4 grammi sul litro di zucchero. Si può incontrare (come vedrete dalle note) un Kabinett Trocken piuttosto che un Auslese Trocken, il che vuol dire che ci troveremmo innanzi vini dal grado zuccherino minore, ma dall’alcool effettivo maggiore. Completano il quadro complicato delle denominazioni le Goldkapsel (capsula d’oro) che indicano una selezione particolare dei grappoli con il massimo raggiunto dalla Lange Goldkapsel (lunga capsula d’oro).

n.d.a. come solitamente accade nel nostro eno-laboratorio oltre le sei bottiglie si sono aggiunte tre a sorpresa. A seguire le degustazioni…

Rheingau, Riesling Kabinett Trocken Johannisberg Hölle 2002, Johannishof (grado alcolico 12,5%): Colore oro carico, al naso: tappo. Capita, peccato.

Pfalz, Kallstadter Saumagen Riesling Spätlese Trocken 2001, Koehler Ruprecht (grado alcolico 13%): Dal vigneto Saumagen nella Pfalz (Palatinato) da viti vecchie su terreni gessosi, fermentato in botti di legno ad opera di soli lieviti indigeni si veste d’oro brillante e luminoso. Al naso zaffate di ananas con rimandi esotici, note terrose di tartufo, zafferano e dolce miele. Al palato sconquassante nella sua progressione, nella mineralità sassosa, nella verve citrina con evidenti note di pompelmo. Chiude lungo su una scia sapida.

Mosel-Saar-Ruwer, Riesling Auslese Trocken “S” Eitelsbacher Karthäuserhofberg 2005, Karthäuserhof (grado alcolico 13%): dal vigneto Karthäuserhofberg (19 ettari in monopolio) nel paese di Eitelsbach sulla Ruwer, affluente della Mosella, da terreni di ardesia grigia con striature di minerale ferroso, questo vino si tinge di giallo paglierino limpido e cristallino che mostra ancora riflessi verdolini. La giovane età si evince dal naso dove è netta la predominanza della giovanil freschezza, della acidità citrina, delle note di pompelmo e fiori bianchi che si adagiano su un tappeto di erbe aromatiche e dolci spezie. Al palato l’acidità nerboruta induce ad un evidente salivazione, sentori di agrumi si accompagnano e il vino scivola via in un finale lunghissimo seppure leggermente ed inevitabilmente amaro.

Rheinessen, Niersteiner Petthenthal Riesling Auslese Trocken Selection 1996, Heinrich Braun (grado alcolico 12%): c’è da rimanere spiazzati: alzarsi in piedi per una standing ovation con applausi entusiasmanti o chinando il capo togliersi il capello in un atto di estrema riverenza? A distanza di un anno e mezzo dal primo assaggio lo ritrovo e quasi mi commuovo. Se bere un riesling è sempre piacevole, per questi che sanno essere i vini tra i più longevi al mondo il tempo diventa elemento fondamentale. Dal vigneto Pettenthal in Rheinessen (Renania) questo vino si presenta carico nel colore oro attraversato da brillanti quanto affascinanti rimandi di verde quasi fosse un extravergine d’oliva. Il naso non si stanca mai di tornare al bicchiere per annusarlo e cogliere una nuova sfumatura, non riesco a berlo: preferisco lasciarlo nel calice per tornarci più e più volte. Un orizzonte ampio dove s’avverte la noce moscata, sensazioni aeree e balsamiche di grande respiro di menta, frutta gialla matura, albicocca, ritorni floreali, zafferano, spezie e note minerali. Al palato occupa con baldanzosa opulenza tutto il cavo orale, allargandosi e allargando il palato a dismisura, riempiendolo con voluttà per poi scivolare via in un finale di matrice sapida nonostante l’acidità sia ancora di gran nerbo. Chi ne avesse una bottiglia potrà decidere se concedersi oggi o tra un decennio questo viaggio nell’Eden con ritorno. Da lacrime di gioia.

Mosel-Saar-Ruwer, QbA 2002, Von Schubert (grado alcolico 8%): essendo un QbA è concesso l’utilizzo di zucchero. Al naso è netto e predominante un sentore di nocciola. Al palato è corrispondente, ancora nitida la nocciola con sentori di gomma accompagnata da una sostenuta dolcezza che riempie il centro bocca. Da fine pasto, da bere a secchi.

Rheingau, Riesling Kabinett “G” Johannisberg 2002, Johannishof (grado alcolico 10%): una rivelazione. Produttore che non conosco e che bevo per la prima volta rimanendo piacevolmente sorpreso e colpito. Il colore è inusuale, come il primo campione sfortunato si presenta molto carico nella veste dorata di cui s’abbiglia. Il naso è complesso riuscendo a spaziare dalle note dolci di miele, accenni di muffa nobile, profumi di frutta matura tra cui spicca la banana a sentori di pompelmo, erbe aromatiche molto evidenti e rimandi vegetali. Al palato ha grande spessore, voluminoso, sa imporsi con grande classe per poi andar via facile nella deglutizione, lasciando la bocca pulita grazie all’ottima acidità permettendo che il ritorno di pompelmo ci regali una piacevole sensazione finale.

Pfalz, Kallstadter Saumagen Riesling Spätlese 1992, Koehler Ruprecht (grado alcolico 11%): la matrice terrosa è un marchio di fabbrica. Oro antico carico impreziosito da riflessi luminosi. Minerale a profusione, si succedono frutta bianca matura e fiori bianchi secchi, con un retrolfatto di liquirizia e caramella mou. Al palato corrisponde e si evidenzia la nota di tartufo estivo già percepita al naso; si allunga nel finale asciutto sapido-gessoso. Non c’è nulla da fare: uno dei produttori che preferisco.

Nahe, Monzinger Halenberg Riesling Spätlese 2005, Emrich-Schönleber (grado alcolico 10,5%): ancor giovane questo vino della Nahe, proveniente dal vigneto Halenberg, le cui viti hanno un’età media di 25 anni, fermentato da lieviti indigeni. Il colore, infatti, è un giallo paglierino cadenzato da riflessi dorati. La matrice minerale si evidenzia, ma sono gli agrumi a farla da padrone, con lievi cenni esotici, di frutta gialla e di spezie. Al palato mostra grande eleganza, scivola con classe e il finale è su sentori d’agrumi.

Mosel-Saar-Ruwer Ederner Pralat Riesling Auslese 2005, Weins-Prüm (grado alcolico 7,5%): si chiude in bellezza. Viene considerato da tanti il più buono dei riesling dolci. Il “prelato” è un vigneto relativamente piccolo di 2,2 ettari di composizione minerale di ardesia rossa con perfetta esposizione a sud-ovest che rende i vini provenienti da questo “cru” molto opulenti, caldi, con sentori di frutti esotici. Giallo oro, il naso si sviluppa sulla frutta in varie declinazioni: pesca, albicocca, ananas. Poi miele, erbe aromatiche e spezie a profusione. La matrice minerale qui è di sottofondo. In bocca ha la sua classica signorile eleganza; occupa la bocca e scivola via allo stesso tempo, lasciando il palato pulitissimo e con un retrogusto piacevolmente dolce. Grande annata.

P.S. Voglio personalmente ringraziare Adele Chiagano (http://violamelanzana.blogspot.com/) per i riusciti e non semplici abbinamenti.