selvaDi Marta Cattaneo

Un marchio dedicato ai vini delle vigne metropolitane di Napoli”, con questa proposta Tommaso Luongo, delegato dell’Ais Napoli ha aperto ieri la prima edizione del Festival delle Vigne Metropolitane. “Si tratta di vini inconfondibili – spiega – prodotti da vigneron che difendono un territorio unico al mondo. Vini per i quali chiediamo il marchio DON, ossia a Denominazione di Origine Napoletana. Un marchio originale per difendere un prodotto che connota una identità forte che va oltre le classiche logiche di mercato”.
Ieri, a Selva Lacandona, presso il fondo rustico Amato Lamberti di Chiaiano, bene sottratto alla malavita organizzata ed assegnato alla cooperativa sociale (R)Esistenza, si è parlato proprio di viticoltura cittadina mettendo a confronto le esperienze della vigna storica di San Martino, del vigneto di Salita Scudillo e di quello di Selva Lacandona.
Selva Lacandona è la casa di tutti i napoletani – ha dichiarato Ciro Corona, presidente dell’associazione (R)Esistenza – i nostri cancelli sono sempre aperti, qui camorra e malapolitica hanno perso. Da oggi inizia una rete a Napoli che sposa i prodotti dei beni confiscati. Qui noi offriamo opportunità e riscatto e lo facciamo attraverso la terra e i suoi prodotti”.
Questo tipo di iniziative ha successo nella misura in cui non rimanga un annuncio episodico, ma diventi strutturalmente un valore aggiunto per la città”, spiega Raffaele Beato dell’Università degli Studi di Salerno.
Io credo – aggiunge – che il Comune di Napoli, che ha dimostrato particolare attenzione al progetto, abbia il dovere di spalleggiare e seguire l’Associazione Italiana Sommelier nel percorso virtuoso di valorizzazione di questo immenso patrimonio”.
I numeri, d’altronde, parlano chiaro. “Stiamo parlando di 262mila bottiglie prodotte e 27 aziende di cui 26 iscritte all’albo dei produttori italiani. Non è, quindi, una passeggiata turistica per le campagne di Napoli, ma è un elemento di interesse storico, di interesse culturale e di grande suscettibilità di crescita da un punto di vista economico”, ha poi concluso Beato.
Parla di realtà in crescita anche Marina Alaimo, che ha moderato il dibattito.
I vignaioli di Napoli sono vignaioli di resistenza – spiega – perché le difficoltà di praticare agricoltura in un contesto urbano sono molteplici, vanno aiutati, anche se questa realtà ha registrato un incremento del 4% negli ultimi 6 anni, soprattutto nell’area degli Astroni. Erano anni che si parlava di un festival delle vigne metropolitane, ci voleva una organizzazione consolidata per valorizzare questa risorsa unica in città”. “D’altra parte – ha aggiunto – Napoli sa essere unica in tutti i suoi aspetti. Mi ha fatto piacere anche che si partisse da Selva Lacandona, dove il bene ha vinto sul male e lo ha fatto attraverso la viticoltura”.
L’auspicio è quello di stappare sempre più bottiglie che vengano dalle vigne cittadine, ossia falanghina e piedirosso, e che i cittadini acquisiscano consapevolezza di questo valore e di questa realtà unica”, conclude la Alaimo.
Parla di “esperienza e di educazione alla terraVincenzo Dina dell’Associazione Piedi per la Terra e rappresentante di Vigna San Martino di Peppe Morra. Una delle vigne più suggestive di Napoli, visibile da tutta la città. Una vigna dove è possibile “sperimentare la conoscenza in ambito agricolo e nell’ambito delle tradizioni culturali che legano l’uomo alla terra” spiega Dima. “Esperienze – aggiunge – che servono a rispolverare il legame tra uomo e terra, dove entrare in contatto con il ciclo della terra attraverso la vendemmia e attraverso il valore storico, scientifico, culturale e simbolico del vino”.
Singolare l’esperienza del vigneto dello Scudillo, realizzato su terreni dell’azienda Acqua Bene Comune.
L’azienda Abc – spiega Davide Romanelli – aveva una esigenza molto tecnica e molto specifica ossia salvaguardare i terreni che si trovavano sopra tre serbatoi cittadini: quello dello Scudillo, quello del Vomero e quello di Chiaiano. Lo ha fatto grazie ad una convenzione di ricerca sperimentale con la facoltà di Agraria della Federico II abbiamo progettato due vigneti al di sopra dello Scudillo e del Vomero e un frutteto nella zona di Chiaiano“.
Questo è un chiaro esempio di come a Napoli si trasforma l’acqua in vino”, ha dichiarato Enrico Panini, assessore al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Napoli che ha poi assicurato che il Comune di Napoli sarà partner di altre iniziative a tutela del patrimonio enologico cittadino. “State certi che il progetto andrà avanti e che il Comune sarà in prima linea in tutte le iniziative da mettere in campo per la tutela e la promozione delle nostre vigne. Non vi libererete di me”, ha scherzato.