Di Mimmo Gagliardi

Era da tempo che volevo far visita alla famiglia Di Meo dell’Azienda Agricola La Sibilla di Bacoli e quale migliore occasione se non San Martino in Cantina?

Infatti La Sibilla era indicata come una delle mete che organizzavano eventi per la ricorrenza novembrina pubblicizzati dal Movimento Turismo del Vino.

E allora colgo al volo l’occasione, due piccioni con una fava…la visita a una delle vigne più suggestive e panoramiche dei Campi Flegrei e la merenda con tutte le cose buone preparate dalle donne di casa.

Il programma diffuso su internet riporta che alle 10 ci si incontra in cantina per la visita all’Azienda, alle 12 presso la Casina Vanvitelliana del Fusaro c’è una rappresentazione tratta da “Lo Cunto De Li Cunti” poema barocco del Cavalier Giambattista Basile in lingua napoletana, e poi a seguire alle 13,30 si fa ritorno in Azienda per la “Marenna con la famiglia Di Meo”.

Sono emozionato quando alle 10 varco la soglia del cancello dell’Azienda tenendo per mano le mie due bimbe.

Oggi è una splendida giornata di sole e i 16 gradi di temperatura fanno ben sperare per il prosieguo. Sotto il sole autunnale, ma finto-primaverile, i profumi degli orti e degli agrumeti ai lati del viale sono avvolgenti.

Arrivo in cantina e mi presento ai simpaticissimi e disponibilissimi Restituta Somma e Luigi Di Meo, che insieme ai figli Vincenzo, Salvatore e Mattia stavano ricevendo altri ospiti giunti poco prima.

In cucina, da cui provengono profumi invitanti, scorgo un’ombra e l’istinto mi dice che è una presenza rassicurante….vedremo poi di chi si tratta, ora si parte per la visita.

Insieme a un gruppo di altre quattro persone e con Luigi partiamo alla volta delle vigne.

Salendo attraversando il suggestivo pergolato completamente ricoperto da vecchie viti, Luigi ci illustra le caratteristiche dei filari situati ai lati del corridoio che si inerpica sulla cima della collina.

Sfilano per noi Marsigliese, Falanghina e Piedirosso e ogni tanto ci si ferma per raccogliere qualche grappolo residuo della recente vendemmia, che ci affrettiamo ad annusare e poi mangiare. Le bambine mi confessano che sono contentissime di poter mangiare l’uva da cui si fa il vino e direttamente dalle piante e Luigi prontamente gli raccoglie i fichi novembrini della vendemmia, non molto dolci come quelli estivi ma ugualmente buoni.

Giunti alla fine del sentiero arriviamo al limite della proprietà dell’Azienda, coincindente con la strada sovrastante che si chiama Via Bellavista. Infatti basta voltarsi per capire il perchè di quel nome. Una vista mozzafiato verso est che abbraccia Monte di Procida, il lago del Fusaro e la collina dietro la quale c’è Baia.

Risaliamo Via Bellavista per circa 500 metri, per poi entrare in un cancello sulla sinistra e scalare ancora la collina fino raggiungere i vigneti che la famiglia Di Meo sta curando nella zona immediatamente a ridosso del Parco dei Campi Flegrei.

Mentre attraversiamo le vigne Luigi ci confessa quanto lavoro occorre per tenere pulito, compatto e stabile il molle terreno della collina. Il mio occhio tecnico intuisce la morfologia del suolo e il tipo di terreno molto sciolto, fondamentalmente sabbioso (ovviamente) e comprendo perfettamente cosa vuole dire Luigi. Molto probabilmente senza di lui e gli altri agricoltori, la collina a quest’ora sarebbe già scivolata giù a valle fino al lago del Fusaro.

Abbandono questi pensieri appena ai miei occhi appare lo spettacolo dei Fondi di Baia con  il Castello aragonese che li sovrasta e il panorama di Pozzuoli, Napoli e la penisola sorrentina sullo sfondo.

E’ quasi mezzogiorno, la temperatura ha raggiunto 24 gradi e decido che è ora di passare alla t-shirt. Entriamo nel Parco dei Campi Flegrei dove si trovano le rovine della villa attribuita a Giulio Cesare e ci lasciamo incantare ancora una volta dalla vista sui due mari, quello del golfo di Pozzuoli e quello del canale di Ischia. Splendida è la visuale sugli scavi delle Terme di Baia.

E’ strabiliante come qui intorno, un pò dovunque in questi terreni, sia possibile trovare testimonianze di epoca romana.

Ogni muro contiene parti di vecchia muratura a conci romboidali

Le case sono state costruite su vecchi tessuti murari romani.

Ora ci tocca ridiscendere per visitare la cantina storica di casa Di Meo. Raggiungiamo il vecchio casolare e Luigi scompare e in un attimo riappare recando in mano una chiave di ferro antica, pesante circa due chili e lunga quasi quaranta centimetri: la chiave della cantina!

Una volta aperta la porta l’aria fresca e terrosa dell’antro e la curiosità, ci attirano dentro.

La costruzione è in parte di epoca romana, con una ampia volta a botte. Su di un lato le moderne e nuove barrique di legno francesi fanno bella mostra mentre custodiscono il vino che si sta affinando e dall’altro lato c’è uno scaffale pieno della collezione di vini della casa.

Luigi ci tiene a farci ripercorrere con lui alcune tappe della storia dell’Azienda mostrandoci i campioni perlevati annualmente all’epoca della richiesta di riconoscimento della D.O.C.

Comprendiamo la soddisfazione e la gioia che traspare dalle sue espressioni e dalle sue parole e cerco di immaginare, per quanto mi è possibile, quanta fatica ci è voluta per arrivare a tutto ciò. Ritorniamo in Azienda anche perchè alcuni di noi sono attesi alla rappresentazione presso la casina Vanvitelliana sul lago del Fusaro.

Io salto l’appuntamento sul lago poichè lo spettacolo non è molto adatto alle bimbe, essendo totalmente in lingua napoletana antica e quindi approfitto per curiosare in giro e fare quattro chiacchiere con Restituta e Luigi.

L’azienda è molto cresciuta nel corso degli anni grazie al loro impegno ed al loro calore, oggi La Sibilla organizza anche fattorie didattiche in collaborazione con numerose scuole

Mentre ci conosciamo meglio e chiacchieriamo, organizziamo una bella degustazione di Falanghina e Pedirosa, rosato di Piedirosso.

Naturalmente, appena mi viene data la possibilità, scappo in cucina per soddisfare la mia curiosità e trovo la nonna intenta a cucinare tante bontà. Era lei l’ombra che avevo scorto prima e che sentivo essere rassicurante: avevo ragione!

Le bimbe prendono confidenza con la campagna e scompaiono per un’ora scorazzando tra polli, conigli, piante, fiori e ortaggi. I vicini di casa dei Di Meo, quasi tutti parenti, gli hanno mostrato i frutti della terra e gli hanno spiegato come crescono finocchi, insalate e zucche.

Mentre prepariamo la tavola per la Marenna, noto i piatti in ceramica vietrese personalizzati con il logo dell’Azienda e abbiamo appena finito quando arrivano i reduci dalla rappresentazione che si seggono affamati.

La prima portata è una bella insalata mista fatta con scarola riccia, rucola, olive, pomodorini del piennolo flegreo (di colore giallo), melanzane e zucchine sott’olio, alici salate, tutto rigorosamente ed artigianalmente fatto in casa. Con l’insalata ci viene portato un piatto di affettati di maiale, anch’essi di provenienza casalinga.

La Falanghina e il “Pedirosa” si adeguano entrambi bene ai due piatti e li accompagnano gradevolmente con le loro note sapide e tipicamente flegree.

Poi tocca alla zuppa di cicerchie fatta dalla nonna ed è l’apoteosi….soffritto di guanciale con cipolle, carote e aromi dell’orto che si uniscono alle cicerchie cotte per quasi due ore, su letto di crostini di pane casareccio. Provo sia la falanghina “Cruna del Lago” che  il Piedirosso con le cicerchie e il risultato è buono in ambedue i casi.

Dopo le cicerchie arrivano a tavola i bocconcini di pollo della casa con la pancetta di maiale.

Insieme ai bocconcini arriva la pizzella tipica bacolese, giunta fino a noi direttamente dall’antica tradizione contadina e fatta con pasta e farina di mais con uova e uva passita. E’ un’autentica goduria.

Con la pizzella arrivano una pizza di salsicce e friarielli e una pizza di scarole con noci.

Il Piedirosso e il Marsiliano (da uve marsigliese), ottimi prodotti dell’Azienda, bene si abbinano a queste  preparazioni di Tina e della mamma.

A fine pasto ci toccano i biscotti dolci al vino accompagnati dal Passio, passito di falanghina.

A tavola con noi siedono anche due reporters americani, giunti apposta dagli Stati Uniti per testimoniare dove viene prodotto il vino che viene consumato negli States e, tra i tanti produttori che esportano aldilà dell’oceano, oggi è toccato a Luigi Di Meo e alla sua famiglia essere intervistati.

Luigi ci confessa che è casuale che i due giornalisti si siano ritrovati proprio nel giorno dell’evento di San Martino in Cantina, ma è contento che abbiamo respirato l’aria genuina dei campi flegrei ed abbiamo potuto comprendere, anche attraverso ciò che hanno mangiato e dall’atmosfera che si è creata, l’affetto dei bacolesi verso la loro terra ed il rispetto verso le antiche tradizioni. Mi trovo pienamente in accordo con lui ed infatti, mentre me ne sto per tornare a casa con il mio fagotto di vino, gli confermo che oggi per me è stata una giornata bellissima, ricca di piacevoli conferme e di nuove sensazionali scoperte, ma, principalmente, è stata molto importante dal punto di vista formativo delle mie bimbe.

Recupero le mie piccole che non hanno smesso un istante di godersi la libertà e l’aria pura della campagna e rivolgo un cenno di saluto alla famiglia Di Meo che, al completo, si concede ai flash dei giornalisti per una foto ricordo. Li immortalo anche io e nei loro sguardi si legge la soddisfazione e la fierezza di chi è riuscito a costruire qualcosa con il proprio sudore e mantenendosi integro e incontaminato.

Ringrazio Tina e Luigi, i loro genitori (la mamma di Tina è un mito, insegna il ricamo in una scuola a Napoli) ed i loro splendidi figli, gente vera, gente sana, punti fermi da cui non allontanarsi mai.

Esorto tutti voi che leggete ad andare a visitare l’Azienda Agricola La Sibilla di Bacoli, portateci i vostri figli e godetevi uno spruzzo di umanità in quell’angolo di paradiso che sono i Campi Flegrei.

Azienda Agricola La Sibilla

Via Ottaviano Augusto, 19

80070 – Bacoli (NA)

0818688778

info@sibillavini.it

www.sibillavini.it

Piccolo epilogo:

Mentre guido verso casa e le bimbe dormono esauste, ridacchio tra me e me, perchè ho pensato che trovandomi li, potevo rivolgere anche a loro le mie cinque domande nel bicchiere…….invece non l’ho fatto dandomi intenzionalmente l’occasione di poter ritornare a trovarli. Sono un genio!