Di Adele Munaretto

Cara Nicoletta mi piacerebbe che questa tra di noi fosse una chiacchierata, sono sicura che hai fatto tante interviste in qualità di Presidente ma vorrei che questa parlasse di te in quanto Nicoletta Gargiulo.

Vorrei conoscere la tua storia, dalla formazione al percorso per diventare il Miglior Sommelier AIS d’Italia e come si diventa Presidente fino al Consiglio Nazionale.

Nel 2000 avevo venticinque anni, vivevo a Massa Lubrense ed ero accompagnatrice turistica, di tanto in tanto collaboravo con un albergo in zona per fare la mescita dei vini e a fronte di tanto lavoro nella stagione estiva di inverno “mi annoiavo tremendamente

In una stagione fredda un gruppo di amici decisero di iscriversi ad un corso di sommelier e io, incuriosita ma astemia, li accompagnai alla prima lezione.

Il direttore del corso quella sera mi propose di assistere alla lezione, c’è stata una seconda, poi una terza e via fino alla fine dei tre livelli.

 

So che hai avuto una carriera di studentessa brillante…

Già allora vi erano gli esami di primo livello ma con la differenza che esisteva una scheda di valutazione che veniva chiamata “giallone”, in cui il relatore di turno riportava il proprio parere sui corsisti. Nel mio caso l’esaminatore fece una segnalazione in quanto risultai meritevole e mi spronò a continuare gli studi poiché particolarmente dotata. L’esame del terzo anno successivamente fu un ricordo bellissimo con la mitica Claudia Sabrina Ferrero che purtroppo non c’è più, che mi fermò durante le prove quando arrivai a 99 centesimi. Mi disse che non mi avrebbe fatto fare la prova di servizio poiché mai nella sua carriera aveva dato 100 punti.

Dopo quest’esame gradualmente ho lasciato l’agenzia di viaggi e mi sono inserita in questo mondo in maniera naturale; a quel punto decisi di lavorare in strutture più importanti e con cantine di spessore, e inizio a mandare il curriculum in giro e tra questi c’era anche il Don Alfonso di Sant’Agata sui due Golfi  che mi assunse per un winebar a Positano. Accade che però ci furono dei ritardi nell’apertura di questo locale e nel periodo di Pasqua mi chiesero invece di aiutarli al ristorante… dopodiché non mi hanno più lasciato, sono rimasta per diverse stagioni, in cui facevo turni di 13 ore, con ritmi incalzanti e stressanti, ma il lavoro era affascinante e tantissima l’esperienza accumulata. “Nonostante la fatica ed i sacrifici mi era chiaro che quella era la mia strada”

 

Sei stata davvero coraggiosa a proporti ad una struttura già ad altissimi livelli!

Parliamo di un livello di ristorazione in cui non si può mai sbagliare, una cantina impegnativa con 2500 etichette e 25.000 bottiglie, con clienti molto esigenti e livelli di stress elevati: sono partita da assistente sommelier, ovviamente, ma sono stati loro i coniugi Iaccarino i veri coraggiosi a credere in me. Con il sommelier Maurizio Cerio, il mio faro e la guida personale con cui ho cominciato a muovere i primi passi insieme ad Alfonso e Livia Iaccarino, veterani della sommellerie e tesserati AIS da tantissimi anni. Sono rimasta con loro dal 2003 al 2006. “Sai poi nel 2007 mi sono fidanzata con il mio futuro marito” e insieme decidemmo di fare un’esperienza da soli a Gragnano, Casa Scola; nel 2008 invece sono stata responsabile di brigata al Relais Blu di Massa Lubrense, una piccola pausa con la nascita di mio figlio Antonio e poi dal 2012 riprendo a ritmi serratissimi all’Hotel Angiolieri di Vico Equense come secondo maître e sommelier, poi l’Excelsior Vittoria di Sorrento al ristorante Terrazza Bosquet dove arriva  la prima stella. Dal 2017 fino a oggi sempre con mio marito a Le Agavi di Positano come io come restaurant manager e lui, Luigi Tramontano executive chef

Adesso nel mio lavoro ho la responsabilità della brigata allargata, oggi mi affianco ai sommelier e fornisco la mia guida, seguo i professionisti nella sistemazione della cantina della sala.

 

Nicoletta adesso parlami dei concorsi che hai affrontato.

Ma sai, io ero sommelier professionista e all’epoca era molto sentita l’esigenza dei professionisti che lavoravano in stellati di partecipare a concorsi; i sacrifici fatti a quei livelli poi meritano qualche gratificazione in più!

 

Però non è da tutti fare questa scelta è una scelta coraggiosa vuol dire mettersi in gioco

Sì Adele, effettivamente è come dici tu, potevo rimanermene tranquillamente a casa però io ho sempre avuto questo pallino dello studio allargato e dell’approfondimento. Avevo accumulato negli anni tante conoscenze e un certo punto mi sono detta: “Perché no, proviamoci!”

Nel 2005 sono stata punta sul vivo da Roberto Gardini perché al termine di una finale mi disse: “Guarda cosa significa studiare per diventare sommelier, tu non lo sei abbastanza per vincere”

La palestra concorsi è stata una svolta per la Campania, nelle regioni del Nord esisteva già e da lì venivano tutti i vincitori, la possibilità di avere una preparazione specifica AIS mi ha permesso di arrivare alla finale di Trieste affiancata proprio da Roberto Gardini ed esattamente un anno dopo quella frase vinsi il concorso Miglior Sommelier d’Italia.

 

Raccontami…

Ero unica donna su 16 finalisti, fu un concorso particolare, allestito al Teatro di Trieste, ripreso da SKY e presentato da Elenoire Casalegno, fu l’unico concorso realizzato con i canoni televisivi. La mia fortuna è stata che nel sorteggio capitai per prima, fui microfonata e catapultata subito sul palco. All’inizio a occhi chiusi. poi mi feci coraggio e  trovai il modo di concentrarmi e ne sono uscita vincitrice. Oggi Nicola Bonera e Cristiano Cini, all’epoca miei rivali al concorso, sono colleghi nel direttivo Nazionale e insieme  scherziamo su quei momenti e non perdiamo occasione per ricordare quell’atmosfera.

 

Parliamo adesso della carriera nell’AIS come sei arrivata a diventare presidente?

Quella è stata una visione di Antonio Del Franco, all’epoca i presidenti erano solo professionisti. Del Franco ipotizzò che poiché ero reduce dal successo del concorso avrei potuto avere una riconoscibilità immediata e questo avrebbe portato voti. Non fu semplice perché contro di me avevo candidati validi ma comunque sono riuscita a vincere. Quando sono diventata Presidente, dopo un breve passaggio da Delegato della Penisola sorrentina, c’era mio figlio che compiva 10 mesi, e non fu proprio una passeggiata: sono stata eletta a giugno 2010, pensavo fosse un progetto folle, ma è durato 12 anni, ho mantenuto la presidenza e nel frattempo sono riuscita a non lasciare la mia carriera nel ristorante.

E adesso il nazionale…

La scorsa stagione nasceva la cordata “Tutti a bordo”, a giugno 2022 ci sono state le elezioni e dal numero elevatissimo di voti tutti si aspettavano da me che facessi il Presidente o il Vicepresidente. In realtà è per un altro progetto che sono arrivata qui, ho sempre detto che in AIS volevo occuparmi di formazione dei professionisti perché questo è quello che so fare.

Sarò responsabile di una sezione dell’area didattica dedicata alla formazione proprio  dei professionisti. Il mio percorso sti sta compiendo, e per me significa percorrere tutta la parabola della crescita professionale e arrivare all’apice di quello per cui ho lavorato duramente.