Di Mariarosaria Russo*, Margherita Rizzuto* e Giuseppe Orefice*
Sembra un viaggio nel tempo quello che si intreccia senza limiti di confine tra le contrade Cancelleria, Santa Cumana, Monache, Cretarossa, Piano Cappelle. Ci siamo “persi” in un beneventano di confine, fatto di natura più che di uomini, di abitazioni dal fascino suggestivamente rurale, dove è bello ritrovarsi anche non volendo. Da cercare è la vigna, non caratteristica del paesaggio, e quando la si trova si è certi di esser giunti all’arrivo: la tenuta Oppida Aminea dei fratelli Muratori nel Sannio. Un venerdì pomeriggio che si prospetta emozionante perché si arriva pronti e carichi per partecipare alla “Caccia al giallo a Oppida Aminea” organizzata da Tenuta Oppida AmineaAzienda Agricola Fratelli Muratori in collaborazione con i delegati Ais di Benevento e di Napoli, Maria Grazia De Luca e Tommaso Luongo. Lasciati gli impegni quotidiani, lasciate le città, si arriva già “leggeri”, è impressionante vedere che il sorriso è arma comune, lo spirito è quello giusto perché nell’aria si respira “l’effetto gioco”, quello serio ma non serioso, quello volto anche ad imparare, essendone protagonisti. Lo sguardo si perde tra le tonalità di verde delle vigne, appena superato l’ingresso della tenuta è difficile stabilire e ritrovare i confini: c’è vigna, vigna e ancora vigna. Vien subito voglia di avvicinarsi alla vite, passeggiare tra i filari, guardare con i tempi dei propri occhi, toccare, gustare la dolcezza delle uve mature pronte ad essere raccolte, scoprire affinità e differenze. E’ sicuramente più chiaro da dove viene il vino, è chiaro il punto di partenza, l’impegno e l’investimento in vigna, il luogo dove si fa la qualità. Uno di quegli esempi in cui la natura si placa e si lascia guidare dalle mani e dalla passione dell’uomo, si rende disponibile ad offrire i frutti migliori. E si parla di vigne perché qui la vite si esprime nelle caratteristiche peculiari di 13 varietà di uve bianche, rigorosamente espressione del territorio, della sua storia e della sua tradizione: autoctono è la parola d’ordine in vigna e strutturato e longevo il vino “giallo” che il progetto prevede di ottenere da essa, ed i presupposti già raccontano che ci si riuscirà. Sono la semplicità, la simpatia, la professionalità, il sorriso del vice presidente Francesco Iacono e di Michela Muratori, assistente direzione commerciale, ad accogliere caldamente tutti all’arrivo, ed è subito chiaro che c’è passione: si vede nella terra e nella vigna, e poi si assaggia gustando un acino, si ascolta nelle parole pronunciate, si tocca, si respira. E’ una sfida impegnativa quella del progetto “Arcipelago: un territorio, un vino” dei fratelli Muratori: vini con dentro l’anima della loro origine, vini ottenuti da vitigni che hanno fatto la storia di quel territorio, vini di terra e di uomini.Il luogo si presta ad essere passeggiato, attraversato, scoperto, davvero ideale per accogliere appassionati del vino. Vien voglia quasi di perdersi tra le vigne, ma allo stesso tempo si rimane in gruppo, quello formato sul posto, eterogeneo (per provenienza, età e storia di vita), per leggere nella vigna le risposte che porteranno al tesoro, e tutti partecipano con le proprie conoscenze pregresse, conquistate soprattutto per il piacere di bere vino, ma anche acquisite al momento sfoderando amplificata l’arma dei propri sensi. Partecipare è come sfogliare un libro aperto che possiede le risposte richieste. Le domande sono redatte dalla Dott.ssa Antonella Monaco, esperta di ampelografia, con la quale poi è piacevole scambiare chiacchiere rimate dai nomi più sconosciuti e non comuni dei vitigni di terra campana. Il segreto del successo dell’evento non può che ritrovarsi nel gioco, strumento eccellente per fare didattica ad ogni età, immersi in una cornice agricola, attraverso la quale è più naturale conoscersi, scambiarsi opinioni: è il gioco che “veicola” emozioni e passioni. La serata continua in Località Eremita nella cantina della tenuta dove grande attenzione si presta ai vini prima raccontati e poi goduti, si degustano i “gialli” ed il passito da conversazione da vigne di Ischia, accompagnati da “coppetiello” di verdure e grigliata di carne. Si convivia mentre si attende il nome dei gruppi vincitori ed il bello è che tutti saranno premiati. Si scambiano chiarimenti, ancora una volta il gioco è il motore per arricchirsi di saperi, e l’attesa culmina con l’assegnazione dei tre premi ai tre gruppi vincitori. La squadra prima classificata, “Catalanesca”, si ritroverà ad Ischia per immergersi ancora una volta in una diversa espressione di vigna di territorio e passeggiar, stavolta per palmenti. Il vero tesoro? Tornare a casa carichi di entusiasmo, arricchiti di saperi, di convivialità, con ancora il gusto del vino pieno, con “leggerezza” pur se arricchiti da uno straordinario contatto umano.
*Sommeliers Ais Napoli