Passione, dedizione, innovazione per una degustazione firmata Mister Falerno

…al telefono con Nicola Trabucco

Racconto di Tonia Credendino* Degustatrice ufficiale Ais Caserta

Sacerdote del bio, agronomo innovativo, enologo puntiglioso, ambasciatore del territorio, Nicola Trabucco, in una sola parola Mister Falerno. E’ Luil’italiano che è riuscito a stregare gli Americani.Il nostro uomo, sostiene agricoltori e imprenditori che s’impegnano nel settore agricolo, che desiderano migliorare i loro prodotti, che intendono introdurrecriteri e metodi biologici.Il suo lavoro consiste nell’analizzare la loro storia, passare in rassegna selettiva le possibilità d’incremento, partire dal punto esatto in cui è stato scavato il primo solco e tracciare un progetto di crescita.

Nicola Trabucco, conferma le mie ricerche- E’ il Falerno a essere protagonista assoluto della sua missione, vino cantato ed esaltato indistintamente da tutti, padre di tutti i vini d’Italia e il primo vino a denominazione di origine dell’Umanità. Lui, il più celebre vino, anche, dell’antichità, era definito da Ovidio “un’epiteto di Dio”, da Orazio “ardente”, e da Marziale “immortale”.Tibullo nei suoi scritti  pregava di avere subito una coppa di Falerno.Plinio testimonia l’esistenza di tre tipi fondamentali di Falerno: uno dolce, uno tenue e uno austero, distinguendo inoltre questo ultimo in sottospecie, in base alle caratteristiche della zona di provenienza (criterio simile a quello che sarà utilizzato secoli dopo in Francia per la distinzione dei “crus”).I veri intenditori di Falerno erano in grado di distinguerne ben tre varietà: la più rinomata era il Faustianum, prodotto sulla media collina corrispondente agli attuali territori del comune di Falciano del Massico; quello di alta collina, il Caucinum; mentre il vino di pianura aveva semplicemente l’appellativo più generico di Falerno.Mi spiega Trabucco, che i terreni differenti ora sciolti, ora di medio impasto, ora piu’ argillosi, rilevati, fanno di quel triangolo di terra un territorio unico e particolarmente vocato alla coltivazione della vite e alla produzione del Falerno. E’ questo “l’Ager Falernus”; oggi ancora identificabile con il triangolo di terra esposto a Sud, compreso tra Carinola, Capua e il Massico fino all’antica Sinuessa, l’odierna Mondragone.“In assenza di un significativo intervento dell’uomo nella vinificazione del vino, fondata, all’epoca, su una serie di pratiche poco più che empiriche – ha sottolineato ancora Trabucco – è il microclima, a fare la differenza”. Un concetto che i francesi hanno fatto proprio molti secoli dopo coniando la parola “terroir”. Al centro del dibattito vitivinicolo lo studio delle diverse zone allo scopo di individuare e delimitare gli ambienti più adatti per le produzioni di qualità e, soprattutto, comprendere i meccanismi ambientali che conferiscono alle uve i principali caratteri di biodiversità e pregio enologico. Mi spiega Trabucco confessandomi la sua filosofia: “Io prendo il vino per mano e lo accompagno fino alla bottiglia non lo convinco di fare cose d’altri, mi limito a esaltare le peculiarità del territorio.“Diverse cantine da seguire ma mai omologazione. E’ l’uomo che riesce a scovare l’amina di ognuna di esse senza mai tradirne e trasformarne l’essenza.

Parola d’ordine: Territorio

Password: Zonazione

Un gusto di regalare vino … vino che parla del suo territorio evitando che possa perdere la propria identità che nasce e trova il suo essere proprio nel legame con il suo luogo d’origine. L’importanza del sodalizio zona-territorio è la chiave di volta della filosofia di Trabucco. Continuiamo la nostra chiacchierata, e nell’ascoltarlo colgo il segno di una personalità che fa seguire le sue orme sino in vigna. La vera notizia per la quale Trabucco mi svela alcune anticipazioni è il ritrovamento del fossile di vite romana, e più correttamente, di una struttura romana d’impianto disposta in maniera ortogonale. L’analisi suggerisce l’impiego già all’epoca di una tecnica utilizzata ancora oggi. La scoperta, fatta dopo i lavori di sbancamento per la costruzione della strada Panoramica del piccolo borgo di Falciano del Massico, ha permesso di individuare una serie di sulci (filari), in cui dovevano essere sistemate le viti per la produzione del vino. All’interno dei solchi, al momento della scoperta, furono rinvenuti esclusivamente frammenti di ceramica fine di produzione africana, tipica del mondo imperiale romana. Poi negli ultimi tempi le analisi polliniche sul fossile hanno fornito risposte adeguate e possiamo affermare che apparteneva a un vigneto di falerno il fossile rinvenuto nell’area del Massico. Nicola Trabucco, insieme al professor Luigi Moio e all’archeologo Luigi Crimaco persegue, l’obiettivo di mettere un punto fermo sugli studi e la divulgazione di una delle aree più importanti nella diffusione della vite nel Mediterraneo, “l’Ager Falernum”.A oggi, mi confessa Nicola Trabucco, senza dubbio l’area per eccellenza del Massico è quella del versante sud- est con pendici morbide, adatte a terrazzare e impiantare, ma la vera scoperta è il versante sud- ovest (zona Piedimonte verso Cellole) con pendici molto ripide invase dalla boscaglia che custodisce un sito di epoca romana dove sono state ritrovate delle piccole piante di vite durante le recenti opere di livellamento e bonifica ad opera di un grosso investitore. La conversazione si fa sempre più emozionante e Trabucco mi svela la parte più speciale di sé, il suo essere anche, produttore per caso (non arriva lo scooter Piaggio ordinato e decide di girare i soldi nella storica cantina di famiglia) grazie alla fattiva collaborazione della moglie Maria e all’esuberanza e grande voglia di imparare del figlio Danilo. Il 2003 scandisce il tempo dell’entrata dell’azienda vitivinicola all’interno del grande circuito dell’enologia nazionale e internazionale con in mente un solo obiettivo e un’unica filosofia di fondo: fare ottimi vini che possano essere bevuti e apprezzati in tutto il mondo.Le orme le lascia in vigna quest’uomo, mentre in cantina celebra e firma “Rapicano”, omaggio agli irriducibili braccianti ed “Errè” sono le formichine rosse,“10 marzo”, data di nascita del figlio. Non solum un Nome, una filosofia , un “titolo” di prestigio e riconoscimento, un rispetto ossequioso di ciò che il territorio è disposto a dare e una passione innata per migliorare ciò che da quel territorio nasce anno dopo anno, vendemmia dopo vendemmia..sed etiam innumerevoli soddisfazioni conquistate. A Las Vegas, conduce un percorso di divulgazione della storia vitivinicola campana e di valorizzazione del territorio del Massico affiancato dalla distribuzione selezionata del “Falerno” (negli ultimi dodici mesi 5 volte è volato in America)… proprio lì dove il suo “Rapicano” è presente in tutti i casinò più importanti .Insomma:”come far passare un cammello nella cruna d’un ago? “ domandava in maniera provocatoria Gesù ai suoi discepoli, bis in idem come poter raccontare in poche gocce un Nome cosi grande come quello di Nicola Trabucco?! Non basterebbero righe bianche a sazietà ma sicuramente saprà dettarci lui quelle migliori onorandoci della sua presenza al nostro prossimo evento proprio su quella “creatura” che lui tanto alleva e sa allevare chiamata Falerno.

Giovan Battista Marino nel suo: ”E’ del poeta il fin il Meraviglia” lanciava il suo invito a sorprendere… noi potremmo dire in sua presenza: ” E’ del produttor (di vin0) il fin la Meraviglia” come certezza di una continua e dimostrata Sorpresa .

Vi aspetto il 19 ottobre per tracciare insieme una nuova mappa del Falerno del Massico. Bottiglie selezionate, per una degustazione che potrà raccontare,emozionare, toccare le corde della memoria e della fantasia.

Falerno in degustazione:

Saulo (Aglianico e Piedirosso)- Bianchini Rossetti: Casale di Carinola

Rapicano (Aglianico e Piedirosso) – Trabucco Carinola frazione Santa Croce

Tuoro (Aglianico e Piedirosso) – Azienda Agricola Volpara di Passaretti Antonio Sessa Aurunca

Don Gennaro (Aglianico e Piedirosso )- Capizzi Gennaro Sessa Aurunca

Campierti (Primitivo in purezza)- Zannini Carlo Falciano del Massico

La Pera (Primitivo)- Brunigli Galco Sessa Aurunca