Di Maria Grazia Narciso

Conosco un posto dove il mare è il mare.

Conosco un posto dove la gentilezza è autentica.

Conosco un posto dove l’imperativo è far stare bene il cliente ma anche i dipendenti e io ci credo perché me lo hanno detto loro.

Qui si sorride, il tempo scorre lento e tu non te ne vuoi andare. E quando ci andrete, perché ci andrete sennò è peccato per voi, non ordinate dal “Non menù” che non vuole essere chiamato menù ma chiedete di Alessandro Costigliola. A voi ci penserà lui, con quella che ama definire una esperienza da aMare e, vi assicuro, l’amerete, … l’esperienza e lui.

La stagionalità detta l’agenda, la materia prima i piatti del giorno perché in questa Osteria di Mare si mangia ciò che il mare offre, preparato e servito con garbo e competenza. Una esperienza antica e profonda che Alessandro ha maturato nel corso del suo iter professionale, al culmine del quale ha deciso di dare vita alla sua creatura: Aguglia, Osteria di Mare, a Bacoli. Segnare in rubrica.

Quann’a luna è tunna, tanno ‘e rancefellune songo chiene”. Starai un bel po’ a sentire il patron raccontare storie di mare. Il  granchio fellone, detto così, chissà?, per la sua indomita resistenza, abita i nostri mari e vive tra gli anfratti rocciosi fino a 10 m di profondità. Difficile da pescare non è così comune nei menù ma assolutamente da non perdere se la giornata è quella giusta. E oggi è quella giusta perché Chef Francesco Fevola, 25 anni all’anagrafe, dal piatto diresti molti di più,  si supera con le sue Fresine al granchio fellone.

Ma prima dei primi, Don’t call me Antipasto e il Sushi quasi Flegreo, (condivido amenamente la definizione con Laura Gambacorta, Ufficio stampa di Aguglia) si erano presi la scena, avocando a sé gusto e bellezza, senza oscurare tuttavia il Patè di cozze  “understated “ sulla tavola a stuzzicare vista e voglia assieme al più coreografico Crudo di seppie riposato in olio extravergine Masturzo con vellutata di ceci, rosmarino, zeste di limone e sale Maldon.

E a proposito di voglia, il crudo seduce con la freschezza e l’assortimento: ostriche francesi (Gillardeau, Special Cadoret, Fine de Binic), ostriche imperiali locali, carnummole (altrimenti dette  limoni di mare), scampi reali, tartufi di mare e cannolicchi, mentre i ricci sono riservati  agli spaghetti per il secondo primo piatto. I crudi sono affidati alle mani e alle lame di Giovanni Carannante, il creativo artefice del sushi a base di Carpaccio di tonno, Carpaccio di cefalo cerino, Rolls con Philadelphia, friarielli, scamorza e cefalo cerino ricoperto di tarallo sgretolato, Rolls con Philadelphia, avocado, peperoni locali con copertura di tonno e salsa teriaki.

Tornando all’antipasto ho trascurato di dire, ma mi rifaccio subito, che è in continuo divenire, è la portata nella quale si esprime tutta la ricerca e la sperimentazione della brigata. Non sarà mai uguale a sé stesso e quindi, neanche a dirlo, “Carpe diem!” Oggi Pancetta di tonno con crema di patate e chips di grana, Lampuga e friarielli,  Polpo fritto e maionese al limone, Seppia scottata con broccoli,  Gamberi alle mandorle, Gelato di baccalà con crema alla zucca,  Polipetti in cassuola, Mini bun al nero di seppia con hamburger di tonno, scamorza fritta, friarielli e crema di papaccelle.

Il Wine-pairing mi piace assai: Metodo Classico Brut Corte dei Roberto, 24 mesi sur lies, a base di Fiano, Greco e Piedirosso e la Falanghina Campi Flegrei Doc “Cruna DeLago”, storico Cru della cantina flegrea  La Sibilla. Non male eh?

Non erano necessari il dessert, il Tiramisud con ricotta di bufala campana e la Scomposta di millefoglie con crema di mandarini flegrei né il Junimperium finale per farci sentire il calore dei nostri ospiti. Alla nostro comfort ha pensato Mario Augurio, gentile ed impeccabile in sala, attento ad ogni nostro desiderata.

Conosco un posto e da quando lo conosco non vedo l’ora di tornare.

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