Di Mauro Erro
Se la serata è iniziata con me che discutevo con Tommaso Luongo e Michela Guadagno cercando una comune interpretazione su struttura e corpo del vino senza raggiungere un’intesa (mentre altri cercavano su internet di sintonizzarsi sulla partita del Napoli), non poteva proseguire in maniera differente nelle impressioni sul vino. A ciascuno il suo. La conta dei giudizi finali di ciascun partecipante non ha dato un preferito in assoluto, ed ogni vino ha avuto i suoi estimatori, nonostante differenze anche sostanziali. Il che, credo sia molto istruttivo. Tenterò di raccogliere di seguito i vari pareri. Il 2000 era quello che si esprimeva, alla prima “sniffata”, in maniera netta rispetto gli altri, con maggiore intensità (quantitativa, non qualitativa) su note di frutta sur/matura, direi personalmente anche abbastanza cotta, su sentori di confettura di fichi. Non mancavano sfumature di tabacco, cuoio e goudron. Si faceva preferire da alcuni credo proprio per questa sua generosità di frutto che si evidenziava anche al palato. Il 2001, invece, aveva un profilo completamente diverso, leggiadro direi nell’esprimersi, sussurrato, taluni lo hanno paragonato per certi versi al nebbiolo. Mostrava grande eleganza (anche se personalmente, vista l’annata, mi sarei aspettato maggiore decisione) sia al naso che al palato con il passare del tempo: prugna, grafite, sottobosco e tabacco. Buona verve, colore affascinante tendente al granato, si può ipotizzare ancora un’evoluzione nel tempo. 2002, il traditore. Il naso, almeno per quanto mi riguarda, più intrigante tra i quattro, che seppur mostrava inizialmente una leggera riduzione (straccio bagnato), nel tempo aprendosi mano a mano evidenza una certa mineralità (ferrosa o ematica), sentori di piccoli frutti di bosco, sensazioni balsamiche e di spezie, rimandi di tostatura del legno. Il palato purtroppo mostrava dei limiti soprattutto in un tannino verde e una certa scompostezza. Nel tempo si riequilibrava leggermente, e il cibo lo aiutava nella beva. Il 2004 era quello che più evidente esprimeva note floreali (alcuni lo hanno paragonato al Pinot nero Borgognone) e di piccoli frutti di bosco, anche se apriva su note di caramella al caffè e, più evidenti rispetto agli altri, su note boisè e tostate del legno (che in ogni caso già mostra un’ottima integrazione). Continuava su sensazioni di erbe aromatiche e balsamiche. Al palato era il più deciso, mostrava un ottimo apporto acido e una buona mineralità. Ha davanti a sè ancora lunga vita